XIX LEGISLATURA
TESTO AGGIORNATO AL 24 GENNAIO 2025
COMUNICAZIONI
Missioni valevoli
nella seduta del 22 gennaio 2025.
Albano, Amendola, Ascani, Bagnai, Baldino, Barbagallo, Barelli, Bellucci, Benvenuto, Bignami, Bisa, Bitonci, Braga, Brambilla, Caiata, Calderone, Carloni, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cesa, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Sergio Costa, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Ferrante, Ferro, Formentini, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Lacarra, Leo, Lollobrigida, Lucaselli, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Onori, Osnato, Nazario Pagano, Patriarca, Pellegrini, Pichetto Fratin, Pittalis, Polidori, Prisco, Rampelli, Marianna Ricciardi, Richetti, Rixi, Rizzetto, Roccella, Romano, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Stefani, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zaratti, Zoffili, Zucconi.
(Alla ripresa pomeridiana della seduta).
Albano, Amendola, Ascani, Bagnai, Baldino, Barbagallo, Barelli, Bellucci, Benvenuto, Bignami, Bisa, Bitonci, Braga, Brambilla, Caiata, Calderone, Carloni, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cesa, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Sergio Costa, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Ferrante, Ferro, Formentini, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Lacarra, Leo, Lollobrigida, Lucaselli, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Onori, Osnato, Nazario Pagano, Patriarca, Pellegrini, Pichetto Fratin, Pittalis, Polidori, Prisco, Rampelli, Marianna Ricciardi, Riccardo Ricciardi, Richetti, Rixi, Rizzetto, Roccella, Romano, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Siracusano, Sportiello, Stefani, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zaratti, Zoffili, Zucconi.
Annunzio di proposte di legge.
In data 21 gennaio 2025 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa dei deputati:
LAI ed altri: «Modifica all'articolo 3 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di debito pubblico, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 2003, n. 398, nonché disposizioni concernenti l'istituzione di una piattaforma informatica per il collocamento diretto dei titoli del debito pubblico» (2205).
Sarà stampata e distribuita.
Adesione di deputati a proposte di legge.
La proposta di legge FRIJIA ed altri: «Disposizioni in materia di portualità turistica» (1986) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Cangiano.
Trasmissione dal Senato.
In data 22 gennaio 2025 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge:
S. 1335. – «Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 200, recante disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina» (approvato dal Senato) (2206).
Sarà stampato e distribuito.
Assegnazione di progetti di legge
a Commissioni in sede referente.
A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
VIII Commissione (Ambiente):
FENU ed altri: «Modifica all'articolo 4 della legge 21 novembre 2000, n. 353, in materia di incendi boschivi, concernente l'individuazione di aree sottoposte a divieto di installazione di impianti eolici per la produzione di energia» (1996) Parere delle Commissioni I, V, X e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
IX Commissione (Trasporti):
IARIA ed altri: «Disposizioni concernenti la promozione della costruzione di centri di elaborazione dati e la disciplina urbanistica del loro insediamento» (2194) Parere delle Commissioni I, II, V, VII, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), X, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
XI Commissione (Lavoro):
FENU ed altri: «Disposizioni in materia di accesso degli enti previdenziali di diritto privato alle banche di dati fiscali dell'Agenzia delle entrate e semplificazione degli adempimenti dichiarativi da parte dei professionisti iscritti presso i medesimi enti» (1779) Parere delle Commissioni I, II, V e VI.
Trasmissione dal Ministero dell'interno.
Il Ministero dell'interno, con lettera del 17 gennaio 2025, ha trasmesso la nota relativa all'attuazione data ai seguenti ordini del giorno:
RAMPELLI n. 9/1780/1, sull'opportunità di assumere iniziative per garantire l'esercizio del diritto al voto dei cittadini italiani imbarcati temporaneamente in acque internazionali in ragione dello svolgimento della propria attività lavorativa;
PICCOLOTTI ed altri n. 9/1780/5, riguardante iniziative volte ad incentivare i comuni all'individuazione di sedi alternative agli edifici scolastici da destinare al funzionamento dei seggi elettorali;
Enrico COSTA ed altri n. 9/1780/10 e SERRACCHIANI ed altri n. 9/1780/14, sulla soppressione dell'istituto della sospensione dalle cariche presso gli enti locali di coloro che abbiano riportato una condanna non definitiva per uno dei delitti di cui all'articolo 10, comma 1, lettere a), b) e c), del decreto legislativo n. 235 del 2012, nonché in merito ad una revisione generale del citato decreto legislativo, in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi;
PENZA ed altri n. 9/1780/18, sull'introduzione di una tessera elettorale digitale che consenta, dopo una fase sperimentale, anche la certificazione dell'avvenuta partecipazione al voto mediante un'apposita informativa interoperabile con l'Anagrafe nazionale della popolazione residente, accolti dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 20 marzo 2024;
CAVANDOLI n. 9/1780/3, sull'opportunità di consentire ai membri del Parlamento e ai consiglieri regionali, provinciali e comunali in carica di essere designati rappresentanti di lista nel territorio di rispettiva competenza in occasione dello svolgimento di elezioni comunali;
BORDONALI n. 9/1780/4, sulla revisione del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, al fine di consentire anche ai comuni sopra i 100.000 abitanti di avvalersi delle circoscrizioni di decentramento nell'articolazione del proprio territorio, sui quali il Governo si è rimesso all'Assemblea, che li ha approvati nella seduta del 20 marzo 2024;
DORI ed altri n. 9/1780/6, sull'implementazione del processo di digitalizzazione al fine di procedere all'introduzione di una tessera elettorale digitale rilasciata sulla base dei dati contenuti nell'Anagrafe nazionale della popolazione residente;
BARBAGALLO n. 9/1780/9, sul reperimento di risorse al fine di assicurare emolumenti adeguati ai membri dei seggi elettorali;
ONORI n. 9/1780/12, sull'opportunità di prevedere, a partire dalle elezioni dei membri del Parlamento europeo successive a quelle del 2024, una modalità di voto differente per gli italiani residenti all'estero in Paesi non membri dell'Unione europea, accolti dal Governo ed approvati dall'Assemblea nella seduta del 20 marzo 2024.
La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) competente per materia.
Trasmissione dal Ministro della giustizia.
Il Ministro della giustizia, con lettera in data 22 gennaio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 20, ultimo comma, della legge 26 luglio 1975, n. 354, la relazione sull'attuazione delle disposizioni di legge relative al lavoro dei detenuti, riferita all'anno 2024 (Doc. CXVIII, n. 3).
Questa relazione è trasmessa alla II Commissione (Giustizia).
Il Ministro della giustizia, con lettera in data 22 gennaio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, secondo comma, della legge 17 maggio 1952, n. 629, il bilancio di previsione degli Archivi notarili per l'anno finanziario 2025 e per il triennio 2025-2027.
Questo documento è trasmesso alla II Commissione (Giustizia) e alla V Commissione (Bilancio).
Annunzio di progetti di atti
dell'Unione europea.
Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 21 gennaio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Con la predetta comunicazione, il Governo ha inoltre richiamato l'attenzione sulla proposta di decisione del Consiglio sulla sospensione parziale dell'applicazione dell'accordo tra l'Unione europea e la Georgia di facilitazione del rilascio dei visti (COM(2024) 594 final), già trasmessa dalla Commissione europea e assegnata alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento.
Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.
Il Ministero dell'interno, con lettere in data 21 gennaio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, i decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento dei consigli comunali di Fiano Romano (Roma), Genova, Malvicino (Alessandria), Ponzano Romano (Roma), Ravenna, Rossiglione (Genova), Scalea (Cosenza), Sulmona (L'Aquila) e Vallecrosia (Imperia).
Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.
Atti di controllo e di indirizzo.
Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.
COMUNICAZIONI DEL MINISTRO DELLA DIFESA IN MATERIA DI PROROGA DELL'AUTORIZZAZIONE ALLA CESSIONE DI MEZZI, MATERIALI ED EQUIPAGGIAMENTI MILITARI IN FAVORE DELLE AUTORITÀ GOVERNATIVE DELL'UCRAINA
Risoluzioni
La Camera,
premesso che:
1) il 10 gennaio 2024 il Parlamento ha impegnato il Governo a continuare a sostenere, coerentemente con quanto concordato in ambito NATO e Unione europea, nonché nei consessi internazionali di cui l'Italia fa parte, le autorità governative dell'Ucraina anche attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari, così come stabilito dall'articolo 1 del decreto-legge 21 dicembre 2023, n. 200, che consentano all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione;
2) dopo quasi tre anni di conflitto gli attacchi russi continuano a intensificarsi su obiettivi militari e civili distruggendo le infrastrutture critiche del Paese, energetiche, idriche, sanitarie e dei trasporti, arrecando sofferenze enormi e inaccettabili alla popolazione civile, restituendo agli occhi del mondo intero una Nazione devastata da una guerra di aggressione, contro il diritto internazionale e i principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite, martoriata da un numero imponente di vittime civili ed erosa nel proprio tessuto sociale dal quantitativo imponente di profughi in fuga dalla propria vita;
3) il supporto alla Federazione russa proveniente da altri Paesi e il dispiegamento di personale militare della Corea del Nord al fianco delle truppe regolari russe, oltre a far presagire tensioni in altre regioni del mondo e rischi per l'apertura di nuovi teatri di conflitto, configurano un sostegno politico a un'azione compiuta contro l'indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale di una Nazione, minando i principi alla base della pace e della sicurezza internazionali;
4) il sostegno all'Ucraina è stato ampio e condiviso in ambito NATO ed europeo, anche attraverso nuove forme di cooperazione fra alleati quali le coalizioni di capacità, di cui l'Italia è parte, incentrate su specifici settori e determinati obiettivi, portando con sé anche un eccezionale dispiegamento di risorse, consapevoli che questa guerra in Europa rappresenta un'aggressione ai nostri valori, alla nostra sicurezza, al nostro modo di concepire i rapporti fra le Nazioni;
5) in più di mille giorni di conflitto, attraverso la misura di assistenza all'Ucraina nel quadro dello strumento europeo per la pace, i Paesi europei hanno sostenuto lo sforzo degli ucraini attraverso forniture e attrezzature militari, ma anche equipaggiamenti, kit di pronto soccorso e carburante;
6) nel corso del 2024 al sostegno militare e umanitario, già consolidato, l'Unione europea ha affiancato lo Strumento per l'Ucraina per il periodo dal 2024 al 2027, stanziando un ammontare massimo di 50 miliardi di euro fra sovvenzioni e prestiti, con l'obiettivo di sostenere la stabilità macro-finanziaria, promuovere la ripresa e sostenere le riforme, ricostruendo le infrastrutture danneggiate dalla guerra, rafforzando la sicurezza contro le minacce ibride, potenziando le istituzioni democratiche, favorendo lo sviluppo locale, quali investimenti nel futuro dell'Ucraina e segnali tangibili di una prospettiva di pace e sicurezza per il popolo ucraino;
7) sono, inoltre, in campo diverse misure per consentire l'utilizzo delle entrate straordinarie derivanti dagli assets russi bloccati dall'inizio del conflitto, adottando esclusivamente misure che non costituiscano precedenti per scoraggiare, in prospettiva, lo spostamento di asset verso l'Europa da parte di altri Paesi del mondo, per finanziare la ripresa industriale dell'Ucraina favorendo la cooperazione fra industrie ucraine ed europee, soprattutto attraverso partenariati pubblico-privati;
8) su iniziativa del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, i leader del G7 hanno ribadito il proprio sostegno a Kiev per tutto il tempo necessario;
9) con i decreti-legge nn. 14 e 185 del 2022, e n. 200 del 2023, l'Italia, attraverso il Governo, e con la condivisione del Parlamento, ha sostenuto l'Ucraina, anche militarmente, attraverso dieci cessioni di materiali, mezzi ed equipaggiamenti militari con scopi difensivi e per i quali non si prevede l'uso al di fuori dei confini ucraini internazionalmente riconosciuti;
10) è proseguito, in linea con il mandato del Parlamento sulle missioni internazionali, il contributo dell'Italia al rafforzamento della capacità militare delle forze armate ucraine, nel quadro della missione EUMAM, attraverso attività di formazione specializzata e addestramento, incrementando in tal modo l'efficacia del sostegno militare realizzato attraverso le cessioni;
11) il decreto-legge n. 200 del 2024, attualmente all'esame del Senato della Repubblica per la conversione in legge, prevede la proroga fino al 31 dicembre 2025 dell'autorizzazione, previo atto di indirizzo delle Camere, alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative ucraine, nei termini e con le modalità previste dall'articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito con modificazioni dalla legge 5 aprile 2022, n. 28;
12) proseguire nel sostegno all'Ucraina rappresenta una priorità e la condizione fondamentale per l'avvio di un processo che possa portare a una pace giusta e aderente al diritto internazionale,
impegna il Governo:
1) a continuare a sostenere, in linea con gli impegni assunti e con quanto sarà ulteriormente concordato in ambito NATO e Unione europea, nonché nei consessi internazionali di cui l'Italia fa parte, le autorità governative dell'Ucraina anche attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari, così come stabilito dall'articolo 1 del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 200;
2) a proseguire il ruolo di mediazione dell'Italia, lavorando per una tregua o un cessate il fuoco in Ucraina, che è la strada obbligata per avviare una trattativa di pace riproponendo lo stile di Pratica di Mare, quello del dialogo e della ricerca della pace duratura creando le condizioni per l'avvio di una conferenza di pace analoga a quella che si è svolta in Svizzera il 15 e il 16 giugno 2024, con la più ampia partecipazione possibile dei maggiori attori internazionali;
3) a proseguire nel contributo alle iniziative di ricostruzione e sviluppo nonché di assistenza alla stabilità macro-economica dell'Ucraina, intraprese a livello europeo e nell'ambito delle alleanze internazionali di cui l'Italia fa parte anche in vista della Conferenza internazionale della ripresa dell'Ucraina che si terrà a Roma il 10-11 luglio 2025;
4) a continuare a garantire un supporto concreto al popolo ucraino anche aderendo a iniziative di assistenza umanitaria internazionali;
5) a perseguire ogni possibilità di cooperazione industriale per soddisfare le esigenze immediate dell'Ucraina, rilanciandone al contempo l'economia devastata dalla guerra e creando efficaci e duraturi legami in termini di catene di approvvigionamento europee e tecnologie avanzate.
(6-00147) «Bignami, Molinari, Barelli, Lupi».
La Camera,
premesso che:
1) ribadita la ferma condanna dell'aggressione russa all'Ucraina e il pieno sostegno dell'Unione europea, per tutto il tempo necessario, al diritto naturale di autotutela dell'Ucraina, in linea con l'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale, per la sua indipendenza, sovranità e integrità territoriale;
2) anche l'Unione europea ha costantemente ribadito la ferma condanna dell'aggressione russa e ha riaffermato la propria determinazione a sostenere la difesa, così come la ripresa e la ricostruzione dell'Ucraina, anche nel contesto del processo di allargamento, ed in tale segno è stato elaborato lo Strumento europeo per l'Ucraina il cui importo complessivo è pari a 50 miliardi di euro per il periodo 2024-2027 per tutti i tipi di sostegno. Inoltre, il 21 maggio 2024 il Consiglio ha adottato nuove norme che garantiscono la possibilità di utilizzare le entrate generate dalle attività russe bloccate per contribuire all'autotutela e alla ricostruzione dell'Ucraina;
3) l'Unione europea ha già adottato 15 pacchetti di sanzioni europee, mentre un sedicesimo è attualmente in fase di studio, volte a minare la capacità della Russia di portare avanti la sua guerra di aggressione illegale;
4) la guerra voluta dalla Russia ha provocato e continua a provocare ingenti perdite umane, sofferenze, distruzioni, nonché consistenti flussi di profughi e una grave emergenza umanitaria: secondo le Nazioni Unite, i recenti attacchi russi alle infrastrutture civili critiche hanno privato decine di migliaia di ucraini dei servizi essenziali e oltre 14,6 milioni di persone, pari a circa il 40 per cento della popolazione ucraina, hanno avuto bisogno di aiuti umanitari nel 2024. La Russia ha di fatto danneggiato o distrutto fino all'80 per cento delle infrastrutture energetiche del Paese, creando di fatto un grave aggravamento della crisi umanitaria durante i mesi invernali e tali attacchi sistematici costituiscono crimini di guerra ai sensi del diritto internazionale;
5) il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha annunciato che bisogna «fare di tutto per porre fine alla guerra nel 2025 attraverso la via diplomatica ma partendo da un'Ucraina forte»;
6) sebbene l'Unione europea si sia profusa sin dall'inizio del conflitto per garantire, in un quadro multilaterale, sostegno e solidarietà alla popolazione e alle istituzioni ucraine, gli sforzi compiuti fin qui per la costruzione di una soluzione di pace appaiono ancora insufficienti;
7) crediamo convintamente che sia giunto il tempo di un rilancio deciso delle iniziative diplomatiche, di un protagonismo dell'Unione europea che, soprattutto alla luce dell'avvicendamento dell'amministrazione americana, faccia valere il proprio peso nello scacchiere internazionale, per il perseguimento di una pace giusta e sicura, nonché per ribadire la difesa dei princìpi del diritto internazionale;
8) le cessioni di mezzi, materiali e armamenti avvengono a titolo non oneroso per il governo ucraino ma, al pari di quelle realizzate dagli altri Stati membri, sono parzialmente rimborsate dall'Unione europea attraverso i fondi dello «Strumento europeo per la pace» (European Peace Facility);
9) l'Unione europea e i suoi Stati membri, insieme ai partner internazionali e agli alleati della Nato, continuano a fornire sostegno militare all'Ucraina per assisterla nell'esercizio del suo legittimo diritto all'autodifesa contro la guerra di aggressione della Russia, conformemente all'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite;
10) la Russia ha notevolmente aumentato la propria spesa e la propria produzione militare nel 2024 e conta sul sostegno militare di diversi Paesi, principalmente l'Iran, la Corea del Nord, che ha inviato un nutrito contingente di truppe;
11) il Parlamento europeo, in data 19 settembre 2024 ha approvato la Risoluzione 2024/2799(RSP) in cui, oltre a riconfermare il sostegno al popolo ucraino, si chiede all'Unione europea di mettere in campo uno sforzo diplomatico per conseguire il più ampio consenso internazionale ad una iniziativa volta ad individuare una soluzione pacifica alla guerra, che deve basarsi sul pieno rispetto dell'indipendenza, della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina, sui principi del diritto internazionale, sull'assunzione di responsabilità per il crimine di aggressione e i crimini di guerra commessi dalla Russia, sui risarcimenti e su altri pagamenti russi per gli ingenti danni causati in Ucraina;
12) il Parlamento italiano si è adoperato sin dallo scoppio della guerra, anche nel quadro della cooperazione europea ed internazionale, per assicurare sostegno e solidarietà al popolo ucraino e alle sue istituzioni, attivando, con le modalità più rapide e tempestive, tutte le azioni necessarie a fornire assistenza umanitaria, finanziaria, economica e di qualsiasi altra natura, anche militare, votando a larghissima maggioranza, le risoluzioni in materia, a partire dalla risoluzione 6-00207 del 1° marzo 2022 e approvando il decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, nella quale, grazie all'iniziativa del Partito Democratico, è stata introdotta la previsione che obbliga i Ministri della difesa e degli affari esteri e della cooperazione internazionale a riferire alle Camere, con cadenza trimestrale, sull'evoluzione della situazione in atto,
impegna il Governo:
1) a sostenere il ruolo dell'Italia nel percorso diplomatico per un rinnovato, incisivo e decisivo impegno diplomatico e politico dell'Unione europea, in collaborazione con gli alleati, per mettere in campo tutte le iniziative utili al perseguimento di una pace giusta e sicura, anche favorendo le basi per lo svolgimento del secondo vertice per la pace, non lasciando ad altri attori le sorti del nostro continente;
2) a sostenere, altresì, la ripresa e la ricostruzione dell'Ucraina, nonché il suo ammodernamento e le opportune riforme nel contesto del processo di adesione all'Unione europea;
3) a continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie, anche al fine di assicurare quanto previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, confermando gli impegni assunti dall'Italia nel quadro dell'azione multilaterale, a partire dall'Unione europea e dall'Alleanza Atlantica, rispetto alla grave, inammissibile ed ingiustificata aggressione russa dell'Ucraina;
4) ad adoperarsi in ogni sede internazionale per l'immediato cessate il fuoco e il ritiro di tutte le forze militari russe che illegittimamente occupano il suolo ucraino, ripristinando il rispetto della piena sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina;
5) a proseguire l'azione fattiva e costante già svolta dall'Italia per il sostegno della popolazione ucraina in patria, nonché a implementare le misure di accoglienza adottate per le persone in fuga dalla crisi bellica, con particolare attenzione alle esigenze dei soggetti minori;
6) ad adoperarsi in sede europea e internazionale per promuovere azioni di solidarietà nei confronti dei cittadini russi perseguitati, arrestati o costretti a fuggire dal Paese, per aver protestato contro il regime e contro la guerra.
(6-00148) «Braga, Provenzano, Graziano, Amendola, Ascani, Carè, De Maria, Fassino, Porta, Quartapelle Procopio».
La Camera
impegna il Governo:
1) a sostenere il ruolo dell'Italia nel percorso diplomatico per un rinnovato, incisivo e decisivo impegno diplomatico e politico dell'Unione europea, in collaborazione con gli alleati, per mettere in campo tutte le iniziative utili al perseguimento di una pace giusta e sicura, anche favorendo le basi per lo svolgimento del secondo vertice per la pace, non lasciando ad altri attori le sorti del nostro continente;
2) a sostenere, altresì, la ripresa e la ricostruzione dell'Ucraina, nonché il suo ammodernamento e le opportune riforme nel contesto del processo di adesione all'Unione europea;
3) a continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie, anche al fine di assicurare quanto previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, confermando gli impegni assunti dall'Italia nel quadro dell'azione multilaterale, a partire dall'Unione europea e dall'Alleanza Atlantica, rispetto alla grave, inammissibile ed ingiustificata aggressione russa dell'Ucraina;
4) ad adoperarsi in ogni sede internazionale per l'immediato cessate il fuoco e il ritiro di tutte le forze militari russe che illegittimamente occupano il suolo ucraino, ripristinando il rispetto della piena sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina;
5) a proseguire l'azione fattiva e costante già svolta dall'Italia per il sostegno della popolazione ucraina in patria, nonché a implementare le misure di accoglienza adottate per le persone in fuga dalla crisi bellica, con particolare attenzione alle esigenze dei soggetti minori;
6) ad adoperarsi in sede europea e internazionale per promuovere azioni di solidarietà nei confronti dei cittadini russi perseguitati, arrestati o costretti a fuggire dal Paese, per aver protestato contro il regime e contro la guerra.
(6-00148)(Testo modificato nel corso della seduta) «Braga, Provenzano, Graziano, Amendola, Ascani, Carè, De Maria, Fassino, Porta, Quartapelle Procopio».
La Camera,
udite le comunicazioni del Ministro della difesa ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 200;
premesso che:
1) il decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 200, recante «Disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell'Ucraina», in corso di esame al Senato, dispone all'articolo 1 la proroga fino al 31 dicembre 2025, previo atto di indirizzo delle Camere, per l'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina. Il decreto-legge n. 200 del 2024 rappresenta la terza proroga della misura descritta;
2) l'articolo 2-bis del decreto-legge n. 14 del 2022 ha autorizzato, previo atto di indirizzo delle Camere, la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative ucraine, in deroga alla legge 9 luglio 1990, n. 185, e agli articoli 310 e 311 del Codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010 e alle connesse disposizioni attuative, che disciplinano la cessione di materiali di armamento e di materiali non di armamento;
3) in attuazione del citato articolo 2-bis, ad oggi, sono stati emanati dieci decreti interministeriali contenenti allegati, considerati «documenti classificati» e illustrati dal Governo in seno al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir);
4) la proroga prevista dall'articolo 1 del decreto-legge n. 200 del 2024, dunque, rappresenta la base giuridica necessaria all'ulteriore autorizzazione di cessioni di armamenti alle autorità ucraine;
5) preme sottolineare che la succitata legge n. 185 del 1990 prevede alcune fattispecie di divieto relative all'esportazione e al l'importazione di materiali di armamento, nonché i requisiti imprescindibili per operare nel settore disciplinandone nel dettaglio le modalità e le fasi autorizzative;
6) in particolare, essa vieta l'autorizzazione ad effettuare le movimentazioni di prodotti per la difesa quando queste contrastino con il principio della Costituzione italiana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali di cui all'articolo 11;
7) tuttavia, per garantire il diritto alla legittima difesa dell'Ucraina ai sensi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, è stata prevista una deroga a tale fondamentale disposizione di garanzia, considerata l'asimmetria delle forze schierate in campo nella fase iniziale del conflitto;
8) l'aggressione della Federazione russa nei confronti dell'Ucraina si protrae da quasi tre anni e nel frattempo si è trasformata in una guerra di logoramento che va avanti in una totale assenza di interventi diplomatici al fine di giungere a una soluzione di pace. In tal modo gli interventi a sostegno dell'Ucraina si sono cristallizzati in un mero e continuo invio di armamenti;
9) preoccupa la posizione oltranzista dell'Unione europea che sembrerebbe relegare a un ruolo meramente residuale l'azione diplomatica per arrivare a una conclusione delle ostilità. Tale posizione è confermata dall'approvazione di una risoluzione del Parlamento europeo, il 28 novembre 2024, con il voto compattamente contrario del Movimento 5 Stelle, in cui viene ribadito – accogliendo con favore la decisione del Presidente Joe Biden di consentire a Kiev l'uso di sistemi missilistici su obiettivi militari all'interno del territorio russo – l'impegno militare – anche attraverso la fornitura di aerei e missili a lungo raggio (tra cui missili Taurus e moderni sistemi di difesa aerea, tra cui i Patriots e i Samp/T da parte degli Stati membri dell'Unione europea) – e finanziario con lo 0,25 per cento del PIL, pari a circa 5 miliardi di euro per l'Italia, a favore dell'Ucraina;
10) risulta di primaria importanza avviare un concreto Piano di Pace europeo per l'Ucraina, mai seriamente intrapreso, che preveda uno stop immediato degli attacchi russi e un contemporaneo stop alle forniture di armi occidentali a Kiev, nonché il successivo avvio di un tavolo negoziale permanente in cui le parti, con la mediazione attiva di ONU e UE, lavorino al raggiungimento di un compromesso sulle reciproche garanzie di sicurezza e sul futuro status dei territori occupati,
impegna il Governo:
1) a interrompere immediatamente la fornitura di materiali d'armamento alle autorità governative ucraine, ferme restando le misure destinate agli aiuti umanitari;
2) a relazionare alle Camere i dettagli in merito alle spese sostenute per le cessioni di forniture militari, in particolare con riguardo:
a) alla specifica della natura delle somme in entrata, a titolo di rimborso a valere sullo strumento europeo per la pace (European Peace Facility – EPF), derivanti dai decreti interministeriali che definiscono l'elenco dei mezzi, dei materiali e degli equipaggiamenti militari oggetto di cessione all'Ucraina, riassegnate integralmente sui pertinenti capitoli dello stato di previsione del Ministero della difesa;
b) alle spese di trasporto del materiale oggetto di cessione a titolo gratuito alle autorità dell'Ucraina, indicando le risorse a legislazione vigente con le quali si provvede a tali spese al fine di confermarne la piena sostenibilità;
c) in merito alla eventuale necessità di reintegro delle scorte dei materiali d'armamento e dei relativi costi da sostenere, nel rispetto del principio di trasparenza e del controllo parlamentare;
3) a voler interpretare l'articolo 1 del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 200, nel senso che il Governo comunica preventivamente alle Aule parlamentari in merito a ciascuna autorizzazione relativa all'invio di armi, anche con riferimento al loro potenziale offensivo, procedendo alla declassificazione degli allegati contenenti la lista di armamenti inviati ed eventualmente da inviare e l'eventuale autorizzazione al loro utilizzo in territorio russo, al fine di garantire un ampio coinvolgimento delle Camere in merito;
4) a ottemperare regolarmente al l'obbligo di riferire alle Camere, con cadenza almeno trimestrale, sull'evoluzione della situazione bellica in atto, disposto dal comma 3 dell'articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito con modificazioni dalla legge 5 aprile 2022, n. 28;
5) a non dare seguito all'invito della risoluzione del Parlamento europeo del 28 novembre 2024, di revocare le restrizioni all'uso dei sistemi d'arma occidentali forniti all'Ucraina contro obiettivi militari sul territorio russo;
6) a farsi promotore di azioni di moral suasion nei confronti degli altri Stati membri dell'Unione affinché non raccolgano l'invito della suddetta risoluzione del Parlamento europeo circa l'uso da parte dell'Ucraina delle armi fornite dai Paesi occidentali in territorio russo, al fine di scongiurare la preoccupante deriva bellicista delineatasi nell'agenda europea;
7) a imprimere una concreta svolta per profondere il massimo ed efficace sforzo sul piano diplomatico, in sinergia con gli altri Stati membri, per l'immediata cessazione delle operazioni belliche in territorio ucraino e l'avvio, con iniziative multilaterali o bilaterali, di negoziati utili a una de-escalation militare, per il raggiungimento di una soluzione politica, giusta, equilibrata, duratura, adoperandosi da subito per una Conferenza di pace da tenersi sotto l'egida delle Nazioni Unite, portando il nostro Paese finalmente a farsi capofila di un percorso di soluzione negoziale del conflitto che non lo impegni in ulteriori forniture di materiali di armamento, per il raggiungimento di una soluzione politica in linea con i principi del diritto internazionale;
8) ad adottare le opportune iniziative, anche di carattere normativo, volte a una graduale diminuzione delle spese per i sistemi di armamento, che insistono sul bilancio dello Stato, al fine di non distrarre le risorse finanziarie necessarie a sostenere il tessuto sociale ed economico del Paese per garantirne la ripresa e la futura crescita;
9) a sostenere il costante invio di aiuti umanitari per la popolazione ucraina, nonché il rafforzamento delle misure di accoglienza adottate per le persone in fuga dalla crisi bellica, con particolare attenzione alle esigenze dei soggetti minori, anche al fine di assicurare la tutela dei diritti loro riconosciuti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e alle esigenze dei soggetti più fragili, tra cui donne, anziani e disabili;
10) ad adottare iniziative di carattere normativo volte ad introdurre una imposta straordinaria sui cosiddetti extraprofitti netti conseguiti dalle aziende del settore dell'industria della difesa a seguito del mutato contesso geopolitico internazionale aggravato dal protrarsi del conflitto in Ucraina.
(6-00149) «Pellegrini, Riccardo Ricciardi, Baldino, Conte, Lomuti, Francesco Silvestri».
La Camera,
udite le comunicazioni del Ministro della difesa ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 200;
premesso che:
1) il decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 200 recante «Disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina», la cui legge di conversione è all'esame del Senato, dispone all'alticcio 1 la proroga fino al 31 dicembre 2025, previo atto di indirizzo delle Camere, dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina, di cui all'articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, nei termini e con le modalità ivi stabilite;
2) l'articolo 2-bis, del decreto-legge n. 14 del 2022 ha autorizzato, previo atto di indirizzo delle Camere, la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative ucraine, in deroga alla legge 9 luglio 1990, n. 185, e agli articoli 310 e 311 del Codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo, n. 66 del 2010 e alle connesse disposizioni attuative, che disciplinano la cessione di materiali di armamento;
3) l'autorizzazione alla cessione, originariamente prevista fino al 31 dicembre 2022, è stata già prorogata, da ultimo, fino al 31 dicembre 2024, dal decreto-legge n. 200 del 2023 (convertito dalla legge n. 12 del 13 febbraio 2024);
4) il 18 dicembre 2024 il Ministro della difesa è stato audito dal Copasir in riferimento ai contenuti del decimo decreto contenente aiuti militari a Kiev. Anche questa volta, a differenza di altri paesi, l'elenco è stato secretato «in quanto documento classificato»;
5) la fornitura di equipaggiamento militare all'Ucraina era stata considerata come uno strumento volto a determinare migliori condizioni negoziali: è grave la mancanza di iniziativa, di partecipazione e collaborazione del nostro Paese e dell'Unione europea a qualsiasi percorso negoziale e l'assenza di sforzi volti ad individuare condizioni concrete e realistiche in cui tale negoziato possa aver luogo;
6) anche l'amministrazione americana uscente pochi giorni fa ha approvato un nuovo pacchetto di aiuti militari. L'obiettivo, concordato con il Gruppo di contatto Ramstein che riunisce – sotto il coordinamento americano – gli oltre 54 Paesi che sostengono Kiev, è non far guadagnare ulteriori territori alla Russia in vista della possibile apertura di un tavolo delle trattative a seguito dell'insediamento di Trump;
7) il continuo invio di sistemi di arma si è rivelato inefficace per arrivare a una soluzione di pace o quantomeno per abbassare il livello del conflitto. Servirebbe invece un vero percorso per un cessate il fuoco e un successivo negoziato;
8) nonostante non sia possibile accertare il numero delle vittime militari, la Russia non fornisce dati e quelli forniti dagli Ucraini sono considerati largamente sottostimasti, centinaia di migliaia sono i deceduti e centinaia di migliaia sono i feriti;
9) il numero di disertori che si rifiutano di combattere la guerra sia nell'esercito ucraino che in quello russo è in costante aumento ed è necessario fornire la massima tutela a chiunque decida di sottrarsi alla partecipazione al conflitto;
10) il protrarsi del conflitto in Ucraina sta aumentando il carico di morte, distruzione e sofferenza per le popolazioni civili;
11) secondo un'analisi pubblicata da Save the Children il 20 novembre 2024, in occasione della giornata mondiale dell'infanzia, da febbraio 2022 ad agosto 2024 ben 516.000 sono i bambini nati in Ucraina dall'inizio della guerra. Sono bambini che vivono in prima linea ogni giorno, esposti ai bombardamenti e ai pericoli fisici ed emotivi che questi comportano. I bambini nati in guerra non dispongono delle cure sanitarie adeguate di cui hanno diritto: mancanza di acqua potabile, supporto nutrizionale (compresa l'interruzione dell'allattamento al seno) e delle cure della prima infanzia;
12) secondo i dati ACLED (Armed Conflict Location and Event Data), dal 24 febbraio 2022 in Ucraina ci sono stati più di 1.000 attacchi contro i civili. Le città sul fronte sono ormai ridotte in macerie, e gli allarmi aerei che avvertono l'arrivo di un bombardamento possono ancora suonare più volte al giorno in tutto il Paese, avvertendo i civili della continua minaccia che incombe su di loro. Solo nell'ottobre 2024, la capitale Kiev è stata attaccata 20 volte e nell'ultimo mese l'Ucraina è sotto una pesante campagna di bombardamenti contro le reti energetiche ed infrastrutturali;
13) gli ultimi dati verificati dalle Nazioni Unite e pubblicati nel report dell'Hrmmu (Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina), rivelano che almeno 2.064 civili sono stati uccisi e 9.089 feriti nel 2024. I numeri sono in aumento rispetto al 2023, quando 1.971 persone sono state uccise e 6.626 ferite, un aumento dovuto in gran parte al maggiore uso di bombe a volo planato da parte della Russia;
14) secondo un rapporto diffuso l'8 novembre 2024 da Eurostat, l'ufficio europeo di statistica, vi sono 4,2 milioni di cittadini fuggiti dall'Ucraina rifugiatisi in paesi dell'Unione europea con lo status di protezione temporanea. Quasi il 27 per cento di loro è in Germania (1.129.335), il 23,3 per cento in Polonia (979.835). L'Italia ospita 166.785 persone accolte con questo status. Il 45 per cento, dei beneficiari di protezione sono donne, i bambini il 32,3 per cento, gli uomini il 22,7 per cento del totale;
15) ad ottobre 2024 il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA) ha rilasciato un rapporto allarmante, rivelando che la popolazione ucraina è diminuita di circa 10 milioni di persone dal 2014, l'anno d'inizio del conflitto nel Donbass e della occupazione russa della Crimea. Questa riduzione è stata accentuata dalla guerra in corso tra Russia e Ucraina, iniziata nel 2022, che ha portato a una ulteriore perdita di 8 milioni di abitanti nel solo periodo di conflitto;
16) il Parlamento europeo ha invitato gli Stati membri dell'Unione europea ad aumentare il sostegno a Kiev e a rimuovere le restrizioni sull'uso delle armi fornite contro obiettivi militari in territorio russo, in modo da consentire all'Ucraina di utilizzarle per condurre azioni militari sul territorio russo con il rischio di un'ulteriore escalation del conflitto che potrebbe derivare dall'uso di armi e missili statunitensi, britannici ed europei per attaccare obiettivi in Russia, che potrebbe portare a un confronto diretto tra l'Unione europea, la NATO e la Russia. Come peraltro già dimostra l'atteggiamento della Russia, considerando che la rimozione delle restrizioni sull'uso delle armi contro obiettivi in territorio russo ha determinato attacchi verso le infrastrutture e i centri abitati ucraini, aumentando le privazioni e le sofferenze dei civili;
17) ogni guerra moderna è iniziata con l'idea che sarebbe stata breve, ma per quasi tutte purtroppo così non è andata. La guerra si autoalimenta. L'assenza della ricerca di una soluzione politica rischia di indebolire lo stesso Governo ucraino, ora che Donald Trump, che ha già dichiarato che ridurrà gli aiuti a Kiev, si è insediato alla Casa Bianca;
18) le forze russe, intanto, continuano ad avanzare nella regione di Donetsk. Come confermano numerosi istituti di analisi militare, la Russia occupa poco più del 18 per cento dell'Ucraina, comprese la Crimea e le aree di Donetsk e Lugansk che aveva preso prima del 2022. Le unità ucraine sono ampiamente in inferiorità numerica a est;
19) continuare a ritenere che una delle due parti possa vincere sul terreno del conflitto alimenta la corsa agli armamenti e fa sì che gli sforzi siano tutti concentrati sull'approvvigionamento militare anziché sulla ricerca di una soluzione politica, il protrarsi del conflitto in Ucraina, nell'assenza di concrete iniziative diplomatiche, è una delle cause che alimenta l'insicurezza e l'instabilità globale;
20) in questo quadro un'ulteriore proroga della fornitura di mezzi e materiali di armamento all'esercito ucraino appare una scelta inopportuna e che rischia di indebolire quella auspicabile posizione di supporto negoziale e diplomatico che l'Italia e l'Unione europea nel suo complesso dovrebbero e potrebbero avere;
21) la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) ha stanziato un importo record di quasi 2,4 miliardi di euro per l'Ucraina nel 2024, dopo i 2,1 miliardi di euro del 2023. Durante la Conferenza sulla ripresa dell'Ucraina 2024, tenutasi a Berlino, si è evidenziato che la Banca europea per gli investimenti nel giugno 2024 quantificava i fondi necessari per la ricostruzione in 1.000 miliardi, tra capitali pubblici e privati. Il 10 e 11 luglio 2025 l'Italia ospiterà a Roma la Conferenza sulla ripresa dell'ucraina. È essenziale concentrare tutti gli sforzi sulla ricostruzione e sulla rinascita socioeconomica dell'Ucraina piuttosto che sull'invio di nuove armi;
22) l'Unione europea deve assumere l'onere di una grande iniziativa diplomatica convocando una conferenza multilaterale per la pace e la sicurezza. Infatti l'articolo 21 del Trattato sull'Unione europea definisce il compito di promuovere «soluzioni multilaterali ai problemi comuni, in particolare nell'ambito delle Nazioni Unite», indicando anche l'obiettivo di «preservare la pace, prevenire i conflitti e rafforzare la sicurezza internazionale, conformemente agli obiettivi e ai principi della Carla delle Nazioni Unite, nonché ai principi dell'Atto finale di Helsinki»;
23) in assenza di quella difesa comune tanto auspicata a Ventotene, uno sforzo nella costruzione della pace, anche attraverso l'istituzione di un Corpo Civile di Pace europeo, potrebbe contribuire a rafforzare un'Europa politica sempre più debole e frammentata,
impegna il Governo:
1) a interrompere la cessione di mezzi e materiali d'armamento in favore delle autorità governative dell'Ucraina, sollevando in sede di Consiglio europeo la necessità di interrompere anche il ricorso all'European Peace Facility a questo fine, concentrando le risorse sull'assistenza umanitaria e sulla ricostruzione dei territori colpiti dal conflitto, anche attraverso il finanziamento dei progetti dei Corpi Civili di pace;
2) ad opporsi ad ogni ipotesi di rimozione delle restrizioni sull'uso delle armi donate dai Paesi dell'Unione europea al governo ucraino;
3) a promuovere in sede dell'Unione europea e in ogni consesso internazionale un'azione politica e diplomatica che raggiunga l'obiettivo di un immediato cessate il fuoco tra Russia e Ucraina e che costruisca le basi per l'avvio di un processo di pace in un contesto multilaterale in evoluzione, di cui l'Italia e l'Unione europea siano protagonisti, per la risoluzione del conflitto su un terreno non militare;
4) a coinvolgere le Camere sugli sviluppi della guerra in Ucraina, secondo le modalità di cui al comma 3, dell'articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14 e a trasmettere al Parlamento una informazione trasparente e completa delle forniture militari cedute in favore delle autorità governative dell'Ucraina, come peraltro avviene in molti Paesi dell'Unione europea in cui le informazioni su mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore dell'ucraina sono rese pubbliche;
5) a promuovere all'interno delle istituzioni dell'Unione europea l'istituzione di un Corpo civile di pace europeo, che riunisca le competenze degli attori istituzionali e non istituzionali in materia di prevenzione dei conflitti, risoluzione e riconciliazione pacifica dei conflitti;
6) a rafforzare il sostegno umanitario della popolazione ucraina in loco, nonché a implementare le misure di accoglienza adottate dalle persone in fuga dalla guerra, con particolare attenzione ai soggetti minori;
7) ad adoperarsi nelle sedi europee e internazionali opportune in favore dei cittadini russi critici verso il governo e verso la guerra, che hanno subito procedimenti giudiziari arbitrari, lunghe pene detentive, aggressioni violente e altre forme di ritorsione.
(6-00150) «Zanella, Fratoianni, Bonelli, Borrelli, Dori, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».
La Camera,
premesso che:
1) con il «decimo pacchetto» di invio di materiali ed equipaggiamenti militari all'Ucraina, su cui il Ministro della difesa ha riferito il 18 dicembre 2024 al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, e che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 23 dicembre 2024, il Governo italiano ha confermato il proprio sostegno alla difesa dell'Ucraina dall'aggressione su vasta scala da parte della Federazione russa;
2) secondo i dati più recenti del Kiel Institute, dall'inizio del 2022 al 31 ottobre del 2024 l'Italia, considerando il valore degli aiuti militari in rapporto al PIL, era il venticinquesimo contributore dell'Ucraina e si trovava in una posizione analoga anche rispetto agli aiuti umanitari (ventitreesimo) e finanziari (ventiduesimo);
3) sul destino dell'Ucraina incombe la decisione della nuova amministrazione statunitense, che, in base alle posizioni rese note dal Presidente Trump, prima e dopo la sua elezione, dovrebbe interrompere il sostegno alla difesa militare dell'Ucraina, per favorire in questo modo un accordo di pace con la Federazione russa, che peraltro, come è noto, non si accontenterebbe neppure di una tregua lungo la linea di demarcazione rappresentata dai territori finora occupati;
4) l'abbandono dell'Ucraina alla mercé delle truppe di Mosca, ovvero un accordo su un piano di pace estorto alle autorità di Kiyv attraverso la minaccia dell'interruzione di qualunque aiuto militare e finanziario, rappresenterebbe da parte dei Paesi europei una scelta moralmente vergognosa e strategicamente autolesionistica, perché renderebbe più probabili le provocazioni e gli attacchi militari russi all'interno dei confini orientali dell'Unione europea;
5) l'impunità e il premio accordato alla Russia per l'aggressione dell'Ucraina costituirebbe un incentivo all'espansionismo politico-strategico di Mosca e rappresenterebbe un ulteriore fattore di destabilizzazione dell'ordine internazionale;
6) peraltro un appeasement con la Russia non sarebbe neppure motivato dalla sua obiettiva e non arginabile supremazia militare, visto che dopo più di mille giorni di guerra la Russia continua a trovarsi in una situazione di grave impasse militare e l'indebolimento della sua posizione è ulteriormente dimostrata dalla sconfitta subita in Siria;
7) dopo la prima fase dell'offensiva la Russia era arrivata a occupare quasi il 27 per cento dell'Ucraina, un'estensione pari a quella dell'Italia; al momento, dopo la controffensiva ucraina, questa percentuale è scesa al 18 per cento, un'estensione pari a quella del Portogallo;
8) un accordo di pace che non salvaguardasse la libertà, la sicurezza e la piena sovranità politico-territoriale dell'Ucraina, in un quadro di garanzie internazionali certe ed esigibili, comporterebbe in realtà una cronicizzazione del conflitto, visto l'indisponibilità degli ucraini a subire una dominazione russa e l'impossibilità da parte della Russia o di un eventuale governo ucraino collaborazionista con Mosca di controllare l'intero territorio ucraino;
9) un accordo tra Russia e Ucraina non può replicare lo schema del cosiddetto Memorandum di Budapest, sottoscritto nella capitale ungherese da Usa, Russia, Regno Unito e Ucraina nel 1994, con cui lo Stato ucraino indipendente da soli tre anni ricevette la garanzia internazionale della libertà politica e integrità territoriale in cambio della consegna del proprio arsenale nucleare alla Russia; quanto fosse puramente formale quella garanzia si scoprì nel 2014, quando la Russia occupò il Donbas e annesse la Crimea, senza che per l'Ucraina scattasse alcuna salvaguardia di sicurezza;
10) in ogni caso, qualunque tregua o sospensione delle ostilità che non comporti il ripristino della legalità internazionale esigerà la prosecuzione di un approccio finalizzato a isolare politicamente ed economicamente la Russia, per deteriorarne il potenziale bellico;
11) le operazioni di guerra ibrida condotte ai danni della Georgia, della Moldavia e della Romania hanno semplicemente confermato, se mai ve ne fosse stato bisogno, l'aggressività della Russia e la sua volontà di alterare con la corruzione o con la violenza i processi democratici dei Paesi membri dell'Unione europea o candidati a diventarlo,
impegna il Governo:
1) a continuare a sostenere la difesa della libertà e della sovranità dell'Ucraina entro i confini riconosciuti dal diritto internazionale;
2) a rafforzare, attraverso la prosecuzione degli aiuti militari, finanziari e umanitari, l'effettivo potere negoziale dell'Ucraina nelle trattative finalizzate a un'eventuale tregua del conflitto, finora peraltro escluse da parte della Federazione russa;
3) a promuovere la rapida adesione dell'Ucraina all'Unione europea, come condizione essenziale per favorirne la stabilizzazione politica ed economica e la ricostruzione materiale;
4) a sostenere in sede Ue e Nato e presso tutti i Paesi alleati dell'Italia, a partire dagli Stati Uniti, che qualunque accordo riguardante l'Ucraina non può essere realizzato contro le decisioni delle autorità e la volontà della popolazione del Paese e non può essere estorto con la minaccia dell'abbandono degli ucraini all'aggressione militare russa;
5) a proseguire nel sostegno alle sanzioni alla Russia e a sollecitare gli stati membri dell'Unione europea ad adottare misure efficaci per impedirne l'aggiramento da parte delle imprese europee, attraverso il monitoraggio e il blocco delle riesportazioni di beni critici importati da Paesi terzi;
6) a consolidare le misure restrittive per rispondere alle azioni di guerra ibrida da parte di entità legate alla Federazione russa, relative al sistema informativo, ai processi elettorali e al funzionamento delle istituzioni democratiche, nonché alla compromissione dei servizi d'interesse pubblico e delle infrastrutture critiche.
(6-00151) «Richetti, Rosato, Bonetti, Onori, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Pastorella, Ruffino».
La Camera,
premesso che:
1) con il «decimo pacchetto» di invio di materiali ed equipaggiamenti militari all'Ucraina, su cui il Ministro della difesa ha riferito il 18 dicembre 2024 al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, e che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 23 dicembre 2024, il Governo italiano ha confermato il proprio sostegno alla difesa dell'Ucraina dall'aggressione su vasta scala da parte della Federazione russa;
2) l'abbandono dell'Ucraina alla mercé delle truppe di Mosca, ovvero un accordo su un piano di pace estorto alle autorità di Kiyv attraverso la minaccia dell'interruzione di qualunque aiuto militare e finanziario, rappresenterebbe da parte dei Paesi europei una scelta moralmente vergognosa e strategicamente autolesionistica, perché renderebbe più probabili le provocazioni e gli attacchi militari russi all'interno dei confini orientali dell'Unione europea;
3) l'impunità e il premio accordato alla Russia per l'aggressione dell'Ucraina costituirebbe un incentivo all'espansionismo politico-strategico di Mosca e rappresenterebbe un ulteriore fattore di destabilizzazione dell'ordine internazionale;
4) peraltro un appeasement con la Russia non sarebbe neppure motivato dalla sua obiettiva e non arginabile supremazia militare, visto che dopo più di mille giorni di guerra la Russia continua a trovarsi in una situazione di grave impasse militare e l'indebolimento della sua posizione è ulteriormente dimostrata dalla sconfitta subita in Siria;
5) dopo la prima fase dell'offensiva la Russia era arrivata a occupare quasi il 27 per cento dell'Ucraina, un'estensione pari a quella dell'Italia; al momento, dopo la controffensiva ucraina, questa percentuale è scesa al 18 per cento, un'estensione pari a quella del Portogallo;
6) un accordo di pace che non salvaguardasse la libertà, la sicurezza e la piena sovranità politico-territoriale dell'Ucraina, in un quadro di garanzie internazionali certe ed esigibili, comporterebbe in realtà una cronicizzazione del conflitto, visto l'indisponibilità degli ucraini a subire una dominazione russa e l'impossibilità da parte della Russia o di un eventuale governo ucraino collaborazionista con Mosca di controllare l'intero territorio ucraino;
7) un accordo tra Russia e Ucraina non può replicare lo schema del cosiddetto Memorandum di Budapest, sottoscritto nella capitale ungherese da Usa, Russia, Regno Unito e Ucraina nel 1994, con cui lo Stato ucraino indipendente da soli tre anni ricevette la garanzia internazionale della libertà politica e integrità territoriale in cambio della consegna del proprio arsenale nucleare alla Russia; quanto fosse puramente formale quella garanzia si scoprì nel 2014, quando la Russia occupò il Donbas e annesse la Crimea, senza che per l'Ucraina scattasse alcuna salvaguardia di sicurezza;
8) in ogni caso, qualunque tregua o sospensione delle ostilità che non comporti il ripristino della legalità internazionale esigerà la prosecuzione di un approccio finalizzato a isolare politicamente ed economicamente la Russia, per deteriorarne il potenziale bellico;
9) le operazioni di guerra ibrida condotte ai danni della Georgia, della Moldavia e della Romania hanno semplicemente confermato, se mai ve ne fosse stato bisogno, l'aggressività della Russia e la sua volontà di alterare con la corruzione o con la violenza i processi democratici dei Paesi membri dell'Unione europea o candidati a diventarlo,
impegna il Governo:
1) a continuare a sostenere la difesa della libertà e della sovranità dell'Ucraina entro i confini riconosciuti dal diritto internazionale;
2) a rafforzare, attraverso la prosecuzione degli aiuti militari, finanziari e umanitari, l'effettivo potere negoziale dell'Ucraina nelle trattative finalizzate a un'eventuale tregua del conflitto, finora peraltro escluse da parte della Federazione russa;
3) a promuovere la rapida adesione dell'Ucraina all'Unione europea, come condizione essenziale per favorirne la stabilizzazione politica ed economica e la ricostruzione materiale;
4) a sostenere in sede Ue e Nato e presso tutti i Paesi alleati dell'Italia, a partire dagli Stati Uniti, che qualunque accordo riguardante l'Ucraina non può essere realizzato contro le decisioni delle autorità e la volontà della popolazione del Paese e non può essere estorto con la minaccia dell'abbandono degli ucraini all'aggressione militare russa;
5) a proseguire nel sostegno alle sanzioni alla Russia e a sollecitare gli stati membri dell'Unione europea ad adottare misure efficaci per impedirne l'aggiramento da parte delle imprese europee, attraverso il monitoraggio e il blocco delle riesportazioni di beni critici importati da Paesi terzi;
6) a consolidare le misure restrittive per rispondere alle azioni di guerra ibrida da parte di entità legate alla Federazione russa, relative al sistema informativo, ai processi elettorali e al funzionamento delle istituzioni democratiche, nonché alla compromissione dei servizi d'interesse pubblico e delle infrastrutture critiche.
(6-00151)(Testo modificato nel corso della seduta) «Richetti, Rosato, Bonetti, Onori, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Pastorella, Ruffino».
La Camera,
premesso che:
1) l'aggressione perpetrata dalla Russia contro l'Ucraina costituisce una grave violazione dei principi fondamentali dell'ordine internazionale, in particolare quelli riguardanti il divieto di uso della forza, il rispetto dell'indipendenza, della sovranità e dell'integrità territoriale degli Stati, riconosciuti dalle leggi e dalle convenzioni internazionali;
2) con l'attacco dell'Ucraina, la Russia ha messo a rischio la sicurezza del continente e del globo, destabilizzando le relazioni internazionali e mettendo a repentaglio la stabilità e la pace globale; il diritto fondamentale dell'Ucraina a difendersi va tutelato e sostenuto, con l'obiettivo di ristabilire la pace e il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti internazionali;
3) in coerenza con questi valori, l'Unione europea ha condannato più volte l'aggressione russa e l'intensificazione degli attacchi contro i civili e le infrastrutture ucraine, confermando il sostegno politico, economico e militare da parte dei Paesi dell'Unione europea per quasi 124 miliardi di euro complessivi;
4) il Governo italiano, durante la guida del Presidente Draghi, ha immediatamente espresso una netta condanna dell'aggressione russa nei confronti dell'Ucraina, evidenziando un impegno irremovibile verso la solidarietà con il popolo e le istituzioni ucraine ed ha operato in stretta collaborazione con gli alleati europei e della NATO per fronteggiare con prontezza e determinazione sia la crisi militare sia quella umanitaria derivante dall'aggressione;
5) gli Stati Uniti d'America, durante l'amministrazione del Presidente Joe Biden, si sono fortemente spesi per la causa ucraina deliberando, a più riprese, ingenti pacchetti di aiuti militari, economici e umanitari, dimostrando un coerente e incisivo impegno nella difesa della sovranità nazionale e nella condanna dell'aggressione russa. Tale approccio deciso ha rafforzato l'unità degli alleati della NATO e dell'Unione europea, consolidando una linea comune di opposizione alla Russia;
6) l'intensificarsi del conflitto in Ucraina ha portato a catastrofiche conseguenze umanitarie. Secondo i dati dell'ONU più di 12 mila civili sono stati uccisi dall'inizio della guerra. Tale numero include vittime di attacchi diretti su infrastrutture civili, con un recente aumento a causa dell'uso di droni da combattimento;
7) il presidente eletto statunitense Trump ha dichiarato la volontà di rivedere l'impegno americano nel sostegno all'Ucraina, muovendo forti critiche sull'entità degli aiuti militari e finanziari forniti a Kiev e sostenendo la necessità di un maggiore contributo europeo e, dunque, italiano;
8) tra le intenzioni dichiarate dal presidente eletto, inoltre, vi sarebbe anche quella di avviare negoziati diretti con la Russia per giungere rapidamente a una soluzione del conflitto. Tale approccio ha suscitato interrogativi sulle possibili concessioni che potrebbero essere richieste a Kiev e ai suoi alleati occidentali;
9) nei soli mesi di ottobre, novembre e dicembre del 2024 l'offensiva russa ha portato alla conquista, rispettivamente, di 610 chilometri quadrati, 725 chilometri quadrati e 465 chilometri quadrati;
10) uno studio indipendente statunitense ha messo in luce come nell'oblast di Kursk e in Ucraina, nel corso del 2024, l'esercito russo ha conquistato oltre 4 mila chilometri quadrati di territori (circa sette volte di più di quelli conquistati nel 2023);
11) il conflitto risulta tutt'altro che in una fase di stallo e anche durante i primi giorni dell'anno si sono continuati a registrare attacchi russi. Basti pensare che Kiev ha inaugurato il primo giorno del 2025 subendo un attacco effettuato con centoundici droni che hanno colpito anche il distretto di Pechersk, dove è sito il palazzo della presidenza ucraina;
12) la Russia ha ripreso a colpire infrastrutture critiche del settore energetico in diverse regioni dell'Ucraina, incluse aree vicine ai confini con la Polonia, come la regione occidentale di Leopoli. Con l'impiego di una quarantina di missili e oltre 70 droni, l'obiettivo principale sembra essere il settore energetico, includendo impianti del gas e strutture che supportano il normale funzionamento della vita civile, in un contesto aggravato dal pieno inverno;
13) l'Italia si è impegnata a fornire sin dallo scoppio del conflitto il proprio supporto affinché sia rispettato il diritto internazionale, l'integrità territoriale ucraina, il principio della sicurezza nucleare, il rilascio dei prigionieri di guerra, l'accesso sicuro ai porti del Mar Nero e del Mar d'Azov anche e, soprattutto, a beneficio della sicurezza alimentare a livello globale;
14) la pace richiede il contributo diplomatico di tutti, in particolare delle potenze globali: come ribadito dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, globali sono le responsabilità e le conseguenze dell'aggressione alla legalità internazionale compiuto dalla Federazione Russa;
15) in tale contesto, il conflitto richiederà la pronta elaborazione e attivazione di un piano organico di intervento per la ricostruzione o rigenerazione delle infrastrutture strategiche, di ospedali e scuole, nonché il rilancio dei poli produttivi e delle attività economiche, quali pilastri fondamentali per garantire la ripresa e lo sviluppo economico nonché garantire la piena libertà di autodeterminazione del popolo offeso attraverso la creazione di opportunità economiche concrete e la fruizione dei servizi essenziali;
16) i conflitti in corso mettono altresì in luce la crescente importanza della difesa delle infrastrutture critiche e, tra queste, la centralità della rete cibernetica quale elemento di tutela dell'indipendenza dei Paesi;
17) un sistema di intelligence coordinato ed efficace non solo è fondamentale per monitorare e contrastare sul nascere eventuali azioni belliche ma anche per tutelare il Paese dai cosiddetti attacchi ibridi che spesso usano la leva della disinformazione per destabilizzare dall'interno il tessuto sociale delle nazioni;
18) per il nostro Paese, considerata la centralità geografica nell'area mediterranea, risulta fondamentale mantenere un impegno proattivo nella difesa delle infrastrutture strategiche, quali i cavi sottomarini, affermando una crescente centralità per la resilienza delle infrastrutture digitali a tutela della sicurezza nazionale ed europea;
19) se anche le nuove dinamiche internazionali e i cambiamenti in corso nella politica americana portano forte incertezza circa la continuità del sostegno all'Ucraina, l'impegno dell'Italia deve rimanere costante e fermo nell'affermare i principi del diritto internazionale e la tutela dell'integrità territoriale e della sovranità ucraina,
impegna il Governo:
1) ad operare attivamente per la cessazione immediata delle ostilità, vagliando attraverso ogni canale diplomatico e internazionale la possibilità di accedere ai negoziati per un cessate il fuoco duraturo nonché monitorare l'osservanza di tale eventuale accordo;
2) a garantire all'Ucraina, anche attraverso la nomina di un inviato speciale per la pace, ogni supporto politico, economico, umanitario, diplomatico, al fine di ripristinare la stabilità e la sicurezza della regione e del continente;
3) ad affermare il supporto logistico e di approvvigionamenti all'esercito ucraino attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari all'Ucraina;
4) a intensificare gli sforzi per fornire assistenza diretta alla popolazione civile colpita dal conflitto, espandendo i programmi di aiuto umanitario per includere cibo, alloggio, cure mediche e supporto psicologico, particolarmente durante i mesi invernali e in aree prossime alla linea del fronte;
5) ad adottare una strategia di politica estera e di difesa certa, univoca e coerente con la storica posizione dell'Italia;
6) a consolidare e rafforzare il sostegno all'azione dell'Unione europea e della NATO rispetto alla crisi ucraina, garantendo ogni sostegno utile alla sicurezza e alla stabilità del Vecchio continente, perseguendo una strategia di normalizzazione delle tensioni geopolitiche nel preminente interesse dei civili e del Paese;
7) ad attivarsi tempestivamente nella programmazione degli aiuti – in particolare sul fronte energetico – e della ricostruzione post-bellica dell'Ucraina, con particolare riferimento alle infrastrutture strategiche;
8) ad adottare le misure idonee per potenziare il coordinamento tra le diverse articolazioni del sistema di intelligence al fine di prevenire e fronteggiare le minacce cibernetiche e le attività di disinformazione ostile;
9) a favorire, per quanto di competenza, il rapido iter del disegno di legge che prevede la «Istituzione dell'Agenzia sulla disinformazione e la sicurezza cognitiva» al fine di dotare l'ordinamento di strumenti adeguati e competenze all'altezza delle sfide poste dai nuovi scenari globali.
(6-00152) «Faraone, Gadda, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni».
La Camera
impegna il Governo:
1) ad operare attivamente per la cessazione immediata delle ostilità, vagliando attraverso ogni canale diplomatico e internazionale la possibilità di accedere ai negoziati per un cessate il fuoco duraturo nonché monitorare l'osservanza di tale eventuale accordo;
2) ad affermare il supporto logistico e di approvvigionamenti all'esercito ucraino attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari all'Ucraina;
3) a intensificare gli sforzi per fornire assistenza diretta alla popolazione civile colpita dal conflitto, espandendo i programmi di aiuto umanitario per includere cibo, alloggio, cure mediche e supporto psicologico, particolarmente durante i mesi invernali e in aree prossime alla linea del fronte;
4) a consolidare e rafforzare il sostegno all'azione dell'Unione europea e della NATO rispetto alla crisi ucraina, garantendo ogni sostegno utile alla sicurezza e alla stabilità del Vecchio continente, perseguendo una strategia di normalizzazione delle tensioni geopolitiche nel preminente interesse dei civili e del Paese.
(6-00152)(Testo modificato nel corso della seduta) «Faraone, Gadda, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni».
La Camera,
premesso che:
1) la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella sua relazione alla Camere in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2024, ha affermato che «dovremo essere pronti a verificare la possibilità di nuovi strumenti di debito comune»;
2) la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella sua relazione alle Camere in vista del Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre 2024, ha ribadito come fosse «vitale progredire rapidamente sulla strada dell'autonomia strategica aperta e cercare soluzioni innovative per garantire fondi adeguati agli investimenti necessari, ad esempio avviando un dialogo concreto sulla possibilità di emettere obbligazioni europee per investimenti nella difesa»;
3) il Ministro delle finanze polacco, Andrzej Domański, alla presidenza di turno dell'Unione europea, ha confermato alla riunione Ecofin del 21 gennaio 2025 che tra le priorità del semestre ci sarà «la discussione sul finanziamento della difesa e della sicurezza nell'Unione europea, anche con la partecipazione della Banca europea per gli investimenti, e che la Presidenza collaborerà strettamente con Commissione, altre istituzioni europee e partner strategici per sviluppare nuove soluzioni in questo settore volte a migliorare sia la capacità di difesa degli Stati membri sia lo sviluppo dei loro settori industriali e di Ricerca & Sviluppo»;
4) la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in occasione della conferenza di Davos, sempre il 21 gennaio 2025 ha ribadito che «abbiamo sostenuto l'Ucraina fino a ora e continueremo a sostenerla finché necessario, senza dimenticare che non si tratta solo della sicurezza dell'Ucraina ma anche della sicurezza europea»;
5) il discorso inaugurale del nuovo Presidente americano, Donald Trump, il 20 gennaio 2025 a Washington, non ha fornito indicazioni univoche sulla continuità con la precedente amministrazione circa il sostegno militare e finanziario all'Ucraina nella sua resistenza alla perdurante aggressione russa;
6) il 10 gennaio 2024 la Camera ha approvato a larga maggioranza una risoluzione di +Europa, Azione e Italia Viva che impegnava il Governo «ad assumere tutte le iniziative necessarie affinché gli asset bancari dello Stato russo congelati possano essere trasferiti allo Stato ucraino» in nome del principio del «Make Russia Pay»,
impegna il Governo:
1) a proseguire con determinazione e con le risorse e gli strumenti a disposizione nel supporto alle autorità governative dell'Ucraina, anche tramite la fornitura di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari, in conformità con l'Unione europea e la NATO;
2) a lavorare con gli altri Stati membri dell'Unione e le istituzioni europee per l'individuazione di strumenti di debito comune europeo per i beni pubblici europei, a partire dal finanziamento di investimenti comuni sulla difesa atti a fornire ai cittadini europei, in un momento di grande incertezza geopolitica, maggiori garanzie di sicurezza;
3) a promuovere in Europa e in tutte le sedi opportune – nel pieno rispetto del criterio di proporzionalità previsto dal diritto internazionale – l'iniziativa di destinare gli asset bancari russi congelati all'estero – tutti, non solo gli interessi come deciso dal G7 sotto presidenza italiana e fatta propria dall'esecutivo comunitario – per la difesa e la ricostruzione delle infrastrutture ucraine devastate dall'aggressione russa, raccogliendo la richiesta lanciata il 15 gennaio 2025 dal Presidente Zelensky.
(6-00153) «Della Vedova, Magi».
La Camera
impegna il Governo:
1) a proseguire con determinazione e con le risorse e gli strumenti a disposizione nel supporto alle autorità governative dell'Ucraina, anche tramite la fornitura di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari, in conformità con l'Unione europea e la NATO;
2) a lavorare con gli altri Stati membri dell'Unione e per le istituzioni europee per l'individuazione di strumenti di investimento comuni sulla difesa atti a fornire ai cittadini europei, in un momento di grande incertezza geopolitica, maggiori garanzie di sicurezza;
3) a promuovere in Europa e in tutte le sedi opportune – nel pieno rispetto del criterio di proporzionalità previsto dal diritto internazionale – l'iniziativa di destinare gli asset russi congelati all'estero per la difesa e la ricostruzione infrastrutturale ucraina.
(6-00153)(Testo modificato nel corso della seduta) «Della Vedova, Magi».
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
Intendimenti del Governo in merito alla proposta di modifica dell'articolo 16 della legge n. 84 del 1994 avanzata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ai fini della tutela del lavoro portuale e della competitività dei porti italiani – 3-01680
PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
fra le proposte di riforma concorrenziale ai fini della legge annuale per il mercato e la concorrenza per l'anno 2024 relative al sistema portuale, contenute nella segnalazione inviata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato al Governo, ha destato perplessità e dissenso quella relativa a manodopera e autoproduzione. Infatti, affermerebbe che a limitare la competitività dei porti italiani sarebbe il maggior tempo in media richiesto per le operazioni portuali;
la soluzione proposta dall'Autorità è «una maggiore flessibilità nell'uso della manodopera» oggi «limitata, tra le altre cose, dal divieto dello scambio di manodopera tra le diverse aree demaniali date in concessione alla stessa impresa o a soggetti comunque alla stessa riconducibili (...) e dalle pesanti restrizioni cui è stato assoggettato il ricorso all'autoproduzione»;
in altri termini, si suggerisce di eliminare il divieto di scambio di manodopera e modificare l'articolo 16 della legge portuale n. 84 del 1994 in modo che il ricorso all'autoproduzione sia a totale discrezione dell'armatore e non più condizionato dall'eventuale indisponibilità di manodopera portuale;
il segretario nazionale della Filt Cgil Amedeo D'Alessio dichiara: «L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ancora una volta tenta di intervenire a gamba tesa sul settore della portualità, provando nuovamente a minare l'attuale norma che regolamenta l'autoproduzione delle operazioni portuali»;
e prosegue: «Il mercato regolato dei porti risulta l'elemento imprescindibile per un corretto funzionamento del sistema logistico portuale poiché non permette che singole società condizionino le tariffe e i prezzi al consumo ad esclusivo appannaggio dei propri interessi e a discapito di tutti, a partire dai lavoratori»;
la proposta dell'Antitrust, invece, a giudizio dell'interrogante faciliterebbe la deregolamentazione del lavoro sulle banchine mettendo a rischio la tutela dei lavoratori, eliminando i vincoli ad oggi vigenti. Con l'atto 3-01461, l'interrogante aveva affrontato il tema chiedendo di salvaguardare il lavoro portuale nei modi in cui è stato disciplinato nel tempo. Tuttavia, nonostante la conferma da parte del Ministro interrogato di voler mantenere ben saldo questo profilo contro ogni forma di liberalizzazione e di libera autoproduzione, di fatto con queste modifiche proposte dall'Antitrust l'impegno rischia però di venire disatteso –:
quali iniziative di competenza intenda porre in essere affinché sia garantita la tenuta dell'attuale assetto, tutelando la qualità dell'operato e l'occupazione dei lavoratori portuali, specificando con chiarezza quale sia la posizione del Governo in merito alla ipotesi di modifica dell'articolo 16 della legge n. 84 del 1994 in favore della autoproduzione.
(3-01680)
Iniziative in merito alla concessione di una proroga per il rifacimento del ponte Preti e di altre infrastrutture strategiche nella città metropolitana di Torino – 3-01681
RUFFINO, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il ponte Preti, situato lungo la strada statale 565 Pedemontana tra Baldissero e Strambinello, rappresenta un'infrastruttura cruciale per il collegamento tra Ivrea e il Canavese occidentale, che versa però in condizioni vetuste, essendo stato costruito più di un secolo fa;
il progetto per il rifacimento del ponte e il relativo finanziamento, pari a 19 milioni di euro, stanziato nel 2019 e inizialmente previsto per la costruzione di una struttura in cemento, sono stati recentemente rivisti dall'Anas, che ha proposto di realizzare una struttura in acciaio più moderna ed efficiente. Ciò ha comportato la necessità di rivedere il progetto iniziale, procurando un inevitabile allungamento dei tempi;
il decreto-legge n. 89 del 2024 ha stabilito che i lavori relativi a tali finanziamenti debbano essere appaltati entro il 31 dicembre 2024, pena la decadenza dei fondi;
la città metropolitana di Torino, incaricata della progettazione, ha dichiarato l'impossibilità di rispettare la scadenza a causa della complessità dell'iter progettuale, del passaggio delle competenze ad Anas e delle difficoltà legate alla pandemia da COVID-19 che, all'epoca, hanno ritardato l'inizio dei lavori;
la mancata proroga ha, di fatto, compromesso non solo il finanziamento per il nuovo ponte Preti, ma anche per altre infrastrutture urgenti nella città metropolitana di Torino, come il ponte di Borgo Revel a Verolengo, quello tra Cirié e Robassonero, tra Settimo Torinese e Castiglione, e i ponti di proprietà Anas di Romano Cavanese e Settimo Vittone, per un totale di quasi 100 milioni di euro;
negli scorsi mesi hanno avuto luogo diverse iniziative di sensibilizzazione nei confronti del Governo da parte dei sindaci direttamente interessati, a cui hanno partecipato anche rappresentanti sindacali, consiglieri regionali di diversi schieramenti politici e il vicesindaco metropolitano, a dimostrazione della centralità dell'opera per l'intero territorio e della sua natura strategica relativamente al miglioramento della viabilità e della sicurezza stradale che deriverebbe dal rifacimento;
la scadenza dei finanziamenti costituisce un enorme danno che ostacolerà lo sviluppo locale e comprometterà la competitività delle imprese;
il Governo ha più volte affermato che la manutenzione dei ponti esistenti, nonché la realizzazione di nuovi ponti, rappresenta una priorità volta a garantire la mobilità in sicurezza dei cittadini –:
se non intenda adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, affinché venga concessa una proroga dei termini previsti e vengano trovate soluzioni condivise per superare gli ostacoli tecnici e procedurali che rallentano la realizzazione dell'opera in oggetto e di tutte le opere.
(3-01681)
Chiarimenti in merito all'effettivo coinvolgimento di tutti gli organismi competenti ai fini della validazione tecnica del progetto del Ponte sullo Stretto di Messina – 3-01682
BONELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la conclusione della procedura di Via sul progetto del Ponte dello Stretto di Messina da parte del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, a seguito del parere della Ctvia-Vas n. 19 del 13 novembre 2024 e la conclusione della Conferenza dei servizi presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, rende imminente l'esame del progetto da parte del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile;
nella trasmissione Report di domenica 19 gennaio 2025 relativa al Ponte, è stato intervistato il professor Carlo Doglioni, presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e scienziato di fama internazionale, il quale ha evidenziato criticità legate alle questioni sismiche a partire dal valore sottostimato della Pga, peak ground acceleration;
nel terremoto di Amatrice e in Abruzzo quei valori sono stati rispettivamente 0,66 g e 0,86 g, mentre per il Ponte sullo Stretto di Messina è stato previsto nel progetto un valore di 0,58 g;
nel terremoto del 19 gennaio 2025 a Taiwan, di magnitudo pari 6 gradi della scala Richter, è stata rilevata un'accelerazione con valore Pga pari a 2,15 g;
il pilone del ponte di Cannitello poggia su una faglia ritenuta capace e attiva dagli stessi documenti di progetto e non solo dal catalogo Ithaca di Ispra;
nella giornata di lunedì 20 gennaio 2025 la società Webuild ha annunciato di voler denunciare penalmente i giornalisti della trasmissione Report e tutti gli intervistati per le affermazioni false e diffamatorie. A supporto della tesi, Webuild ha reso pubblico un accordo tra il Dipartimento della scienza della Terra dell'università La Sapienza e l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia;
l'accordo con l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia mostrato da Webuild è stato sottoscritto il 26 settembre 2024, mentre il documento in cui si indica la partecipazione diretta dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia era stato consegnato 20 giorni prima, il 6 settembre (come risulta nell'intestazione dell'elaborato di progetto AMW3252), e poi pubblicato dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica nell'ambito della procedura Via il 13 settembre 2024, prima della stipula di ogni accordo con l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia;
quello mostrato da Webuild è un accordo che ha omesso di far vedere l'allegato tecnico;
l'accordo e l'allegato tecnico confermano che non c'è stato nessun coinvolgimento dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia sugli aspetti sismici dell'opera –:
quale organismo tecnico dello Stato validerà il progetto, considerando che finora i pareri e le valutazioni di organismi tecnici dello Stato non sono stati considerati, come nel caso di Ispra o Ingv, o addirittura non consultati come nel caso del Consiglio superiore dei lavori pubblici, deputato per legge a valutare questa tipologia di progetti, avendo assegnato la fattibilità e la valutazione del progetto al soggetto proponente.
(3-01682)
Iniziative volte a favorire lo sviluppo della produzione energetica da biomasse e a rimuovere gli ostacoli alla neutralità tecnologica – 3-01674
SQUERI, BATTILOCCHIO e CASASCO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
la regione Lombardia, una delle regioni più colpite dal superamento dei limiti di emissione, ha compiuto un passo avanti nella lotta all'inquinamento da particolato con l'approvazione di una delibera di giunta regionale (Dgr n. 3649), il 16 dicembre 2024, che introduce limiti di emissione stringenti per gli impianti a combustione. Con tale delibera si individuano nuovi requisiti emissivi per gli impianti termici civili alimentati a biomassa con potenza termica superiore a 35 chilowatt;
si tratta nuovi livelli di prestazione rispetto alla precedente normativa. Il decreto ministeriale n. 186 del 2017 identificava quale migliore tecnologia (caldaie 5 stelle) un limite di emissione di 10 mg di particolato. La Lombardia aveva già dimezzato questo valore portandolo a 5 mg/Nm3 con la delibera di giunta regionale n. 5360. Con la delibera di giunta regionale n. 3649 si introducono livelli a 2,5 mg e 1 mg, validi rispettivamente sopra e sotto la quota altimetrica di 300 metri sul livello del mare, in caso di sostituzione di apparecchi alimentato a gas oppure gasolio;
la novità sta nel fatto che anche alcuni moderni impianti a biomassa sono in grado di raggiungere questi livelli di prestazione. Grazie all'applicazione di misure primarie e secondarie di abbattimento delle emissioni esistono già oggi impianti che emettono appena 0,2 mg di particolato, al pari delle migliori tecnologie a gas disponibili;
con questa delibera di giunta regionale la Lombardia supera gli obiettivi della direttiva Ecodesign e sposta l'attenzione dal tipo di combustibile utilizzato all'efficienza tecnica dell'impianto, togliendo espressamente ogni ostacolo al ricorso alle biomasse;
le biomasse, fonte energetica disponibile su tutta la penisola e sottoutilizzata, possono concorrere alla decarbonizzazione. In Italia è utilizzato solo il 18 per cento della crescita boschiva, che corrisponde a 7,9 milioni di tonnellate equivalenti petrolio. Se si utilizzasse il 67 per cento (media europea) si otterrebbero 30 milioni di tonnellate equivalenti petrolio termici, pari al 70 per cento dei 43,5 milioni di tonnellate equivalenti petrolio termici prodotti col gas;
in un contesto di crisi energetica e di crescita della domanda di energia elettrica per via dello sviluppo di settori ad alta intensità energetica come quello dei data center per l'intelligenza artificiale, è indispensabile poter contare su un ventaglio più ampio possibile di soluzioni da fonti rinnovabili –:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per favorire lo sviluppo della produzione energetica da biomasse, e più in generale delle bioenergie, a fronte degli sviluppi (integralmente italiani) sopra illustrati, rimuovendo gli ostacoli che, anche a livello locale, impediscono la piena attuazione del principio della neutralità tecnologica.
(3-01674)
Elementi relativi alla sicurezza sismica e al rispetto delle normative ambientali del progetto del Ponte sullo Stretto di Messina – 3-01675
SIMIANI, BARBAGALLO, BRAGA, CURTI, EVI, FERRARI, BAKKALI, CASU, GHIO, MORASSUT e FORNARO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
nel novembre 2024 è stato pubblicato il parere n. 19 della Commissione – Via e Vas sul Ponte sullo Stretto di Messina, un'opera inutile, costosa e pericolosa, che al momento ha il solo effetto di drenare risorse che si sarebbero potute utilizzare per strade, ferrovie e infrastrutture diffuse;
la composizione della Commissione è stata integrata, con decreto del Ministro interrogato, a pochi giorni dall'espressione del parere, da componenti di dubbia autorevolezza e di chiara appartenenza politica della maggioranza;
il citato parere rileva la non ottemperanza delle prescrizioni poste nel 2003 al progetto preliminare e pone 62 prescrizioni all'attuale progetto definitivo aggiornato che confermano tutte le eccezioni sollevate dalla città metropolitana di Reggio Calabria e dalla città di Villa San Giovanni, soprattutto circa la carenza di studi di dettaglio specifici, progetto di cantierizzazione e progetti di risoluzione delle interferenze;
il parere, rinviando ogni valutazione di compatibilità ambientale ad un giudizio di ottemperanza previsto, per la maggior parte delle prescrizioni, «prima della presentazione della progettazione esecutiva», non dà sufficienti garanzie;
gli approfondimenti e le integrazioni documentali richieste presuppongono l'esecuzione di analisi e indagini di campo che non sono mai state effettuate, approfondimenti che difficilmente potranno risolversi nel giro di pochi mesi;
inoltre, la Valutazione d'incidenza ambientale (Vinca) si esprime negativamente su alcune aree ricomprese nei siti della Rete Natura 2000, disciplinate dalla direttiva 92/43/CEE «Habitat» per le quali si propongono misure di compensazione che si configurano, a giudizio degli interroganti, come deroga alla direttiva stessa;
permangono dubbi, inoltre, circa la sicurezza sismica dell'opera, data l'ubicazione in una delle aree a più alto rischio sismico del continente europeo. Per non parlare della circostanza che uno dei piloni del ponte, in località «Cannitello», sorgerà su una faglia attiva che, a detta della Società Stretto di Messina, non risulta essere una faglia sismogenetica, ovvero in grado di produrre scuotimento sismico del suolo;
a fronte di tale granitica certezza, l'assenza di un mandato formale e trasparente all'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia per svolgere una valutazione istituzionale sul rischio sismico solleva interrogativi sull'effettiva affidabilità delle analisi presentate finora e potrebbe compromettere la credibilità complessiva del processo decisionale –:
come si intendano escludere i rischi sulla sicurezza sismica e il pieno rispetto delle normative ambientali, anche mediante il conferimento di un mandato ufficiale all'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia per lo svolgimento di studi relativi al rischio sismico dell'opera.
(3-01675)
Iniziative in merito alla ricerca e produzione di energia nucleare di terza e quarta generazione e da fusione in Italia – 3-01676
LUPI, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
l'Italia vanta competenze e conoscenze di eccellenza nel campo dell'energia nucleare, un patrimonio scientifico e industriale che risulta anche dalle alte responsabilità ricoperte da personalità accademiche e da imprese italiane, che ottengono commesse in numerosi Stati esteri per realizzare impianti di produzione e sperimentazioni innovative;
il Governo e la maggioranza che lo sostiene hanno espresso più volte l'intenzione di riavviare il percorso di produzione di energia nucleare, al fine di realizzare un processo di approvvigionamento caratterizzato da un mix energetico diversificato e sostenibile;
nel corso della seduta del 5 marzo 2024, le Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive) hanno deliberato, inoltre, lo svolgimento di un'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione;
il 15 gennaio 2025, il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, è intervenuta al World Future Energy Summit di Abu Dhabi valorizzando la sperimentazione sulla tecnologia di fusione nucleare, che «può produrre energia pulita, sicura e illimitata e trasformare l'energia da un'arma geopolitica a una risorsa accessibile che può cambiare la storia»;
il 20 gennaio 2025, il Ministro interrogato ha dichiarato: «Questa settimana il disegno di legge sul nucleare andrà al Dagl, il dipartimento di Palazzo Chigi che farà la verifica di ordine giuridico e poi arriverà nel primo Consiglio dei ministri utile. Dipende dal calendario di Palazzo Chigi, ma credo entro 15 giorni» –:
quali iniziative intenda assumere al fine di garantire un orizzonte di lungo periodo per la ricerca, la sperimentazione e la produzione di energia nucleare di terza e quarta generazione e da fusione in Italia, assicurando condizioni ottimali di innovazione, sostenibilità economica e concorrenza delle imprese che potranno realizzare gli impianti industriali dedicati.
(3-01676)
Iniziative in ordine alla necessità di garantire la sicurezza e la funzionalità della diga Trinità e di prevenire nuove crisi idriche in Sicilia – 3-01677
FARAONE, GADDA, DEL BARBA, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:
la Regione Siciliana vive una crisi idrica cronica, acuitasi negli ultimi anni come testimoniato dalla dichiarazione dello stato di emergenza deliberata dal Consiglio dei ministri nel maggio 2024;
in molte province siciliane è stata effettuata la turnazione dell'acqua, spesso sottratta all'agricoltura, e in diversi casi si è assistito all'impiego di autobotti per il trasporto dell'acqua;
nonostante il rischio di emergenze idriche sempre più frequenti, non risultano interventi strutturali significativi per migliorare la capacità degli invasi siciliani, limitare le perdite della rete idrica che disperde oltre il 50 per cento dell'acqua o completare dighe incompiute;
il progetto di nuovi dissalatori nella regione non risulta in alcuni casi efficace nel breve periodo, visto il tempo per la costruzione e messa a regime delle opere, inefficiente in altri casi in quanto la quantità d'acqua prodotta dai dissalatori mobili sarebbe a dir poco irrisoria rispetto alle necessità;
appare critica anche la situazione della diga Trinità, situata a Castelvetrano (Trapani), che è stata gestita in esercizio limitato dal 2022 per motivi di sicurezza, con una quota di accumulo massima fissata a 62 metri sul livello del mare. Qualora tale quota venga superata, sussiste l'obbligo di scaricare l'acqua in mare, vanificando il suo ruolo di riserva strategica idrica;
il Governo ha recentemente trasmesso una comunicazione ufficiale alla Regione Siciliana, evidenziando gravi criticità nella sicurezza strutturale della diga, segnalando inoltre l'assenza di adeguata manutenzione e la possibilità di raggiungere stati limite con conseguenti rischi per la popolazione e il territorio;
a partire da aprile 2024, è stato avviato il procedimento per la progressiva riduzione dei livelli idrici fino alla messa fuori esercizio definitiva della diga, lasciando però alla regione la possibilità di presentare, entro 20 giorni, osservazioni e proposte di intervento per rispondere alle criticità. Non risulta pervenuta alcuna risposta dalla Regione Siciliana in merito alle criticità riscontrate riguardanti la diga;
la chiusura definitiva della diga Trinità comporterebbe gravissimi danni economici e sociali per un territorio a forte vocazione agricola, già colpito da cali produttivi significativi in vigneti e uliveti a causa della scarsità d'acqua;
la regione non ha mai avviato le opere di messa in sicurezza richieste dal Ministero delle infrastrutture per garantire la piena operatività della diga, mettendo a rischio l'intero sistema agricolo della zona e la disponibilità idrica per i cittadini –:
cosa intenda fare il Governo nazionale per assicurare la piena funzionalità della diga Trinità e quali azioni stia mettendo in campo per prevenire una eventuale prossima crisi idrica come quella già vissuta l'estate e l'autunno 2024.
(3-01677)
Iniziative volte a promuovere nelle scuole la cultura della prevenzione del rischio idrogeologico e dei rischi naturali – 3-01678
BIGNAMI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, URZÌ, DE CORATO, KELANY, MAIORANO, MICHELOTTI, MURA, SBARDELLA, AMORESE, CANGIANO, DI MAGGIO, MATTEONI, MOLLICONE, PERISSA e ROSCANI. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:
le mutazioni climatiche in atto, causa di numerosi fenomeni da governare per la loro virulenza e imprevedibilità, mettono drammaticamente in evidenza il problema del dissesto idrogeologico e della necessità di norme comportamentali comuni e di prevenzione;
negli ultimi anni, infatti vi è stato un susseguirsi di eventi in tempi molto più ravvicinati che, oltre ad interessare regioni a rischio idrogeologico conclamato, si sono verificati in aree geografiche non particolarmente esposte e preparate a gestire il rischio rispetto alle conoscenze scientifiche note;
in particolare, i recenti eventi di dissesto hanno reso necessarie delle riflessioni sulle attività legate al contenimento del rischio idrogeologico e sulle procedure di allertamento;
il Ministro interrogato ha recentemente evidenziato l'estrema importanza della prevenzione in questa epoca di cambiamenti climatici ed ha annunciato che le buone pratiche di protezione civile saranno insegnate nelle scuole;
conoscere il rischio e sapere bene cosa fare in caso di emergenza è fondamentale per la salvaguardia propria e degli altri. Per questo motivo è indispensabile formare gli studenti insegnando quali attività si debbano porre in essere per fronteggiare un evento calamitoso in un determinato territorio;
il protocollo d'intesa per «Azioni di collaborazione per la sicurezza nelle scuole e la diffusione della cultura della protezione civile» firmato tra il Ministro interrogato e il Ministro dell'istruzione e del merito persegue l'obiettivo principale di rafforzare la collaborazione tra le due istituzioni per promuovere la cultura della sicurezza e della prevenzione dei rischi nelle scuole italiane –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda attuare volte a promuovere nelle scuole le discipline necessarie alla prevenzione sul rischio idrogeologico e ai comportamenti da adottare in merito ai rischi naturali.
(3-01678)
Iniziative per promuovere lo sport e modernizzare gli impianti sportivi scolastici – 3-01679
MIELE, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:
l'approvazione all'unanimità della riforma costituzionale per l'introduzione dello sport in Costituzione è stata una rivoluzione culturale per il Paese che ora riconosce appieno il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme;
il 20 gennaio 2025 la Camera dei deputati ha avviato l'esame in Assemblea delle disposizioni volte all'introduzione dei «Nuovi Giochi della Gioventù», manifestazione che la Lega ha fortemente voluto rimettere al centro della vita scolastica dei nostri giovani considerando la formazione sportiva un eccellente strumento di apprendimento cognitivo, formativo, relazionale e di socializzazione;
dopo famiglia e scuola è senza dubbio lo sport uno strumento decisivo per l'educazione e la formazione dei bambini e dei ragazzi, pertanto il movimento non può essere un'attività praticata ed è fondamentale una forte e profonda alleanza tra scuola e sport per attivare una positiva contaminazione di valori in grado di trasformare e migliorare sensibilmente la vita dei bambini;
è dimostrato che l'attività fisica garantisca all'organismo vantaggi per la salute a tutte le età, ma è soprattutto in età scolare che gli insegnamenti e i benefìci dello sport trasformano il bambino in un adulto sano e responsabile, tuttavia rimane alta la quota di minori sedentari anche a causa di disparità di reddito: la valorizzazione dell'attività sportiva a scuola e delle palestre scolastiche può ridurre questo ostacolo;
questo Governo ha impegnato risorse del PNRR e proprie per il recupero e l'implementazione degli impianti sportivi scolastici, per quelli delle periferie e per i piccoli comuni infatti, nonostante il contraccolpo della pandemia e un quadro congiunturale dominato da continui shock esogeni, il settore sportivo ha dimostrato una straordinaria capacità di reazione, grazie soprattutto al dinamismo degli enti locali (proprietari del 70 per cento degli impianti sportivi);
per inaugurare una nuova stagione di investimenti e così centrare l'obiettivo dello sport per tutti è necessario superare i vincoli che frenano l'avvio di un processo di ammodernamento infrastrutturale, promuovendo un ricorso più spinto a modelli di partenariato pubblico-privato semplificando ulteriormente le procedure amministrative e adottando adeguati sistemi di valutazione di impatto per garantire l'efficace allocazione delle risorse pubbliche e massimizzare le ricadute per la collettività –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda attuare affinché, anche attraverso l'organizzazione dei Nuovi Giochi per la Gioventù, possa compiersi un ciclo virtuoso che veda tutti gli impianti sportivi scolastici ammodernati e pienamente utilizzati al servizio dell'intera collettività.
(3-01679)
Iniziative di competenza per garantire il raggiungimento degli obiettivi di copertura degli asili nido su base nazionale e regionale previsti dal PNRR e dal Piano strutturale di bilancio – 3-01683
SPORTIELLO, TORTO, SCUTELLÀ, QUARTINI, SCERRA, DI LAURO, BRUNO e MARIANNA RICCIARDI. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:
il 15 gennaio 2025 l'Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) ha pubblicato un focus sullo stato di attuazione del potenziamento degli asili nido, valutando il raggiungimento degli obiettivi previsti sia nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (realizzazione di 150.480 nuovi posti complessivi) sia nel Piano strutturale di bilancio (copertura del 33 per cento su base nazionale e almeno del 15 per cento su base regionale per asili nido);
il finanziamento complessivo è di 4,57 miliardi di euro, 3,24 dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e il resto da fondi nazionali; secondo quanto sottolineato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, nonostante la centralità di questo intervento, volto a contrastare il declino demografico, ridurre i divari territoriali, promuovere la parità di genere e l'occupazione femminile, emergono alcune criticità nella sua realizzazione;
secondo il cronoprogramma finanziario, dei 3,24 miliardi di euro delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza a tutto il 2024 avrebbero dovuto essere spesi 1,7 miliardi di euro; ne risultano effettivamente utilizzati circa la metà (816,7 milioni di euro), i restanti 2,4 miliardi di euro dovrebbero ricadere nel prossimo biennio;
la quasi totalità degli interventi avviati nel 2020 o nel 2021 sono in una fase esecutiva e solo circa il 3 per cento è concluso; nel Centro e nel Nord si evidenzia una leggera prevalenza di progetti in esecuzione (rispettivamente 72,7 e 70,9 per cento) rispetto al Mezzogiorno (69 per cento);
permangono – sottolinea l'Ufficio parlamentare di bilancio – incertezze sul conseguimento dell'obiettivo PNRR sia in termini quantitativi (realizzare 150.480 nuovi posti complessivi) sia temporali (entro giugno 2026) e nello scenario più favorevole, la distanza dall'obiettivo PNRR sarebbe marginale, circa 500 posti, fino a salire a circa 26.000 posti in quello meno favorevole;
con precedenti atti abbiamo chiesto, senza avere risposta, del grave ridimensionamento del fabbisogno di asili nido a livello regionale con l'inedito obiettivo di copertura di almeno il 15 per cento su base regionale; a riguardo anche l'Ufficio parlamentare di bilancio sottolinea come anche con la piena realizzazione degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza la quasi totalità dei comuni con meno di 500 abitanti (96,6 per cento) ne resterebbe priva e, più in generale, l'81,4 per cento dei territori che non aveva alcun asilo continuerebbe a non averlo e alcuni comuni di grandi dimensioni rimarrebbero con un'offerta inadeguata rispetto al bacino di utenti –:
quali iniziative di competenza intenda intraprendere con l'urgenza necessaria affinché in ciascuna regione e in ciascun territorio del nostro Paese sia soddisfatto almeno il 33 per cento del fabbisogno di asili nido.
(3-01683)
COMUNICAZIONI DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA SULL'AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 86 DEL REGIO DECRETO 30 GENNAIO 1941, N. 12, COME MODIFICATO DALL'ARTICOLO 2, COMMA 29, DELLA LEGGE 25 LUGLIO 2005, N. 150
Risoluzioni
La Camera,
udita la Relazione del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150, la approva.
(6-00154) «Bignami, Molinari, Barelli, Lupi».
La Camera,
udite le comunicazioni e preso atto della relazione presentata dal Ministro della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 3 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, lettera a), della legge 25 luglio 2005, n. 150;
premesso che:
1) le comunicazioni odierne rappresentano un atto di assunzione di responsabilità in termini di definizione programmatica della politica in materia di amministrazione della giustizia, alla luce del ruolo cardine che la stessa ricopre per la qualità della democrazia e per la tutela dei diritti dei cittadini;
2) l'efficienza del sistema giudiziario rappresenta una condizione essenziale per la promozione dello sviluppo economico del Paese perché ne favorisce la competitività e l'attitudine ad attrarre investimenti internazionali, soprattutto in presenza di procedure giurisdizionali capaci di garantire adeguatamente l'attuazione delle obbligazioni contrattuali, ed, esattamente in questa direzione, sono andate, infatti, le riforme approvate dal Parlamento nella scorsa legislatura, necessarie al fine di rispettare gli impegni e i tempi previsti dal PNRR, il quale, per il settore giustizia, ha impegnato il Paese con l'Europa ad attuare riforme strategiche; non esiste democrazia in senso sostanziale se non esiste una giurisdizione autonoma, indipendente, responsabile, competente, efficiente, equilibrata, adeguatamente finanziata. Pertanto, divengono decisivi il ruolo di Governo e Parlamento nell'assicurare il rispetto del principio di autonomia e indipendenza, l'investimento di risorse necessarie per l'esercizio della giurisdizione, la leale cooperazione tra i poteri dello Stato, l'assunzione di personale amministrativo e di magistrati, l'approvazione di norme chiare, finalizzate alla semplificazione del sistema, lontane da ostilità verso la magistratura e pregiudizi verso l'amministrazione della giustizia;
3) la scelta del Governo, sin dalla legge di bilancio 2023, è stata quella di procedere con una serie di tagli significativi di risorse in diversi settori, in particolare in quello della Giustizia, dove il taglio più preoccupante ha riguardato in particolare le risorse da destinare al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, tagli mai ripristinati, neanche nella legge di bilancio per il 2025;
4) la legge di Bilancio 2025 nel comparto giustizia e in particolare sul sistema dell'esecuzione della pena ha operato significative riduzioni, tutto il sistema della giustizia tra 2025 e 227 subisce un ulteriore taglio di 500 milioni, in particolare risultano concentrati principalmente, sui programmi Amministrazione penitenziaria, Giustizia civile e penale, Transizione digitale, analisi statistica e politiche di coesione;
5) la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sin dal discorso di insediamento alle Camere, quando ha brevemente toccato i temi della giustizia, ha evidenziato la riproposizione del modello tradizionalista e anacronistico della destra italiana che tende a collegare la sicurezza alla previsione di nuovi reati e all'aumento della popolazione carceraria; tale modello si mostra sempre fallimentare e anche in questi ormai due anni e mezzo di legislatura sta mostrando tutta la propria inadeguatezza;
6) il Ministro della giustizia Nordio, nel corso delle audizioni sulle linee programmatiche del suo dicastero presso le Commissioni giustizia del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, aveva affermato che la reclusione fosse necessaria solo per i reati di grave allarme sociale e per quanto riguarda i reati minori, sotto l'aspetto preventivo e sotto l'aspetto rieducativo, esistessero sanzioni assai più efficaci della detenzione, più volte ribadendo la necessità di un modello di giustizia che superasse la cultura panpenalistica e pancarceraria, e tuttavia, al contrario degli annunci si assiste ad un diffuso ricorso al penalismo emozionale;
7) il Governo, infatti, sin dall'inizio del suo mandato, ha improntato i propri interventi ad un approccio puramente punitivo che ha portato ad una produzione continua di nuove fattispecie di reato. Un diritto penale ad uso e consumo della maggioranza parlamentare, che è da un lato pericoloso per le libertà dei cittadini e, dall'altro, anche se può sembrare anti-intuitivo, non ha mai prodotto alcun beneficio per la sicurezza del Paese perché promuove un modello ideologico, contraddittorio e tendenzialmente inefficace. Per ogni fatto di cronaca, che ha assunto rilevanza mediatica, la risposta del Governo è stata creare un nuovo reato punito con il carcere;
8) da ultimo basti pensare al disegno di legge recante Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario, Atto Senato 1236, approvato dalla Camera dei deputati e attualmente all'esame di questa Camera, che non solo inasprisce le sanzioni penali già previste, ma introduce ben 24 nuove fattispecie di reato, che vanno ad aggiungersi 48 nuovi reati già approvati nel corso di questa legislatura, un approccio repressivo che desta particolari preoccupazioni, come denunciato da autorevoli esponenti del mondo della dottrina, della magistratura e dell'avvocatura, oltre che da diversi organi di informazione;
9) con il citato disegno di legge sicurezza ora all'esame del Senato si segna, dunque, un ulteriore passaggio di grado delle politiche criminogene del Governo. I reati che si vogliono punire non sono, infatti, reati maturati in contesti di criminalità ma in contesti di disagio sociale, familiare e minorile. Nonostante nel nostro Paese si registri una riduzione del numero dei reati commessi, mai un pacchetto sicurezza aveva introdotto nel suo insieme un numero così spropositato di aumenti di pena e di aggravanti, con norme cosi manifestamente in contrasto con tutti i principi costituzionali che dovrebbero governare il diritto penale: proporzionalità, eguaglianza, offensività, determinatezza e soprattutto ragionevolezza della pena;
10) come noto l'Italia figura da sempre, tra i Paesi con gli istituti penitenziari più affollati dell'Unione Europea, la cui situazione gravemente compromessa è testimoniata e confermata, in termini assolutamente drammatici, dal numero allarmante di suicidi in carcere. Secondo quanto rilevato dal report – con dati aggiornati al 10 gennaio scorso – del Garante nazionale delle persone private della libertà – l'indice di sovraffollamento carcerario nel nostro Paese è del 132,05 per cento;
11) detenuti nelle carceri italiane sono 61.852, a fronte di 46.839 posti disponibili, con un divario di 4.473 posti rispetto alla capienza regolamentare di 51.312, legato, tra le altre cose, anche all'attuale inagibilità di diverse camere di pernottamento e, in alcuni casi, di intere sezioni detentive. Se la popolazione carceraria dovesse continuare a crescere in maniera così significativa l'Italia si troverebbe a raggiungere nel giro di poco più di un anno la cifra di 67.000 detenuti, cifra che come noto portò alla condanna del nostro Paese da parte della Corte Edu, Sez. II, Causa Torreggiani e altri c. Italia, 8 gennaio 2013;
12) il sovraffollamento, la mancanza di servizi essenziali, la carenza di personale, l'insufficienza e l'inadeguatezza delle strutture, le criticità nell'assistenza sanitaria rischiano di porre in discussione i diritti fondamentali della persona e di compromettere la funzione di reinserimento sociale che la Costituzione indica come coessenziale all'esecuzione delle pene;
13) il numero dei detenuti suicidi ha toccato nel solo 2024 il numero record di 89. Un'emergenza che coinvolge anche il personale della polizia penitenziaria che si trova a vivere e lavorare in un contesto drammatico che ha già procurato diversi suicidi tra gli stessi agenti;
14) inoltre, ad un comparto fragile, rispetto al quale servirebbero investimenti massicci, non sono arrivate risorse neanche in sede di legge di bilancio, che anzi, come già evidenziato, ha ulteriormente e gravemente disatteso qualunque aspettativa con il sostanziale disinvestimento nel sistema dell'esecuzione della pena;
15) il vertiginoso aumento di presenze, ha certamente contribuito l'approvazione del decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, cosiddetto decreto Caivano, con il quale si è scelto di smantellare l'intero impianto della giustizia penale minorile, omologando pericolosamente il trattamento tra detenuti minorenni e detenuti maggiorenni. Val la pena evidenziare, come secondo quanto emerso dal dossier dell'associazione Antigone, «A un anno dal decreto Caivano» presentato il 2 ottobre 2024, nei ventidue mesi successivi all'insediamento dell'attuale Governo i giovani detenuti siano cresciuti del 48 per cento e l'impennata più importante sia stata data proprio dall'approvazione del decreto Caivano, negli undici mesi successivi all'approvazione del decreto, infatti, l'aumento è stato di 129 minorenni, «più del doppio»;
16) per realizzare la funzione rieducativa della pena, così come delineata nella nostra Costituzione, occorrono investimenti sul personale e investimenti sulle strutture, come dimostrano tutti gli studi condotti sul tema anche a livello europeo e internazionale. Il ruolo che in questo percorso trattamentale assumono gli spazi detentivi è fondamentale: è necessario procedere alla riqualificazione dei luoghi dell'esecuzione penale, che devono essere progettati e definiti in funzione dell'organizzazione di efficaci percorsi trattamentali di reinserimento sociale di coloro che hanno commesso reati ma anche in funzione del personale che nelle carceri lavora e vive ogni giorno, e di tutti i cittadini: anche al fine di ridurre il rischio di recidiva;
17) la presenza di persone in condizioni psichiatriche difficili tra i detenuti è molto alta, così come quella di persone in stato di depressione o di dipendenza da sostanze stupefacenti. Individui per i quali il carcere non è il luogo adatto; la presenza di psicologi, psichiatri, personale sanitario è modestissima e le REMS, destinate a soggetti psichiatrici pericolosi, non sono sufficienti per distribuzione e posti per l'accoglienza;
18) si registra, inoltre, un forte disinvestimento nella figura Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale e del relativo collegio, che corre il rischio di diventare puramente simbolica, che desta particolare allarme;
19) il 23 marzo 2023 il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge per l'introduzione di un codice dei crimini internazionali, per dare attuazione agli obblighi assunti con lo Statuto di Roma istitutivo della Corte Penale internazionale, di cui, però, attualmente, si sono perse le tracce;
20) il Governo porta avanti scelte ideologiche e punitive e che minano l'architrave istituzionale del Paese, e che minano la posizione dei diritti e degli interessi legittimi del cittadino di fronte allo Stato;
21) basti pensare al provvedimento recante Norme per l'attuazione della separazione delle carriere giudicante e requirente della magistratura il cui intento è quello di ridimensionare il potere giudiziario, infatti, pur proclamando l'unitarietà dell'ordine giudiziario, lo si divide in due magistrature, quella requirente e quella giudicante, che saranno «governate» da due CSM differenti;
22) una riforma che rappresenta un grande passo indietro, perché non rafforza né l'autonomia né l'indipendenza della magistratura e al contrario aumenterà l'incidenza della politica sulla giustizia;
23) non si deve dimenticare, inoltre, che alla fine della scorsa legislatura gran parte della maggioranza si era fatta parte attiva e aveva votato la cosiddetta riforma Cartabia del CSM e dell'ordinamento giudiziario, la legge 17 giugno 2022, n. 71, che ha introdotto norme, immediatamente precettive, in materia ordinamentale, organizzativa e disciplinare, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura, tra le quali il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa, prevedendo una separazione delle funzioni tra magistratura requirente e giudicante, prevedendo che il passaggio possa essere effettuato una volta nel corso della carriera entro 9 anni dalla prima assegnazione delle funzioni, e che trascorso tale periodo, è ancora consentito per una sola volta;
24) a parere dei firmatari del presente atto, la separazione delle carriere non risponde ad alcuna esigenza di miglioramento del servizio/giustizia, conduce all'isolamento del pubblico ministero, mortificandone la funzione di garanzia e abbandonandolo ad una logica securitaria, nonché ponendo le premesse per il concreto rischio del suo assoggettamento al potere esecutivo. Tuttavia, l'effetto che potrebbe venire a prodursi è inoltre quello di arrivare ad una eterogenesi dei fini, ovvero ad un rafforzamento parossistico della figura del Pubblico Ministero;
25) particolarmente critica è poi la situazione in cui versa la magistratura onoraria che, a fronte di un aumento considerevole delle competenze, ancora non ha visto il Ministero della giustizia adeguare gli organici;
26) anche in relazione al tema delle intercettazioni gli interventi del Governo sono stati orientati soprattutto alla demolizione dello strumento piuttosto che al contrasto delle violazioni di legge. Il tema è stato finora utilizzato quale terreno di scontro ideologico, quando invece appare necessario verificare gli effetti dalle riforme già approvate in materia, a partire dal decreto legislativo 29 dicembre 2017, n. 216, noto anche come riforma Orlando e dal decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 261 convertito con modificazioni dalla legge 28 febbraio 2020, n. 7 provvedimenti che hanno sempre rispettato un punto di equilibrio tra tutela della riservatezza e diritto d'informazione;
27) occorre evidenziare che sebbene vada certamente punito l'utilizzo delle intercettazioni in aperta violazione delle regole sulla privacy, al contempo occorre ribadire come tale strumento risulti essenziale nelle indagini in materia di reati di particolare allarme sociale, in particolar modo quelli relativi alla criminalità organizzata e mafiosa, rispetto ai quali occorre semmai la necessità di ottimizzare l'applicazione degli strumenti normativi di cui l'Italia si è da tempo dotata, basti pensare al Codice Antimafia di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, fondamentali per il contrasto della criminalità organizzata, aggiornandoli di volta in volta e, soprattutto, applicandoli nel modo migliore, per combattere le mafie sul loro terreno, sempre più sofisticato e sempre più legato a movimenti finanziari;
28) la maggioranza, invece, con l'approvazione al Senato della Repubblica del disegno di legge, attualmente all'esame della Camera dei deputati, che prevede una tagliola sui tempi per le intercettazioni a 45 giorni pone un'altra pesante ipoteca sull'utilizzo di tale strumento;
29) l'abrogazione del delitto di abuso d'ufficio di cui all'articolo 323 del codice penale desta particolare allarme anche alla luce delle ricadute negative che tale abrogazione può comportare. Inoltre, vai la pena evidenziare come tale abrogazione sia ben lontana dal raggiungimento dello scopo di tutelare maggiormente gli amministratori locali dalla cosiddetta paura della firma. Infatti, il vuoto normativo lasciato a seguito dell'abrogazione del reato di abuso d'ufficio potrebbe, come segnalato da autorevole dottrina, portare alla contestazione di altri e perfino più gravi reati;
30) inoltre, gli amministratori locali non verranno neanche tutelati dal nuovo articolo 314-bis del codice penale in materia di indebita destinazione di denaro o cose mobili, introdotto dal Governo per cercare, senza alcun successo, di soddisfare le preoccupazioni emerse in sede europea per l'aperto contrasto dell'abolizione del delitto di abuso d'ufficio con la Convenzione ONU contro la corruzione, ratificata dall'Italia e da altre 188 nazioni, articolo che per una sorta di eterogenesi dei fini, finisce con il punire per lo più le sole condotte degli amministratori locali;
31) in relazione agli amministratori locali il Partito Democratico da sempre si è mosso con un'attenzione verso il tema con un approccio volto a tenere insieme le preoccupazioni degli amministratori locali e il merito delle condotte incriminatrici. In tal senso è opportuno integrare, come proposto dai disegni di legge presentati dal Partito Democratico, il Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ridisegnando la responsabilità politica e amministrativa dei sindaci e dei presidenti delle province, per distinguerla dalla responsabilità tecnica in capo al comparto della dirigenza;
32) l'Italia negli ultimi anni, grazie anche ad un lavoro parlamentare trasversale, si è dotata di un quadro normativo in materia di contrasto alla violenza domestica e di genere adeguato e solido. Tuttavia, nonostante quanto esposto e le diverse norme introdotte, l'Italia continua ad essere un Paese nel quale la violenza maschile contro le donne è un fenomeno profondamente radicato, tale da assumere un carattere strutturale. Occorre dunque che il Governo, in sinergia e nel rispetto delle prerogative del Parlamento, continui a svolgere un lavoro attento, in particolare finanziando in maniera strutturale corsi di formazione permanenti per tutti gli operatori del diritto che a vario titolo si trovano a trattare la violenza di genere e violenza domestica, forze di polizia, magistrati e avvocati. Un tema rispetto al quale, come noto, si sono impegnate le opposizioni nella legge di bilancio 2024 decidendo di destinare le risorse a disposizione proprio a tal fine,
impegna il Governo:
1) a ripristinare e incrementare le risorse finanziarie relative al Dipartimento della amministrazione penitenziaria e al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità tagliate, nonché ad effettuare investimenti sul sistema penitenziario, stanziando risorse maggiori e adeguate, nonché a stanziare risorse per il reclutamento di personale giudiziario e per l'edilizia giudiziaria e penitenziaria, per le pene alternative e la giustizia riparativa, nonché ad adottare misure volte alla prevenzione dei suicidi e della tutela della salute mentale nell'esecuzione penale;
2) a tutelare la autonomia e la indipendenza della magistratura nel pieno rispetto del dettato costituzionale;
3) a rinunciare all'uso demagogico e strumentale del diritto penale che fino ad ora, a parere dei firmatari del presente atto, ha permeato l'azione di governo, che mescola forme di irragionevole impunità, come l'abrogazione della rilevanza penale degli abusi dei pubblici ufficiali contro i cittadini, a forme di giustizialismo panpenalista, producendo continuamente nuovi reati a cui si agganciano più misure cautelari e più intercettazioni, senza promuovere realmente legalità e garanzie;
4) a garantire la tutela del diritto costituzionale dei cittadini ad una corretta e piena informazione, assicurando un giusto bilanciamento degli interessi e dei diritti coinvolti, nel rispetto della legalità;
5) a garantire ed implementare la funzionalità e l'organizzazione degli uffici e delle strutture di esecuzione penale esterna e per la messa alla prova, nonché a prorogare le misure adottate con il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, volte ad incrementare l'esecuzione della pena detentiva presso il domicilio;
6) a favorire, per quanto di competenza, un sempre migliore coordinamento tra processo penale e civile al fine di garantire un'efficace protezione delle donne e dei figli minori;
7) a completare la digitalizzazione del servizio giustizia e ad adeguare l'organizzazione e l'impostazione dell'intero comparto, attraverso l'organizzazione digitale degli uffici e la creazione di banche dati, anche sperimentando un unico modello telematico alla luce dei macroscopici malfunzionamenti del sistema introdotto da poco nel processo penale;
8) a continuare ad adottare tutte le misure necessarie al fine di rendere pienamente efficace e operativo il complesso sistema di strumenti e di tutele di cui il nostro Paese si è dotato, con l'obiettivo di raggiungere la piena applicazione della Convenzione di Istanbul, nonché ad assumere iniziative al fine di investire risorse significative per adeguate campagne d'informazione e sensibilizzazione, per un maggiore e continuo sostegno a tutta la rete antiviolenza a partire dai centri antiviolenza e dalle case rifugio; nonché per la formazione specifica e obbligatoria e per il necessario aggiornamento del personale chiamato a contrastare e prevenire il fenomeno della violenza degli uomini contro le donne: forze dell'ordine, magistrati, personale della giustizia, polizia municipale e personale sanitario;
9) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a pervenire, con il pieno coinvolgimento delle Camere, alla definizione del codice dei crimini internazionali, tra cui la tortura, così come attualmente disciplinata nel codice penale vigente;
10) ad adottare iniziative di competenza volte a ridisegnare i poteri e le responsabilità degli amministratori locali, che ad oggi troppo spesso rispondono di ciò che succede nelle loro città e nei loro territori per il solo fatto di ricoprire quell'incarico, nello specifico separando più nettamente le responsabilità politiche da quelle tecnico-amministrative all'interno di un quadro più ampio e sistemico, anche modificando a tal fine il Testo unico degli enti locali (TUEL), di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
11) ad intervenire per rafforzare in ogni modo i presidi a tutela della legalità e a potenziare il contrasto alle mafie;
12) a procedere alla completa stabilizzazione del personale dell'ufficio del processo;
13) ad evitare il depotenziamento della figura del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale e, del relativo collegio;
14) ad adottare iniziative normative di rango costituzionale volte ad inserire la figura dell'avvocato in Costituzione;
15) a prevedere misure volte a riequilibrare il rapporto tra Pubblica amministrazione e cittadini, che, a seguito degli interventi del Governo, sono oggi fortemente più deboli dinanzi al potere pubblico;
16) a prevedere interventi e stanziare risorse per realizzare interventi strutturali in materia penitenziaria;
17) ad adottare con urgenza le necessarie misure volte ad investire sulla magistratura onoraria che si trova a vivere una situazione di sofferenza a causa delle gravi carenze di organico;
18) a ripristinare i fondi necessari per dare attuazione alla giustizia riparativa.
(6-00155) «Braga, Gianassi, Serracchiani, Di Biase, Lacarra, Scarpa».
La Camera,
premesso che:
1) udite le comunicazioni e preso atto della relazione presentata dal Ministro della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 3 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, lettera a), della legge 25 luglio 2005, n. 150;
2) l'accesso alla giustizia rappresenta un diritto inviolabile della persona, garantito da normativa di rango costituzionale nazionale, europeo e internazionale. In base ad esso ciascun individuo dovrebbe potersi difendere o far valere le proprie ragioni in ogni circostanza, indipendentemente dalle rispettive condizioni economiche, sociali, culturali, religiose, ambientali, di genere, anagrafiche, fisiche e mentali;
3) occorre quindi garantire che oltre al riconoscimento formale dei diritti, propri o altrui, venga garantito che ciascun individuo, soprattutto i più indifesi o esposti, indipendentemente dalle condizioni personali in cui versano, possa dare corpo a ogni propria posizione giuridica soggettiva attiva e di vantaggio meritevole di tutela da parte dell'ordinamento; tanto nel campo dei diritti soggettivi quanto in quello degli interessi legittimi e in quello degli interessi diffusi e collettivi;
4) un sistema giudiziario efficiente rappresenta con ogni evidenza la condizione imprescindibile per il concreto rispetto dei principi di legalità e di certezza del diritto ma anche per la promozione dello sviluppo economico del Paese, in quanto ne favorisce la competitività e l'attitudine ad attrarre investimenti internazionali;
5) innanzi alle storiche inefficienze del sistema giudiziario, uno Stato democratico e sociale come l'Italia e le organizzazioni sovranazionali di cui fa parte dovrebbero essere sempre in grado di garantire giustizia in tempi certi e ragionevoli e un giudice terzo, competente, indipendente e imparziale in caso di controversia;
6) in tal senso, l'inefficienza del sistema giudiziario e nello specifico la cronica lunghezza dei tempi della Giustizia italiana rappresenta un ostacolo al progresso del Paese e alimenta nei cittadini una concreta sensazione di una giustizia incapace di assicurare la tutela effettiva dei loro diritti, con una conseguente sfiducia nei confronti dello Stato nel suo complesso;
7) i dati forniti con riguardo alle cause pendenti, pur evidenziando un miglioramento, rimangono allarmanti, e testimoniano la grave inadeguatezza delle risorse investite e la conseguente inefficienza del sistema giustizia italiano anche in rapporto ai differenti standard europei. La durata dei processi ancora irragionevole – soprattutto nel settore civile – costituisce un grande disincentivo all'attività d'imprese e professionisti, come pure agli investimenti esteri nel nostro Paese. Occorre, invece, dotare il sistema giustizia degli strumenti e delle risorse economiche ed umane necessarie alla ragionevole definizione di tutti i procedimenti;
8) numerosi studi empirici dimostrano che l'inefficienza della giustizia, dovuta alla lunghezza dei procedimenti e alla mancanza di «certezza del diritto», deprime l'economia e contribuisce a creare un clima di incertezza e di sfiducia che incide negativamente sulla capacità imprenditoriale e innovativa di un paese. Più in particolare, una giustizia civile inefficiente ha un impatto negativo sulla struttura dei costi delle imprese, sull'allocazione e il costo del credito, sulla natalità delle imprese, la loro capacità di entrare nei mercati e la competitività, sulla dimensione delle unità produttive, sugli investimenti domestici e sulla capacità di attrarre investimenti dall'estero. Parimenti, la mancata soppressione di pratiche corruttive sistemiche riduce gli investimenti privati e, quindi, il reddito e l'occupazione, influisce sulla dinamica del debito pubblico, allontana gli investitori stranieri, altera le condizioni di prezzo e di mercato, ostacolando il libero esplicarsi della concorrenza, esclude le forze sane del mercato, accresce l'inefficienza della spesa pubblica, distorce l'allocazione delle risorse finanziarie, scoraggia l'accumulazione di capitale umano;
9) inefficienze nella giustizia e corruzione, due delle determinanti principali dei divari dell'Italia e della performance economica rispetto agli altri paesi europei, generano perdite rilevanti al Pil, rallentando di conseguenza la crescita. In particolare, una recente ricerca internazionale (Centro ricerche Rand, 2022) stima che la corruzione arrechi un danno diretto e indiretto ingentissimo all'economia italiana, quantificato in almeno 237 miliardi, pari a circa il 13 per cento del Pil;
10) la relazione depositata evidenzia come l'attività del ministero, ai fini della risoluzione delle problematiche citate, dipenda in misura quasi esclusiva dalla decretazione d'urgenza, la quale peraltro non ha prodotto i risultati attesi. Allo stesso modo, le proposte legislative a iniziativa governativa non risulta abbiamo prodotto sostanziali miglioramenti dei problemi endemici del sistema giustizia, i quali permangono pertanto sostanzialmente inalterati;
11) la legislazione introdotta a vario titolo dal Governo nell'ultimo anno segna inoltre un pericoloso indebolimento dei presidi di legalità nella lotta alle mafie e alla corruzione, faticosamente istituiti nell'arco dell'ultimo decennio. Il riferimento è in particolare alla scelta compiuta attraverso la legge 9.8.2014 n. 114 che ha condotto all'abrogazione del delitto di abuso d'ufficio e alla rimodulazione di quello di traffico di influenze illecite. Nella stessa direzione la stretta sull'impiego delle intercettazioni e sull'uso dei trojan nelle indagini per reati contro la pubblica amministrazione; l'ennesima riforma della prescrizione; la proposta di cancellazione dell'obbligo di decadenza degli amministratori locali condannati in via non definitiva. Tali scelte politiche con ogni evidenza appaiono indirizzate a realizzare condizioni più propizie per una pratica indisturbata, impunita ed estremamente profittevole di svariate forme di «abusi di potere per fini privati», non più perseguibili come reati dalla magistratura, di conseguenza non segnalabili come tali dalla stampa, e perciò non più riconoscibili dall'opinione pubblica. Appare chiara la volontà di indebolire tutti i meccanismi di controllo istituzionale e civico sulla gestione del potere pubblico, invocando presunte esigenze di snellezza procedurale, e l'esigenza di un'accelerazione dei processi decisionali connessi ai fondi del PNRR. Tali provvedimenti contribuiscono a generare invece un contesto politico-amministrativo criminogeno, nel quale le risorse pubbliche verranno in misura ingente sottratte alla cura degli interessi collettivi, per finire nelle tasche di organizzazioni criminali;
12) secondo gli osservatori specializzati, dall'inizio della legislatura sarebbero stati oltre 20 i provvedimenti che introducono sanatorie o condoni rivolti a chi evade o elude il fisco. Dalla rottamazione delle cartelle esattoriali al condono sui guadagni da criptovalute, alla disciplina introdotta in tema di controversie tributarie e rinuncia al giudizio agevolata, alla normativa sugli avvisi bonarie sulla cancellazione delle irregolarità formali nella denuncia dei redditi. In seguito sono arrivate le sanzioni ridotte per gli atti di accertamento, la definizione agevolata delle liti pendenti e gli sconti con pagamenti a rate per i ravvedimenti operosi. Ancora la regolarizzazione dei versamenti, il cosiddetto Salva Calcio e il condono penale per i reati tributari. Inoltre la riduzione delle multe per chi non emette fatture e scontrini, gli sconti per chi aderisce all'adeguamento collaborativo e il pagamento per chiudere le liti fiscali. Sulla stessa linea il potenziamento delle conciliazioni delle liti, il cosiddetto Salva casa, il concordato preventivo, le recenti depenalizzazioni per omesso versamento. Tali misure disincentivano i cittadini dall'adempimento puntuale delle obbligazioni fiscali, e trasmettono al contrario il messaggio che sia più conveniente non corrispondere quanto dovuto al fisco con puntualità attendendo un successivo condono;
13) appare drammatica la situazione delle carceri: com'è noto gli istituti penitenziari italiani risultano i più affollati dell'unione Europea. Dai dati diffusi a fine anno dall'Associazione Antigone, al 16 dicembre 2024, in Italia risulta fossero 62.153 le persone detenute, a fronte di una capienza regolamentare di 51.320 posti. Di questi posti, però, 4.462 in effetti non risultano essere disponibili, per inagibilità o manutenzioni, e dunque la capienza effettiva scende a circa 47.000 posti, ed il tasso di affollamento effettivo arriva al 132,6 per cento. Il tasso di crescita della popolazione detenuta risulta essere ormai insostenibile. Un anno fa, alla fine del 2023, i detenuti erano 60.166, circa 2.000 in meno di oggi e da allora, i posti detentivi effettivamente disponibili sono diminuiti significativamente. A San Vittore a Milano l'affollamento effettivo ha raggiunto il 225 per cento, a Brescia Canton Monbello il 205 per cento, a Como e a Lucca il 200 per cento, a Taranto il 195 per cento e a Varese il 194 per cento. Sono ormai 59 gli istituti con un tasso di affollamento superiore al 150 per cento, prevalentemente le grandi case circondariali metropolitane, quelle in cui si registra il numero più alto di ingressi e le maggiori tensioni;
14) in questo contesto di enorme emergenza, l'attività politica del Governo risulta essere del tutto inefficace: le disposizioni introdotte con la legge 8 agosto 2024, n. 112 («Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 luglio 2024, n. 92, recante misure urgenti in materia penitenziaria, di giustizia civile e penale e di personale del Ministero della giustizia») come quelle contenute nel decreto-legge 29 novembre 2024, n. 178 (recante «Misure urgenti in materia di giustizia» e attualmente in fase di conversione in legge alla Camera) finanziano una costosa struttura commissariale finalizzata alla realizzazione di un nuovo «Piano carceri» senza stanziare le necessarie risorse per realizzare gli interventi individuati;
15) rimane inoltre incrollabile l'intenzione del Governo di non intervenire in materia di libertà anticipata né di rimodulazione della custodia domiciliare, interventi che avrebbero decongestionato – almeno temporaneamente – la situazione di grave sovraffollamento descritta. Parimenti, risulta ferma l'opposizione governativa al riconoscimento di misure tese a rendere più umane le condizioni di detenzione, quali la realizzazione di zone dedicate alla vita affettiva e sessuale dei detenuti (con ciò omettendo di adeguarsi alle precise indicazioni della Corte costituzionale, da ultimo con la sentenza 10/2024), come anche l'incremento delle telefonate e delle videotelefonate; come anche l'incremento degli spazi dedicati ad attività di formazione e ricreativi;
16) in assenza di un deciso intervento normativo e dello stanziamento di ingenti risorse, gli spazi detentivi ufficialmente resteranno sempre gli stessi o tenderanno a diminuire, posto che ogni anno sono alcune migliaia gli spazi che vengono dichiarati inagibili per mancata manutenzione. L'incuria, il sovraffollamento e gli incidenti che si registrano in continuazione rendono le carceri sempre più invivibili. Non a caso il numero di ricorsi da parte di persone che lamentavano di essere state detenute in condizioni che violano l'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, e che vengono accolti dai tribunali di sorveglianza italiani, è in costante aumento dalla fine della pandemia. Sono stati 3.382 nel 2020, 4.212 nel 2021 e 4.514 nel 2022, 4.731 nel 2023;
17) ancora, gravissime le carenze di tutto il personale che a vario titolo opera dentro gli istituti penitenziari. Dai direttori, alla polizia penitenziaria (i sindacati di categoria lamentano una carenza di oltre 15 mila unità), educatori, psicologi, mediatori culturali. Risulta essere del tutto inadeguata anche l'assistenza medica e psichiatrica in particolare, a fronte di un'ampissima percentuale di detenuti tossicodipendenti e con patologie psichiatriche. Nel complesso, si registrano condizioni di detenzione indegne di un paese civile, posto che nel 10,3 per cento degli istituti non tutte le celle risultano essere riscaldate; nel 48,3 per cento nelle celle non è garantita l'acqua calda per tutto il giorno e in ogni periodo dell'anno; nel 55,2 per cento degli istituti le celle sono senza doccia; nel 25,3 per cento degli istituti non ci sono spazi per attività ricreative e lavorazioni;
18) questa situazione ha prodotto un numero esorbitante di suicidi: secondo Ristretti Orizzonti, nel 2024 si sono tolte la vita 88 persone detenute, delle quali ventitré di età compresa tra i 19 e i 29. Mai si era registrato un numero così alto, superando 4 addirittura il tragico primato del 2022 che, con 84 casi, era stato fino ad ora l'anno con più suicidi in carcere di sempre;
19) in questo contesto diventa particolarmente importante monitorare le condizioni di vita dentro le carceri e al contempo introdurre strumenti a tutela dei diritti dei detenuti: i dati statistici rispetto ai decessi nelle strutture detentive riportano ogni anno numerosi casi in cui non sia possibile accertarne precisamente le cause, nei quali le versioni ufficiali presentano zone d'ombra. In tali casi risultano essere determinanti l'esame autoptico e l'autopsia, ma quest'ultimo strumento è attualmente disciplinato dall'articolo 116 del decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 27 il quale prevede che il procuratore della Repubblica competente accerti la causa della morte e, solo se lo ravvisa necessario, ordina l'autopsia;
20) come detto, la situazione descritta risente anche della cronica carenza di personale e in particolare dall'insufficiente numero di medici, psichiatri e psicologi nelle strutture penitenziarie. Gli psicologi che prestano servizio ai sensi dell'articolo 80 dell'ordinamento penitenziario ex legge 354 del 1975 risultano essere circa 600, un numero del tutto inadeguato per offrire, sia agli operatori sia ai detenuti, quel necessario supporto emotivo, cognitivo e comportamentale indispensabile per un reinserimento sociale;
21) insufficienti a garantire cure e supporto adeguato ai detenuti affetti da patologie psichiatriche risultano essere le attuali 32 Articolazioni per la Tutela della Salute Mentale (ATSM), collocate in 17 istituti penitenziari, uno per regione. Hanno posto per meno di 300 detenuti in totale, a fronte di un altissimo numero di detenuti con diagnosi psichiatrica grave pari al 12 per cento delle persone detenute (oltre 6.000 persone). Inoltre il disagio psichico, evidentemente, non vive nelle sole ATSM, ma in tutte le sezioni detentive. E qui il principale strumento di governo della salute mentale diventa il ricorso massiccio agli psicofarmaci, utilizzate con finalità non solo terapeutiche-sanitarie, ma di «sedazione collettiva» e «pacificazione» delle sezioni: il 20 per cento persone detenute (oltre 15 mila) fanno regolarmente uso di stabilizzanti dell'umore, antipsicotici e antidepressivi, cioè di quella tipologia di psicofarmaci che possono avere importanti effetti collaterali con picchi del 70 per cento a Trento e del 44 per cento a Modena; il 40 per cento (30 mila persone) fa uso di sedativi o ipnotici;
22) funzionari amministrativi sono attualmente la categoria che risente maggiormente della carenza di personale, rispetto alle varie figure professionali previste negli istituti di pena. Il Piano Triennale dei fabbisogni del personale elaborato dal dipartimento dell'organizzazione giudiziaria del personale e dei servizi del Ministero della Giustizia per il triennio 2023-2025 fotografa una situazione preoccupante delle scoperture di personale amministrativo in numerosi profili professionali, scoperture che potrebbero essere ridotte significativamente mediante scorrimenti immediati di alcune graduatorie e le stabilizzazioni. Le schede trasparenza del Ministero aggiornate al 2024 mostrano che la differenza fra funzionari amministrativi previsti ed effettivi è pari al 20,87 per cento;
23) con l'entrata in vigore della cosiddetta Riforma Cartabia (decreto legislativo 10 ottobre 2022 n. 150) il legislatore ha espresso chiaramente la volontà di ampliare i trattamenti penali non carcerari sia in quanto finalizzati a effettiva rieducazione e reinserimento sociale, sia in quanto misure meno incisive sulla libertà personale. Nel provvedimento citato sono state previste novità in tal senso sia sul piano sostanziale, quanto alla tipologia e ai presupposti di applicabilità delle misure, sia sul piano processuale, quanto a procedimento, tempi di attivazione, revoca e sostituzione in caso di inadempimento. La scelta di incentivare il ricorso alla sostituzione delle pene detentive brevi come strumento speciale preventivo e di reinserimento sociale anche in casi applicativi prima sottratti a questi strumenti, e oggi invece sottratti alla concorrenza della più attrattiva sospensione condizionale della pena, ha importanti ripercussioni anche in senso deflattivo del sistema carcerario, che come detto – in Italia soffre da anni condizioni di sovraffollamento tali da compromettere i diritti fondamentali dei detenuti. Ciò nonostante la disciplina risulta essere attuata in modo poco uniforme sul territorio nazionale, a causa delle difficoltà degli enti pubblici e privati a sottoscrivere le occorrenti convenzioni anche a causa di una certa diffidenza nei confronti dei condannati. Per incentivare l'attuazione di questi strumenti lo Stato dovrebbe investire risorse adeguate e non vanificare così gli intenti lodevoli della Riforma, nell'ottica del pieno rispetto dei principi costituzionali del reinserimento sociale e della riduzione dell'intollerabile sovraffollamento carcerario;
24) nel nostro Paese, in controtendenza rispetto al resto d'Europa, è in costante crescita il fenomeno degli eco-reati: nel dettaglio, il nuovo Rapporto Ecomafia 2024 realizzato da Legambiente, relativo ai dati raccolti nel 2023, registra un numero di reati ambientali pari a 35.487, in crescita rispetto al 2022 (+15,6 per cento), con una media di 97,2 reati al giorno, 4 ogni ora. Crescono nell'ultimo anno tutti i numeri relativi ai fenomeni illegali del ciclo dei rifiuti e agli incendi, che colpiscono in particolare il patrimonio boschivo;
25) l'Istat stima che nell'ultimo anno siano stati circa 200 mila i lavoratori irregolari occupati nelle diverse articolazioni del settore agricolo con un tasso di irregolarità per i dipendenti pari al 30 per cento. Nello specifico, le donne lavoratrici potenziali vittime di sfruttamento nel settore agricolo agricolo si confermano intorno alle 55 mila e la stragrande maggioranza di esse non viene intercettata dalle istituzioni. Gli studi empirici realizzati sul territorio evidenziano, peraltro, come questi dati siano certamente sottostimati e comprendano al loro interno una larga parte di lavoro sfruttato e finanche pratiche para schiavistiche;
26) la piaga della violenza contro le donne sembra purtroppo inarrestabile, nonostante i continui interventi legislativi: i dati del Ministero degli Interni riportano dal primo gennaio al 22 dicembre 2024 complessivi 300 omicidi, con 109 vittime donne, di cui 95 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 59 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner. Gli omicidi del periodo indicato rispetto a quello analogo dello scorso anno sono in diminuzione: da 331 a 300 (-9 per cento). Anche il numero delle vittime di genere femminile è in calo: da 116 a 109 (-6 per cento). Restano però invariati i delitti commessi in ambito familiare/affettivo (145) così come il numero delle vittime di genere femminile (95). In minima flessione, rispetto allo stesso periodo del 2023, il numero degli omicidi commessi dal partner o ex partner: da 69 diventano 68 (-1 per cento). Le vittime di genere femminile da 63 passano a 59 (-6 per cento). Come da anni ormai viene uccisa una donna quasi ogni tre giorni, numeri che non sono cambiati negli anni, segno che non hanno avuto alcun effetto norme e politiche messe in atto dal Governo. Quest'anno sono stati almeno tre i casi in cui il mancato funzionamento del braccialetto elettronico ha portato alla morte di altrettante donne. Aumentano le vittime straniere, ma diminuiscono gli autori di femminicidio di nazionalità non italiana. Il 45,8 per cento dei femminicidi con vittime straniere sono commessi da autori italiani, solo nel 4 per cento dei casi, 3 vittime in valori assoluti, le vittime di femminicidio italiane sono state uccise da uno straniero;
27) un dato rilevante attiene il basso numero delle denunce in rapporto ai casi di violenza effettivi: segno di una generale sfiducia nella risposta pubblica alla violenza: in Italia solo l'11 per cento delle donne che subiscono violenza denuncia l'accaduto, di queste quasi il 40 per cento non parla con nessuno di quello che ha subito; i dati più recenti evidenziano da un lato che solo il 27 per cento delle donne che subiscono una forma di violenza decide di denunciarla e dall'altro l'assenza di collaborazione fra i tribunali civili che trattano di separazione giudiziale, di scioglimento e cessazione degli effetti civili del matrimonio e quelle sui provvedimenti riguardanti i figli, le separazioni e gli affidamenti dei minori e i tribunali penali che si occupano dei reati commessi dai maltrattanti. Per quanto riguarda la formazione, nel 95 per cento dei casi il magistrato incaricato non è stato in grado di individuare i casi di violenza domestica emersi nelle cause civili; e solo nel 9 per cento dei tribunali si acquisiscono gli atti del procedimento penale quando emergono violenze. Inoltre, nei Tribunali civili risulta diffusa la nomina di consulenti privi di specializzazione nella materia della violenza di genere e domestica ed è irrisorio il numero degli ordini di protezione rispetto all'estensione della violenza. Questo fa concludere per l'invisibilità del fenomeno presso l'Autorità giudiziaria civile;
28) il decreto legislativo 10 ottobre 2022 n. 150, in attuazione della legge delega 27 settembre 2021 n. 134, ha introdotto nel nostro ordinamento anche una «disciplina organica» della giustizia riparativa. La giustizia riparativa rappresenta un modello di giustizia fondato sull'ascolto e sul riconoscimento dell'altro, introducendo una dialettica che mette al centro la vittima di reato: la vittima e l'autore del fatto penalmente rilevante, infatti, partecipano attivamente, se entrambi vi acconsentono liberamente, alla risoluzione delle questioni provocate dal fatto illecito mediante l'aiuto di un mediatore, terzo e imparziale;
29) gli episodi di crudeltà nei confronti di animali sono in continua crescita. I dati evidenziano come reato più diffuso l'uccisione di animali, in crescita rispetto al 2023. Le procure hanno registrato 2.819 procedimenti, che corrispondono al 39,6 per cento dei crimini contro gli animali registrati presso le 127 procure che hanno fornito i dati (il 75 per cento del totale). Gli indagati sono 474, un numero esiguo perché la maggior parte delle denunce sono a carico di ignoti. Parallelamente, sta però crescendo nel Paese la consapevolezza circa la gravità di tali azioni violente, in particolare se agite direttamente da minorenni. In entrambi i rami del Parlamento sono incardinate alcune proposte di legge finalizzate a inasprire il trattamento sanzionatorio dei delitti contro gli animali;
30) con determina del 16 febbraio 2022 il Ministero della Giustizia ha stanziato, per quindici lotti territoriali, 68.196.721,31 euro per l'affidamento dei servizi di digitalizzazione dei fascicoli giudiziari di Tribunali, Corti d'Appello e Suprema Corte di Cassazione;
31) «App», applicativo unico di gestione del processo penale e civile telematico (obiettivo PNRR M1C1-38, riforma 1.8), progettato per consentire a tutti i soggetti abilitati la redazione, la firma digitale, il deposito telematico dei provvedimenti e il governo dei flussi procedurali e documentali, è entrato in funzione il 14 gennaio 2024 e ha terminato la sperimentazione il 1° gennaio 2025. Sin da subito «App» ha riscontrato «errori inaspettati», causando significativi rallentamenti nei principali Tribunali italiani: criticità evidenziate sia dai procuratori della Repubblica di Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Perugia, sia dalla VII Commissione Csm, la quale, nella «relazione sullo stato della giustizia telematica» del 17 luglio 2024, attribuiva il problema all'insufficienza della rete internet a reggere il traffico. La digitalizzazione anziché accelerare la giustizia italiana sta causando notevoli allungamenti delle procedure compromettendo gravemente i diritti soggettivi dei cittadini: i malfunzionamenti hanno costretto alcuni presidenti di tribunale, come Milano, Reggio Calabria e Genova a prorogare l'uso del cartaceo sino al 31 marzo;
32) l'articolo 24 della Costituzione, nel riconoscere l'inviolabilità del diritto di difesa, garantisce «ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione». Lo strumento attraverso il quale viene assicurato il predetto diritto è il «gratuito patrocinio a spese dello Stato», disciplinato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002. All'articolo 77 stabilisce che il tetto reddituale per l'ammissione al patrocinio gratuito deve essere aggiornato ogni due anni, mediante un decreto dirigenziale del Ministero della giustizia, di concerto con il MEF. In realtà, l'ultimo decreto biennale risale al 23 luglio 2020, con il quale il tetto reddituale veniva rideterminato in 11.746,68 euro, a fronte dei precedenti 11.493,82 euro. La variazione ISTAT tra il 1/07/2020 e il 31/12/2024 è stata pari al 17,7 per cento e pertanto si rende necessario ed opportuno alzare in maniera significativa il tetto reddituale per l'ammissione al patrocinio gratuito;
33) l'articolo 16-octies del decreto-legge n. 179 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221 del 2012, ha previsto l'istituzione dell'ufficio per il processo presso la Corte di cassazione, le corti d'appello e i tribunali ordinari. Il PNRR ha individuato nell'ufficio per il processo la struttura organizzativa deputata ad «offrire un concreto ausilio alla giurisdizione così da poter determinare un rapido miglioramento della performance degli uffici giudiziari per sostenere il sistema nell'obiettivo dell'abbattimento, dell'arretrato e ridurre la durata dei procedimenti civili e penali». L'ufficio per il processo svolge un ruolo determinante per il miglioramento della qualità e dell'efficacia della risposta giudiziaria, specialmente in termini di riduzione dei tempi della giustizia e il diligente svolgimento del lavoro da parte dei funzionari addetti all'ufficio per il processo sta già dando i suoi frutti, con una significativa riduzione del numero delle pendenze. Le prime 8.171 risorse immesse in servizio, a fronte di un contingente previsto di 9560 unità, con contratto a tempo determinato hanno maturato una significativa professionalità e un'approfondita conoscenza dei contenuti e delle attività affidate, sempre più rilevanti e qualificate. Con la pubblicazione dell'avviso di scorrimento del 30 dicembre 2024, i candidati idonei rientranti nello stesso potevano inviare, fino al 10 gennaio 2025, il modulo di disponibilità all'assunzione ma ancora non si conosce la data della presa di possesso. In tal senso si evidenzia che i dati relativi alla spesa del PNRR giustizia sono rinvenibili sul sito del Ministero della giustizia per la misura M1C1, I 1.8 (capitale umano) e ammontano a 2.268.050.053,73 euro a fronte delle risorse effettivamente utilizzate che invece ammontano a 816.889.676,91 euro, circa il 40 per cento,
impegna il Governo:
1) ad intervenire fattivamente in ogni ambito pubblico per rafforzare i presidi di legalità nella lotta alle mafie e alla corruzione;
2) a investire le necessarie risorse nel comparto giustizia per rafforzare la fiducia dei cittadini nella giustizia e garantire il rispetto dei diritti, colmando le scoperture negli uffici giudiziari e negli istituti penitenziari attraverso una massiccia e mirata attività assunzionale;
3) a procedere con lo scorrimento delle graduatorie ancora attive dei concorsi svolti per i vari profili, con le stabilizzazioni dei contratti a tempo determinato e con la riqualificazione del personale già in servizio in modo da eliminare progressivamente tutte le scoperture di organico del personale amministrativo del comparto Giustizia;
4) ad adottare iniziative normative affinché venga ripristinata la disciplina del delitto di abuso di ufficio e al contempo prevedere un potenziamento del delitto di traffico di influenze, in combinato disposto ad una normativa sulla regolamentazione delle lobbies, sul conflitto di interessi e sul traffico di influenze;
5) ad astenersi dall'introdurre, in materia di reati tributari, qualsiasi forma di condono, al fine di non indebolire gli strumenti di contrasto al fenomeno dell'evasione fiscale;
6) a migliorare le condizioni di vita e di lavoro, nonché la sicurezza all'interno delle carceri nel rispetto del corretto bilanciamento dei princìpi di rieducazione del detenuto e di certezza della pena;
7) ad aggiornare il Piano nazionale di prevenzione del rischio suicidario negli istituti penitenziari e a verificare l'applicazione dei Piani Regionali di prevenzione nelle singole strutture detentive, con un forte investimento nel supporto psicologico sia per gli operatori sia per i detenuti;
8) ad adottare iniziative normative volte a modificare la disciplina vigente al fine di rendere obbligatoria, anziché discrezionale e facoltativa, l'autopsia quando la morte sia avvenuta all'interno delle strutture detentive di cui all'articolo 59 della legge 26 luglio 1975 n. 35;
9) a prevedere idonee misure incentivanti rivolte agli enti pubblici e privati che sottoscrivono convenzioni per pene sostitutive e alternative, dirette al recupero e al reinserimento dei detenuti e dei condannati mediante l'attivazione di percorsi di inclusione lavorativi e formativi;
10) ad adottare iniziative per potenziare gli strumenti di lotta alla criminalità organizzata di tipo mafioso, con particolare riguardo ai cosiddetti eco-reati; rafforzare il controllo di legalità in tutto il ciclo economico pubblico e privato in cui tracciabilità e prescrizione sulla regolarità dei procedimenti siano assunti come punti di forza nella lotta alla corruzione ed alle mafie, in particolare assumendo iniziative per prevedere norme più incisive in tema di anticorruzione, la riforma del codice degli appalti per contrastare ogni infiltrazione mafiosa, una regolamentazione del reato di falso in bilancio in armonia con le indicazioni della giurisprudenza costituzionale;
11) a rafforzare la tutela giurisdizionale del diritto alla salute dei cittadini e alla salute nei luoghi di lavoro, nonché il contrasto alle agromafie e agli illeciti alimentari, combattendo le infiltrazioni criminali nell'economia legale;
12) ad assumere iniziative normative per superare definitivamente le leggi premianti i comportamenti non virtuosi, quali i condoni e l'elusione fiscale;
13) ad assumere iniziative normative per abrogare con urgenza l'articolo 10-bis del Testo unico sull'immigrazione (il cosiddetto «reato di clandestinità»);
14) ad intervenire con la massima determinazione con misure volte al contrasto alla violenza contro le donne, al fine di ridurre sensibilmente il numero dei femminicidi;
15) a monitorare costantemente l'efficacia della normativa per la prevenzione e il contrasto della violenza maschile sulle donne, intervenendo per ridurre la quota di violenze «sommerse» che non vengono denunciate; investendo adeguatamente nella formazione specifica di tutti gli operatori coinvolti e nell'efficientamento del collegamento tra tribunali civili e penali; sostenendo con adeguate risorse i centri antiviolenza e le case rifugio;
16) a predisporre urgentemente tutti gli atti e le procedure necessarie affinché la disciplina della giustizia riparativa trovi al più presto completa e immediata attuazione;
17) a sostenere, per quanto di competenza, le iniziative legislative parlamentari volte a inasprire il trattamento sanzionatorio dei delitti contro gli animali;
18) a mettere in atto tutte le iniziative per risolvere definitivamente il malfunzionamento del software App per il processo telematico penale, stanziando fondi adeguati;
19) a prevedere, in accordo con il Ministero dell'economia e finanze, un innalzamento significativo dei limiti reddituali per l'ammissione al gratuito patrocinio che tenga in debito conto sia gli effetti della crisi economica in corso, sia il livello di inflazione che nell'ultimo quinquennio è stata pari al 17,7 per cento;
20) ad utilizzare per la misura M1C1, I 1.8 (capitale umano) tutte le somme previste dal PNRR e ad effettuare una ricognizione di tutti i posti rimasti scoperti negli uffici per il processo al fine di procedere con urgenza allo scorrimento integrale delle graduatorie capienti degli idonei del concorso per addetti dell'ufficio per il processo, consentendo agli idonei di assumere posizione nel proprio distretto di appartenenza.
(6-00156) «Zanella, Dori, Bonelli, Fratoianni, Borrelli, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».
La Camera,
premesso che:
1) la giustizia in Italia è in crisi, sia in termini di efficienza che di riconoscimento sociale; il livello di fiducia dei cittadini è bassissimo e rispecchia la reciproca delegittimazione tra poteri dello stato in corso da decenni;
2) da una parte vi sono le accuse contro la magistratura politicizzata, dall'altra quelle a una politica interessata a ricavare l'impunità dalle inchieste e dai processi; è una spirale da cui occorre uscire per ripristinare condizioni minime di dialogo e di rispetto istituzionale tra poteri chiamati a cooperare nell'interesse dei cittadini;
3) il fatto che le riforme della giustizia siano state poste come condizione per l'accesso ai fondi del PNRR dimostra quanto la crisi della giustizia incida nella crisi generale del sistema Paese e quanto sia diffusa, sul piano europeo, la consapevolezza dell'urgenza di una vera svolta;
4) continuano a essere necessarie riforme che, andando oltre l'arco temporale del PNRR, consentano di raggiungere i seguenti quattro obiettivi: restituire autorevolezza e autonomia della magistratura, rafforzare lo stato di diritto, promuovere il merito e l'efficienza, accelerare i processi in tutte le giurisdizioni;
5) occorre l'implementazione di riforme procedurali e ordinamentali per ridurre i tempi dei processi, modernizzare strutture e procedure della nostra giustizia e aumentare la produttività dei tribunali;
6) non è solo una questione di efficienza; per risanare il rapporto tra cittadini e giustizia, occorre recuperare a pieno i principi costituzionali, che troppe volte in questi anni sono parsi indeboliti e violati: la necessaria separazione fra poteri e dunque l'imparzialità e l'indipendenza dei giudici; l'equo processo e la parità di condizioni tra difesa e accusa; il merito e la responsabilità quali criteri di giudizio dei magistrati, sia rispetto agli avanzamenti di carriera che ai procedimenti disciplinari;
7) la legge costituzionale «Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare», recentemente approvata in prima lettura alla Camera, di certo non esaurisce il novero delle riforme necessarie e urgenti per la giustizia italiana e in ogni caso non garantisce di per sé la prosecuzione di un percorso riformatore improntato all'equilibrio dei poteri e alla garanzia dei diritti dei cittadini;
8) in materia penale, questi primi anni di legislatura hanno al contrario dimostrato l'aggravamento di una tendenza panpenalistica, che costituisce un gravame per il sistema giudiziario e un esempio squalificante di demagogia legislativa, non essendo finalizzato ad assicurare una migliore garanzia dei beni giuridici sottoposti alla tutela penale, ma una rendita di immagine per le forze politiche fautrici di una maggiore severità;
9) l'istituzione incontrollata di nuovi reati e l'aumento abnorme delle pene edittali per i reati di più diffuso allarme sociale, di per sé, non assicura maggiore sicurezza ai cittadini, né una maggiore efficienza al sistema giudiziario nel perseguimento dei reati, obiettivo piuttosto legato all'incremento e all'efficientamento delle risorse disponibili;
10) proprio sulle risorse e sui modelli organizzativi del sistema giudiziario si gioca la sfida politica più importante e sul punto l'attenzione e l'impegno della maggioranza di governo sono gravemente insufficienti;
11) tema centrale è anche quello della spaventosa carenza di organico sia per quanto riguarda i magistrati che per quanto concerne il personale amministrativo, carenza che non può essere supplita né dalla sola digitalizzazione, né da interventi spot sull'organico;
12) oltre alle riforme di carattere strettamente ordinamentale, il PNRR punta a una serie di obiettivi di digitalizzazione della giustizia (Riforma 1.8), tra cui la gestione elettronica obbligatoria di tutti i documenti, il processo civile interamente telematico e la digitalizzazione dei procedimenti penali di primo grado;
13) il software unico di gestioni del processo penale e civile telematico, «App», è progettato per consentire a tutti i soggetti abilitati una serie di adempimenti, tra cui la firma digitale, il deposito telematico dei provvedimenti e il governo dei flussi procedurali e documentali, la redazione di atti nativi digitali e altro;
14) a decorrere dal 1° gennaio 2025, è stato introdotto il regime obbligatorio – cosiddetto «binario unico» – delle modalità telematiche di deposito per una serie di fasi e procedimenti tra cui l'udienza preliminare e, dal 31 marzo 2025, anche per il rito abbreviato, il giudizio direttissimo e il giudizio immediato;
15) tuttavia, molti tribunali e procure si sono visti costretti a sospendere l'efficacia dell'obbligatorietà del regime del binario unico, consentendo l'uso di modalità analogiche fino al 31 marzo 2025, in considerazione delle gravi disfunzionalità del sistema e al fine di evitare gravi pregiudizi ai diritti dei cittadini;
16) di particolare allarme, poi, sia sotto il profilo dell'efficienza che della stessa legalità è la situazione delle carceri italiane. Secondo un recente report del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, al 17 gennaio 2025 si registrava una popolazione pari a 60.382 persone detenute su una capienza effettiva di 47.300 posti disponibili. L'indice di affollamento, che nel 2020 era pari al 113,18 per cento, è salito progressivamente fino a raggiungere il 127,48 per cento di oggi e nel 2024 la crescita della popolazione detenuta è aumentata del doppio degli anni precedenti;
17) le condizioni materiali di detenzione, unite alla carenza di personale educativo, pregiudicano qualunque serio impegno per la riabilitazione e il reinserimento dei detenuti;
18) è confermato l'impegno dei firmatari a esercitare un ruolo di stimolo per richiamare il Ministro alla coerenza tra gli impegni assunti e quanto è stato realizzato ed è in via di realizzazione, che si allontana significativamente dalle linee programmatiche illustrate a inizio legislatura, per migliorare stato e performance del «sistema giustizia»,
impegna il Governo:
1) ad invertire la tendenza al «panpenalismo» e a ricondurre l'ordinamento giuridico ai principi della sussidiarietà e dell'extrema ratio del diritto penale, nonché ai principi della certezza e della tassatività delle fattispecie penali e delle relative sanzioni, oggi minati dalla proliferazione e frammentazione di norme incriminatrici penali speciali e delle conseguenti previsioni sanzionatorie, promuovendo un intervento organico volto a prevedere la depenalizzazione delle violazioni, che non ledono gli interessi collettivi al punto da meritare una sanzione penale;
2) a promuovere iniziative normative volte a modificare la disciplina in materia di custodia cautelare, in particolare escludendo che possa essere disposta per il pericolo di reiterazione dello stesso reato per cui si procede, tranne nel caso in cui si tratti di gravi delitti con uso di armi o di altri mezzi di violenza personale o diretti contro l'ordine costituzionale ovvero delitti di criminalità organizzata.
3) ad adottare iniziative normative volte a modificare la disciplina relativa alla valutazione di professionalità del magistrato, in coerenza con quanto inizialmente stabilito dall'articolo 3, comma 1, lettera h), numero 1), della legge dalla legge 17 giugno 2022, n. 71, che faceva riferimenti ai dati statistici e alla documentazione necessari per valutare l'intera attività svolta dal magistrato;
4) ad operare per una significativa riduzione del numero dei magistrati fuori ruolo, con particolare riferimento a quelli che svolgono funzioni amministrative e alle posizioni per le quali non è tassativamente richiesta dalla legge la qualifica di magistrato;
5) a promuovere riforme normative organiche e stanziare risorse adeguate e idonee per garantire un effettivo miglioramento della qualità dell'amministrazione della giustizia;
6) a promuovere la realizzazione di interventi definitivi finalizzati al superamento delle carenze drammatiche di magistrati, di personale amministrativo e di polizia penitenziaria e all'effettiva riqualificazione del personale della giustizia;
7) ad assumere ogni iniziativa utile volta a garantire, con la massima celerità, la piena funzionalità del processo penale telematico in supporto alla digitalizzazione del comparto, da accompagnare anche con apposite iniziative formative del personale direttamente interessato;
8) ad assumere urgentemente iniziative deflattive della popolazione carceraria, ampliando l'accesso a misure alternative alla detenzione e modificando le norme in materia di liberazione anticipata, al fine di rispettare la capienza regolamentare delle carceri e rendere effettiva l'attività e la finalità rieducativa della pena, in linea con le indicazioni provenienti dalla giurisprudenza costituzionale e delle Corti europee e in conformità con i principi costituzionali e gli standard internazionali, che il nostro Paese è chiamato a rispettare;
9) ad effettuare un monitoraggio dell'attuazione dei programmi di giustizia riparativa, come definiti e articolati negli articoli da 42 a 67 del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, su cui si registrano significativi ritardi;
10) a stanziare le necessarie risorse economiche finalizzate a un concreto ammodernamento dell'edilizia carceraria, rispettoso degli standard minimi e rispondente ai bisogni e ai diritti sia dei soggetti detenuti che del personale della polizia penitenziaria;
11) a prevedere l'assunzione di personale da impiegare nelle strutture penitenziarie, in particolare quello addetto al percorso trattamentale dei detenuti, ai fini del loro reinserimento sociale esterno;
12) ad elaborare uno studio di fattibilità al fine di valutare le migliori modalità per garantire il diritto delle persone detenute alle relazioni affettive;
13) a continuare l'opera di coordinamento e monitoraggio delle iniziative poste in essere per il miglioramento del sistema giustizia, al fine di ridurre i tempi dei processi e smaltire l'arretrato, secondo quanto concordato in sede europea;
14) ad intraprendere un piano di revisione dell'attuale assetto della geografia giudiziaria, riorganizzando in modo più razionale la distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari e prevedendo una nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, evitando accorpamenti o soppressioni di sezioni distaccate e intraprendendo tutte le iniziative necessarie per l'eventuale ripristino dei tribunali minori soppressi, ai fini di un maggiore efficientamento dei tempi e della giustizia di prossimità;
15) a stanziare le necessarie risorse economiche ed organizzative affinché possano vedere piena attuazione le riforme del processo penale, civile e dell'ordinamento giudiziario;
16) a sostenere, per quanto di competenza, l'iter di ogni iniziativa legislativa volta ad evitare la discriminazione tra i magistrati onorari esclusivisti e i magistrati non esclusivisti, in forza della quale il trattamento economico di questi ultimi non rispetta la corretta proporzione relativamente al monte ore lavorate rispetto a quello dei magistrati onorari esclusivisti.
(6-00157) «Richetti, D'Alessio, Benzoni, Bonetti, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Rosato, Ruffino».
La Camera,
udite le comunicazioni e preso atto della relazione presentata dal Ministro della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150;
premesso che:
1) l'amministrazione della giustizia in Italia non può essere avvertita o presentata ai cittadini come uno dei freni alla crescita, una macchina burocratica elefantiaca e fuori controllo per plurimi motivi che rappresentano altrettanti e annosi mali del nostro sistema di giustizia;
2) i dati forniti con riguardo alle cause pendenti rimangono allarmanti, e fotografano, in termini impietosi, la clamorosa inadeguatezza delle risorse, sia prettamente economiche, che in termini di capitale umano, e la conseguente inefficienza del sistema giustizia italiano anche in rapporto ai differenti standard europei. L'irragionevole durata dei processi – particolarmente nel settore civile – e un livello non ottimale di legalità, trasparenza ed etica nella vita pubblica, costituiscono un grande disincentivo all'attività d'imprese e professionisti, come pure agli investimenti esteri nel nostro Paese. Occorre, invece, dotare il sistema giustizia degli strumenti e delle risorse – economiche ed umane – necessarie a garantire una risposta di giustizia celere innanzi alle istanze dei cittadini;
3) le politiche portate avanti dal Governo in carica e segnatamente da codesto Ministero – dal depotenziamento dello strumento delle intercettazioni e dall'affievolimento dei presidi anticorruzione e del traffico di influenze, all'abolizione del reato di abuso d'ufficio e al ritorno alla prescrizione sostanziale – sembrano delineare un progetto di giustizia che si allontana da quello pensato dai padri costituenti, ispirati dai principi dello Stato di Diritto, per realizzare piuttosto una giustizia d'élite a beneficio solo di alcuni;
4) assumono rilievo in questo senso numerosi provvedimenti che, se considerati singolarmente potrebbero forse celare solo un atteggiamento «poco attento» di questa maggioranza parlamentare rispetto alle istanze di giustizia dei più deboli, e, viceversa, più indulgente verso le classi di potere, ma che, se guardati nel loro complesso, costituiscono i tasselli di un quadro allarmante sulla giustizia;
5) non possono non segnalarsi in questa sede, preliminarmente, quegli interventi normativi promossi dal Governo in carica e dalla maggioranza che lo rappresenta che si muovono in un'ottica esclusivamente repressiva, attraverso la configurazione di nuove fattispecie di reato o modifiche a fattispecie già esistenti, aggravandone le sanzioni penali, con non infrequenti sovrapposizioni tra fattispecie, in assenza, tuttavia, di prospettiva di prevenzione dei fenomeni, quale ad esempio, il disegno di legge sulla Sicurezza, recante «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario», già approvato alla Camera e attualmente in esame al Senato (A.S. 1236), che sotto più aspetti, non produce alcun rafforzamento della sicurezza, a fronte di una inaccettabile compressione della sfera della libertà di espressione del pensiero sia da parte dei singoli, sia in forma associata. Proprio in occasione del 75° anniversario dell'adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani, decine di organizzazioni e associazioni di settore hanno lanciato un appello al Governo, ribadendo che «perseguire un approccio prevalentemente, se non esclusivamente, basato sulla pervasività di norme penali piuttosto che sul tentativo di affrontare problemi con appropriate risposte socio-economiche e culturali, metterà una volta di più in crisi i diritti umani, civili e politici di tutte e tutti e la legalità costituzionale, nonché il rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia»;
6) gli scriventi stigmatizzano, anche in questa sede, l'uso spesso improprio che del diritto penale è compiuto dal Governo in carica, spesso non orientato verso finalità di tutela e protezione di beni giuridici costituzionalmente rilevanti e meritevoli di protezione, così risultando violato il principio di necessità della sanzione penale. Segnatamente, sul piano della formulazione delle norme penali, si contesta altresì la loro indeterminatezza e genericità, mentre, con riguardo alla definizione della cornice edittale, la sproporzionalità e l'irragionevolezza: la delicatezza dei valori in gioco nell'ambito della disciplina penale, valori che attengono al rispetto della dignità e della libertà della persona umana e che dalla Costituzione sono posti al centro dell'ordinamento, implica l'osservanza, da parte del legislatore, nella formulazione del precetto normativo e della relativa sanzione, dei principi di determinatezza della fattispecie e di proporzionalità della pena, principi che assumono rilevanza costituzionale ai sensi dell'articolo 3 e che risultano violati da molteplici disposizioni;
7) per quanto riguarda la lotta alla corruzione, a parere degli scriventi, molti interventi legislativi proposti da questo Governo e dalla maggioranza che lo rappresenta – tra cui le novità introdotte dalla cosiddetta Riforma Nordio (legge n. 114 del 2024), che tra gli altri ha abrogato in modo «secco» l'abuso d'ufficio e ha depotenziato il reato di traffico di influenze – tradiscono la postura che vogliono far assumere all'Italia nella lotta alla corruzione, in netta controtendenza rispetto a quanto realizzato dai Governi che lo hanno preceduto: l'impunità verso i «colletti bianchi». In un'ottica di messa a terra del PNRR, nonché di continuazione nel reperimento delle risorse da esso derivate, sarebbe stato fondamentale mantenere inalterati quegli strumenti normativi di cui il nostro Paese si è dotato nei Governi Conte I e II, ed in particolare, la legge n. 3 del 2019, che ha predisposto un complesso sistema di contrasto ai fenomeni corruttivi, facendo ottenere il plauso all'Italia da parte del GRECO, il gruppo di Stati contro la Corruzione in seno al Consiglio d'Europa.
È notorio che la corruzione costituisca ormai una delle principali porte di ingresso della criminalità organizzata, ed in particolare, di quella di stampo mafioso, interessata sempre di più ad insinuarsi nella gestione delle risorse pubbliche e nella economia legale, con un costo per lo Stato di circa 60 miliardi l'anno, determinando, così, perspicue implicazioni economiche e sociali;
8) un ulteriore passo che sembra condurre questo Governo e la maggioranza che lo rappresenta verso una vera e propria «offensiva» sulla giustizia riguarda la delicata materia delle intercettazioni, oggetto di numerosi interventi normativi volti, di fatto a depotenziarne la portata e l'efficacia, limitando – da un lato – le captazioni a strascico e la trascrizione nei brogliacci di quelle considerate irrilevanti, ampliando – dall'altro – il divieto di pubblicazione e vietando il rilascio di copia delle intercettazioni, quando la richiesta sia presentata da soggetto diverso dalle parti e dai loro difensori: norme che riflettono una visione fraintesa della pubblicità, che è invece diretta al controllo democratico, popolare, dell'esercizio della funzione giurisdizionale; nella medesima direzione, rileva la proposta di legge a prima firma Zanettin approvato al Senato e attualmente in esame alla Camera (A.C. 2084), che riduce a 45 giorni i tempi ordinari di intercettazione;
9) anche il divieto di pubblicazione delle ordinanze che dispongono le misure cautelari fino all'udienza preliminare, adottata dal Governo in carica attraverso una forzatura interpretativa della direttiva europea sulla presunzione di innocenza, in occasione dell'attuazione della delega contenuta nella legge di delegazione europea per il 2024, cosiddetta «norma bavaglio» – come di recente dimostrato dalla stessa Commissione Europea a fronte di una interrogazione presentata dai deputati del Movimento 5 Stelle in Europa, lungi dal rappresentare la giusta attuazione del principio di presunzione di innocenza, rischia di tradursi, piuttosto, in una pesante limitazione del diritto di cronaca, rappresentando un grave passo indietro alla libertà di stampa e al diritto dei cittadini di essere informati, anche in presenza di un indiscutibile interesse pubblico.
La pubblicazione, invero, è anche una forma di garanzia per lo stesso indagato, in quanto le ordinanze sono basate su elementi oggettivi e su valutazioni di un soggetto terzo ed imparziale, che fotografa al meglio l'ambito di una determinata fase di indagine. Inoltre, attraverso tale perverso meccanismo si impedisce il controllo da parte dell'opinione pubblica nei confronti degli atti emanati dall'autorità giudiziaria;
10) la lentezza dei processi non si combatte con l'impunità che comporta denegata giustizia, ma la durata ragionevole dei processi può e deve essere garantita diversamente, anzitutto con una giustizia che funziona, grazie ad adeguate risorse. Eppure, non sembra che a questo Governo interessi davvero intervenire su questo fronte, altrimenti concentrerebbe il suo impegno a destinare nuove risorse a favore di un piano straordinario di assunzioni in tutto il settore giustizia, in continuità con quanto realizzato nei Governi Conte I e II.
A tal riguardo, i firmatari deprecano, altresì, il contestuale disinteresse da parte di codesto ministero rispetto al buon funzionamento del sistema giustizia, come ulteriormente dimostrato dalla Legge di Bilancio di recente approvazione, che difetta di adeguate risorse volte ad incidere sulla lentezza dei processi – solo in minima parte attutita grazie alle risorse umane, temporanee, derivanti dal PNRR –; Preliminarmente, desta preoccupazione la grave carenza del personale della magistratura ordinaria, dei giudici di pace – che rischia di paralizzare la giustizia di prossimità, alla luce dei nuovi dati forniti dall'O.C.F. a novembre 2024, secondo cui i Giudici di Pace in funzione giudicante in servizio sono il 33 per cento di quelli previsti dalla pianta organica, mentre negli uffici con pianta organica superiore alle 50 unità, i giudici in servizio sono solo il 20,8 per cento, come quella di Torino dove solo 7 dei 139 magistrati in pianta organica sono attivi. Si riscontrano altresì difetti e interruzioni di servizio nella piattaforma telematica, carenze nella connessione internet, ritardi nella gestione delle cause civili di oltre 4 mesi, depositi di sentenze in cronico ritardo – e del personale amministrativo della giustizia. Siamo, infatti, di fronte ad una situazione di scopertura dell'organico magistratuale senza precedenti: circa 1.500 unità su 10.900.
Si ricordi che tra gli obiettivi del PNRR nel settore giustizia vi è anche l'abbattimento della durata dei procedimenti giudiziari, nello specifico, del 40 per cento dei tempi di trattazione per le cause civili (e una contestuale riduzione del 90 per cento del numero di cause pendenti nel 2019) e del 25 per cento per i processi penali;
11) nulla è stato disposto, inoltre, per fronteggiare davvero il gravissimo dilagare dei suicidi negli istituti penitenziari, né nel decreto-legge Carceri, né nella più recente Legge di bilancio. È incontrovertibile che il nostro Paese stia attraversando una gravissima crisi del sistema penitenziario, esasperata dalle critiche condizioni delle strutture e dal sovraffollamento degli istituti penitenziari, con un drammatico record di suicidi registrato nel 2024, di 85 persone che hanno deciso di togliersi la vita sotto la custodia dello Stato; a questo tragico bilancio si debbono aggiungere 7 agenti di polizia penitenziaria; e dall'inizio del 2025, si registrano già 9 suicidi.
Gli interventi promossi dal Governo in carica non hanno certamente individuato strumenti adeguati per invertire la tendenza e migliorare le condizioni di vita all'interno degli istituti penitenziari italiani. In particolare, con la Legge di Bilancio sarebbe stato necessario prevedere misure concrete ed adeguate anche per l'aumento di figure-chiave all'interno delle carceri come educatori, mediatori, operatori sociali e personale sanitario, per valorizzare i processi di reinserimento sociale e di rieducazione della pena, in conformità con quanto previsto all'articolo 27 del dettato costituzionale. Del pari, non sono state destinate adeguate risorse per far fronte alla situazione del personale di Polizia penitenziaria, che presenta gravissime carenze, a cui occorre fare fronte con investimenti massivi, considerando, altresì, le gravi ripercussioni da ciò derivanti, sia in termini di condizioni di impiego dei lavoratori e di situazioni di stress correlato, che in termini di sicurezza all'interno degli istituti penitenziari. Secondo i dati riportati nelle schede trasparenza del Ministero aggiornate al 2024, manca il 16 per cento delle unità previste in pianta organica. Il rapporto detenuti agente attuale è pari ad 1,96 detenuti per ogni agente, a fronte di una previsione di 1,5. In questi ultimi due anni, la popolazione carceraria è progressivamente aumentata da 54.000 a oltre 61.500 detenuti, facendo esplodere l'indice di sovraffollamento dei penitenziari italiani che hanno una capienza regolamentare di 48.000 posti;
12) infine, non può trascurarsi in questa sede altresì il progetto di legge di revisione costituzionale che reca «Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare» (A.C. 1917) approvato in prima lettura alla Camera, che attua la volontà del Governo di intervenire sulla separazione delle carriere dei magistrati: a parere degli scriventi, una riforma in tale materia è tutto fuorché necessaria, tanto più ora che la riforma cosiddetta Cartabia ha ridotto ad uno i passaggi di funzioni tra magistrati requirenti e giudicanti, rendendo ancor più eccezionale l'eventuale mutamento di funzioni nell'arco della vita professionale di un magistrato. Inoltre, il provvedimento arreca, nel suo complesso, un pericoloso squilibrio tra i poteri dello Stato e incrina la tenuta dello stato di diritto e della democrazia, così come sancite dalla Carta costituzionale e di cui l'unicità della giurisdizione e la separazione dei poteri costituiscono architravi irrinunciabili. L'esigenza di riforma nei suddetti termini trarrebbe origine dalla volontà del Governo in carica – e della maggioranza che lo rappresenta – di attuare il riconoscimento dei princìpi del giusto processo, come novellato articolo 111 della Costituzione, nonché dall'evoluzione del sistema processuale penale italiano verso il modello accusatorio e da obiettivi di miglioramento della qualità della giurisdizione. A ben guardare, tuttavia, proprio la corretta attuazione dei principi del giusto processo, come contemplati nel richiamato articolo 111 della Costituzione avrebbe dovuto orientare il legislatore verso interventi di modifica differenti, che nulla hanno a che vedere con il progetto di separazione delle carriere dei magistrati requirenti e giudicanti. In realtà, più si separa sul piano formativo e professionale il PM dal giudice, più si rischia di incorrere in una realtà – lontana dal nostro sistema processuale – in cui il PM diventa un «avvocato di polizia», un mero accusatore e non già un funzionario dello Stato chiamato ad accertare la verità dei fatti, come contempla anche il codice di procedura penale (articolo 358 del codice di procedura penale), anche ricercando elementi utili alla difesa. La comunanza di formazione e di percorso iniziale, al contrario, contribuisce a scongiurare, se non proprio evitare, questo rischio ed è dunque una garanzia per il cittadino che sia indagato.
13) si auspica che tra le mire di questo Governo non vi sia, piuttosto, un intento di ritornare ai tempi più remoti, in cui da un lato, con la separazione delle carriere e dall'altro con la limitazione dell'obbligatorietà dell'azione penale, si arrivi a realizzare un progetto di giustizia in cui il pubblico ministero dipenda dall'esecutivo. Ciò accentuerebbe ancora di più l'idea di una società gerarchizzata, a piramide, oltre a risultare anacronistico rispetto a quanto emerso nel Report sullo Stato di Diritto della Commissione Ue, ove si sono constatati positivamente i progressi di alcuni Stati membri che hanno portato a termine importanti riforme per rafforzare l'indipendenza della magistratura;
non lasciano indifferenti nemmeno gli scomposti attacchi del Governo nei confronti della magistratura e di singoli giudici redarguiti e considerati politicizzati, ove le pronunce non ne assecondino l'orientamento e la volontà;
Ciò premesso e considerato, preso atto delle comunicazioni del Ministro della giustizia,
impegna il Governo:
1) a tornare ad investire nel comparto giustizia per rilanciare il rapporto tra giustizia e cittadino, quale unico vero antidoto alla lunghezza dei processi civili e penali, colmando le scoperture negli uffici giudiziari attraverso una massiccia e mirata attività assunzionale – in continuità con le leggi di bilancio degli anni 2018-2020 dei Governi Conte – stanziando nello specifico, ulteriori risorse volte a rafforzare in modo adeguato tutti i profili di funzionari giuridico- pedagogici, assistenti sociali, amministrativi del dipartimento di giustizia minorile e di comunità; nonché autorizzando e finanziando, con il primo provvedimento utile, procedure concorsuali pubbliche, in aggiunta a quelle già previste a legislazione vigente, al fine di procedere all'assunzione straordinaria di personale non dirigenziale a tempo indeterminato del Ministero della giustizia e di nuovi magistrati ordinari;
2) ad effettuare un'adeguata ed aggiornata mappatura delle mansioni richieste e conseguentemente dei fabbisogni relativi ad ogni profilo professionale del comparto giustizia con particolare riguardo agli assistenti giudiziari, ai cancellieri esperti e ai direttori, al fine di provvedere ad un eventuale ampliamento della pianta organica laddove necessario, nonché a destinare, già con il primo provvedimento utile, risorse specifiche e congrue per un giusto riconoscimento professionale e retributivo di ogni profilo, anche consentendo progressioni economiche, posizioni organizzative, condizioni lavorative migliori, al fine ultimo di un complessivo efficientamento del comparto interessato e di evitare la sempre più frequente migrazione di preziose risorse umane verso comparti ministeriali che meglio ne valorizzano competenze ed esperienze;
3) ad intervenire, con il primo provvedimento utile, per destinare specifiche risorse per assumere nuovi giudici di pace e personale amministrativo, così da ovviare alle gravissime carenze di organico che stanno interessando gli uffici del giudice di pace su tutto il territorio nazionale, prevedendo, ove necessario, anche un ampliamento della pianta organica, tenuto conto che per effetto di molteplici interventi normativi, il loro carico di lavoro è destinato ad aumentare, nonché per potenziare la piattaforma telematica e le dotazioni informatiche; a differire ulteriormente, con il primo provvedimento utile, al 2027 l'entrata in vigore degli articoli 27 e 28 del decreto legislativo n. 116 del 2017 che estendono la competenza per valore e per materia del giudice di pace, al fine di adeguare preventivamente il personale degli uffici del giudice di pace all'aggravio del carico di lavoro che deriverà dall'entrata in vigore delle norme;
4) a colmare le gravissime carenze di organico della polizia penitenziaria, attraverso un piano straordinario di assunzione, per arrivare a circa 10.000 unità, anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti, in aggiunta alle facoltà assunzionali previste a legislazione vigente, al fine di rendere maggiormente efficienti gli istituti penitenziari e garantire migliori condizioni di lavoro al personale addetto alla sicurezza all'interno delle carceri;
5) a destinare, con il primo provvedimento utile, risorse finanziarie, organizzative e di personale al fine di fronteggiare il sovraffollamento carcerario, garantendo la realizzazione di nuove strutture e la riqualificazione di strutture già esistenti, da progettare e realizzare con criteri innovativi che includano anche interventi di efficientamento energetico e antisismici, l'implementazione di strumenti e impianti tecnologici per la sicurezza, l'introduzione di impianti di videosorveglianza, di schermatura nonché impianti per il compostaggio di comunità, la destinazione di spazi alle attività trattamentali, ivi incluse le attività sportive e quelle teatrali, la realizzazione di ambienti idonei all'esercizio del diritto all'affettività, in modo da rendere più efficace la funzione rieducativa della pena e garantire la tutela del diritto alla salute, la preservazione dei legami tra genitori e figli, anche attraverso il ricorso alle più avanzate innovazioni tecnologiche, nonché la distinzione tra diverse tipologie di detenuti, anche mediante l'adozione di appositi criteri architettonici;
6) a destinare specifiche risorse a favore della istituzione di vere e proprie case di comunità di reinserimento sociale, o in subordine, a dare piena attuazione a quanto previsto dalla legge 8 agosto 2024, n. 112, cosiddetta Carceri, in materia di esecuzione della pena presso strutture residenziali per l'accoglienza e il reinserimento sociale dei detenuti, prevedendo, con il primo provvedimento utile, la esatta descrizione della platea di detenuti che sarà possibile destinare alle strutture residenziali;
7) ad intervenire, anche a livello normativo, per garantire la piena attuazione degli articoli 74-77 della legge sull'ordinamento penitenziario che ha istituito il cosiddetto Consiglio di aiuto sociale, al fine di favorire concretamente il recupero e il reinserimento sociale dei detenuti, nel pieno rispetto del principio di rieducazione della pena sancito dalla nostra Costituzione;
8) ad assumere iniziative, anche di carattere normativo volte a garantire – attraverso adeguate e strutturali forme di finanziamento – la promozione e il sostegno di tutte le attività trattamentali, con particolare riguardo al teatro e alle attività sportive, promuovendo con il primo provvedimento utile, la destinazione di ulteriori risorse finalizzate alla stipula di protocolli e convenzioni con soggetti pubblici e privati per favorire lo sport;
9) a riconsiderare l'orientamento assunto con il disegno di legge in materia di sicurezza pubblica, che vede la modifica degli articoli 146 e 147 del codice penale, rendendo facoltativo, e non più obbligatorio, il rinvio dell'esecuzione della pena per le condannate incinte o madri di figli di età inferiore ad un anno e disponendo che le medesime scontino la pena, qualora non venga disposto il rinvio, presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri, al fine di mantenere le norme attualmente vigenti; ad incrementare, con il prossimo provvedimento utile, di almeno 10 milioni di euro annui, il fondo per le case famiglia protette, al fine di contribuire alla tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori, nonché al fine di incrementare l'accoglienza di genitori detenuti con bambini al seguito in case-famiglia;
10) a riconsiderare l'orientamento assunto con il disegno di legge in materia di sicurezza pubblica, che introduce nel codice penale un nuovo articolo 415-bis che punisce la «rivolta all'interno di un istituto penitenziario» – con la pena della reclusione da uno a cinque anni per chiunque partecipi ad una rivolta mediante atti di violenza o minaccia o di resistenza all'esecuzione degli ordini impartiti, commessi da tre o più persone riunite, penalizzando anche la mera «resistenza passiva» di detenuti negli istituti penitenziari (e di migranti per effetto della disposizione di cui all'articolo 19), arrivando, quindi, a criminalizzare forme di resistenza come il rifiuto del cibo e dell'ora d'aria, o la mancata pulizia della cella, con ciò interferendo con la sfera più intima dell'individuo, nella sua libertà di obbedire o dissentire, in violazione palese dell'articolo 13 della Costituzione;
11) ad astenersi da ogni intervento anche normativo che possa tradursi di fatto in un allentamento dei presidi anticorruzione, nonché ad intraprendere tutte le necessarie iniziative, nelle opportune sedi istituzionali nazionali ed europee, volte ad una rapida approvazione della proposta di direttiva UE 2023/0135 (COD) in materia di lotta contro la corruzione, al fine di rafforzare ulteriormente i meccanismi per la prevenzione e lotta alla corruzione, ampliando l'ambito azione rispetto al singolo Stato ed estendendolo a tutta l'Unione europea;
12) ad adottare iniziative normative volte a ripristinare la fattispecie di abuso di ufficio e potenziare nuovamente il delitto di traffico di influenze, ripristinando lo status quo ante rispetto alle modifiche apportate dalla Riforma cosiddetta Nordio (legge n. 114 del 2024), nonché recependo le modifiche proposte a livello europeo, anche in combinazione con l'introduzione di una normativa sulla regolamentazione delle lobbies e sul conflitto di interessi, in quanto strettamente connessi;
13) a monitorare gli effetti applicativi delle norme contenute nella Riforma cosiddetta Nordio (legge n. 114 del 2024) che introducono il cosiddetto «interrogatorio preventivo», al fine di valutare se vi sia stato un eventuale incremento di casi di sottrazione all'esecuzione del provvedimento cautelare per coloro che vengono raggiunti dalla convocazione per l'interrogatorio, ovvero un incremento dei casi di inquinamento probatorio;
14) ferme restando le prerogative parlamentari, anche in termini di funzioni di indirizzo e controllo, per quanto di competenza: a riconsiderare il contenuto e l'opportunità del provvedimento recante modifiche all'ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare, che dispone la separazione delle carriere dei magistrati requirenti e giudicanti, anche in occasione dell'avvio dell'esame presso il Senato della Repubblica, valutandone gli effetti applicativi e il loro impatto sull'ordinamento giudiziario, sull'autonomia e l'indipendenza dei giudici, sull'esercizio del diritto alla difesa dei cittadini nonché sull'ordinamento costituzionale con riguardo alla separazione e al rapporto tra poteri dello Stato; nonché a mantenere l'attuale composizione e funzionamento dei consigli giudiziari, per consentire una sintesi tra le esigenze dei diversi uffici, requirenti e giudicanti, per il miglior coordinamento finalizzato a risolvere le problematiche del complessivo funzionamento della giustizia;
15) nel rispetto delle prerogative parlamentari, ad astenersi dal presentare o sostenere progetti di riforma volti a compromettere o limitare il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, scongiurando il rischio ultimo di un controllo dell'esecutivo sulle procure, influenzando la trattazione «prioritaria» di taluni reati a discapito di altre fattispecie criminose; nonché ad astenersi da qualsivoglia iniziativa, legislativa e non, volta ad indebolire o compromettere il principio della dipendenza funzionale della polizia giudiziaria dal pubblico ministero ed il divieto di interferenza di altri poteri nella conduzione delle indagini;
16) a mantenere ferma la disciplina della sospensione della prescrizione del reato, così come introdotta dalla legge n. 3 del 2019 cosiddetta Spazzacorrotti, in quanto l'estinzione del processo per intervenuta prescrizione può tradursi in una grave denegata giustizia per le vittime;
17) ad adottare iniziative normative volte ad estendere la durata temporale del regime transitorio previsto dall'articolo 2, comma 5 della legge 27 settembre 2021, n. 134, cosiddetta Riforma Cartabia, relativamente alla cosiddetta declaratoria di improcedibilità per superamento dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione di cui all'articolo 344-bis del codice di procedura penale – per le ipotesi in cui l'impugnazione sia proposta entro il 31 dicembre 2024, per la quale i processi potranno durare fino a tre anni in appello (anziché 2 a regime) e fino ad un anno e mezzo in Cassazione (anziché 1 anno a regime), considerando che il carico di lavoro delle Corti d'appello non è stato adeguatamente smaltito medio tempore, ma al contrario, il Governo in carica ha approvato interventi peggiorativi, attribuendo a queste ulteriori materie in precedenza di competenza di altri organi giudiziari;
18) a porre al centro dell'azione di Governo tutte le ulteriori politiche necessarie alla predisposizione di un adeguato sistema di controlli, prevenzione e trasparenza delle somme di denaro derivanti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nonché di repressione degli eventuali reati conseguenti all'utilizzo delle ingenti somme relative ai progetti del PNRR, monitorando ed eventualmente modificando le norme dei decreti legge di attuazione del PNRR attualmente in vigore per una efficace gestione delle stesse risorse;
19) ad abbandonare l'ossessione riformatrice in materia di intercettazioni al precipuo fine di depotenziarne l'efficacia quale strumento di ricerca della prova determinante ai fini dell'attività investigativa nonché ai fini del contrasto delle forme più insidiose di criminalità organizzata e dei delitti contro la pubblica amministrazione i cui riflessi ricadono sull'utente finale, ovvero il cittadino, considerando che è attualmente in corso di esame alla Camera il disegno di legge a prima firma del Senatore Zanettin, che riduce a 45 giorni i tempi ordinari di intercettazione, con ciò comportando un evidente rischio in tal senso; nonché a salvaguardare da interventi demolitori lo strumento intercettivo del trojan il quale rappresenta il mezzo più efficace per recidere il rapporto sinallagmatico tra corrotto e corruttore nonché – più in generale – l'unico realmente adeguato al perseguimento di efficaci risultati relativamente al contrasto dei delitti posti in essere dai cosiddetti colletti bianchi;
20) a monitorare gli effetti applicativi della disciplina in materia di ergastolo ostativo, rivalutando la normativa prevista nel decreto-legge n. 162 del 2022 – convertito in legge n. 199 del 2022 – in modo da restituire giusta rilevanza al requisito della collaborazione con la giustizia e ricomprendere nuovamente nel novero dei reati ostativi anche quelli contro la Pubblica Amministrazione; nonché a valutare eventuali lacune normative, anche in materia di rinnovo dei permessi premio, alla luce delle recenti numerose scarcerazioni di noti boss mafiosi;
21) a sostenere, per quanto di competenza, l'iter delle iniziative legislative parlamentari volte ad inasprire il contrasto ai reati ambientali, a rafforzare la tutela giurisdizionale del diritto alla salute dei cittadini e alla salute nei luoghi di lavoro, nonché il contrasto alle agromafie e agli illeciti alimentari, combattendo le infiltrazioni criminali nell'economia legale;
22) ad adoperarsi per sostenere, per quanto di competenza, l'iter delle iniziative legislative già esistenti in Parlamento in materia di procedibilità d'ufficio, per ripristinare il precedente regime rispetto a quei reati di peculiare disvalore sociale, per evitare di far gravare sulle vittime l'onere di proporre querela per azionare la pretesa punitiva dello Stato;
23) ad adottare iniziative normative volte ad abrogare ovvero modificare l'istituto del concordato anche con rinuncia ai motivi di appello ex articolo 599-bis del codice di procedura penale, ripristinando l'esclusione dell'applicazione di detto istituto agli imputati per reati di particolare gravità;
24) ad adottare ogni iniziativa – anche normativa – utile a garantire l'efficacia delle disposizioni a presidio delle vittime dei reati, apprestando una tutela in concreto delle stesse, proprio in considerazione della propria condizione di minorità delle persone offese che nasce dall'aver subito un pregiudizio ed introducendo nuove disposizioni volte ad incrementare il coinvolgimento delle vittime nelle varie fasi del procedimento e del processo penale;
25) a salvaguardare e rafforzare il regime speciale di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, adeguando le 12 strutture detentive in modo da garantire realmente la separazione tra questi detenuti, al fine di impedire qualsiasi comunicazione sia all'interno dell'istituto che verso l'esterno; potenziare il GOM mettendolo in condizione di svolgere il proprio lavoro in sicurezza attraverso la copertura della pianta organica, la formazione e l'aggiornamento professionale, l'addestramento e l'equipaggiamento;
26) in tema di giustizia riparativa, assumere iniziative affinché la scelta di tale istituto sia sempre frutto di una libera e consapevole volontà della vittima e che la stessa non sia esposta neanche in via indiretta alla vittimizzazione secondaria;
27) a non abbassare la guardia nel contrasto alla violenza di genere, monitorando gli effetti applicativi e l'efficacia delle misure introdotte con il disegno di legge governativo Roccella (A.C. 1294), prevedendo altresì un monitoraggio periodico della corretta concreta applicazione del cosiddetto, Codice rosso e della Riforma Cartabia all'interno dei tribunali, attraverso un coinvolgimento anche della Commissione parlamentare di inchiesta contro i femminicidi, nonché la messa a terra dei finanziamenti dei centri antiviolenza oggetto della legge di Bilancio, incrementando, ove necessario, le misure volte al contrasto alla violenza contro le donne, incluso il reddito di libertà e introducendo nel pieno rispetto dell'autonomia scolastica, percorsi obbligatori di educazione affettiva e sessuale negli istituti scolastici, al fine di ridurre sensibilmente il numero dei femminicidi, come fenomeno culturale;
28) a estendere la formazione obbligatoria per i magistrati e le magistrate inquirenti e giudicanti, nonché per gli avvocati e le avvocate, anche alla materia della violenza di genere, prevedendola allo stesso modo anche per gli assistenti sociali, CTU e tutti gli operatori e le operatrici chiamati ad operare attorno al fenomeno criminale strutturato della violenza di genere, inclusi polizia e carabinieri, polizia municipale e personale sanitario stanziando all'uopo ulteriori risorse;
29) ad intervenire a tutti i livelli per garantire con la massima celerità il corretto funzionamento dei braccialetti elettronici, considerando le criticità emerse in sede di Tavolo tecnico istituito al Ministero dell'interno, riconducibili alla connessione di rete e ai tempi di attivazione e disattivazione, scongiurando il verificarsi di ulteriori casi di femminicidi;
30) a sostenere, per quanto di competenza l'iter delle iniziative legislative, in conformità alle diverse pronunce della Corte costituzionale, in materia di: morte volontaria medicalmente assistita; possibilità di coltivazione per uso domestico di cannabis e, da ultimo, il diritto all'affettività in carcere, principio questo fatto proprio dalla Corte di Cassazione (sentenza n. 8 del 2025) che ha innalzato i colloqui con il proprio partner in condizioni di intimità a legittima espressione del diritto all'affettività e alla coltivazione dei rapporti familiari piuttosto che ad una mera aspettativa;
31) a sostenere, per quanto di competenza, l'iter delle iniziative legislative parlamentari volte a riformare la disciplina degli affidi, mettendo al centro l'ascolto del minore, per scongiurare l'effetto nelle ipotesi di violenza, di una vittimizzazione secondaria, contrastando l'allontanamento coatto dei minori quando ciò non sia davvero necessario e tutelando l'interesse primario del minore;
32) ad astenersi dall'introdurre, in materia di reati tributari, qualsiasi forma di condono, al fine di non indebolire gli strumenti di contrasto al fenomeno dell'evasione fiscale;
33) nel rispetto delle prerogative parlamentari, a sostenere, per quanto di competenza, l'iter delle iniziative legislative volte a inasprire il trattamento sanzionatorio dei delitti contro gli animali per mezzo della previsione di un apposito titolo nel codice penale affinché gli stessi, considerati quali esseri senzienti, possano usufruire di una tutela adeguata all'interno dell'ordinamento;
34) a sostenere, per quanto di competenza, l'iter delle iniziative legislative parlamentari volte a riformare la geografia giudiziaria secondo il principio costituzionalmente garantito della giustizia di prossimità, per mezzo della riapertura delle sedi accorpate e di quelle soppresse dai decreti legislativi in attuazione della legge delega n. 148 del 2011, in relazione a criteri oggettivi e qualificati;
35) ad astenersi da qualunque intervento, anche normativo, volto a modificare quanto previsto dal cosiddetto Decreto Severino (decreto legislativo n. 235 del 2012) in merito all'incandidabilità e al divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, a norma della legge n. 190 del 2012; nonché in merito alla sospensione degli amministratori pubblici condannati in primo grado, specie per mafia o corruzione, così da garantire il corretto funzionamento della democrazia e dell'amministrazione pubblica;
36) a sostenere, per quanto di competenza, l'iter delle iniziative legislative parlamentari in tema di accesso alla professione forense e al regime ai monocommittenza;
37) a migliorare le condizioni di vita e di lavoro, nonché la sicurezza all'interno delle carceri nel rispetto del corretto bilanciamento dei principi di rieducazione del detenuto e di certezza della pena;
38) a tutelare la libertà di stampa e il diritto di cronaca, quale strumento di estrinsecazione anche del fondamentale diritto di informazione per il cittadino, adottando iniziative normative volte ad abrogare in particolare le novelle di recente approvazione che impongono il divieto di pubblicazione delle ordinanze cautelari, nonché di rilascio di copia delle intercettazioni e la loro pubblicazione, in quanto possono comportare una compressione di diritti costituzionalmente garantiti;
39) a rendere effettiva la transizione al digitale della giustizia penale la quale richiede una pianificazione accurata, risorse adeguate e un'infrastruttura tecnologica affidabile, considerando che il Processo Penale Telematico, entrato ufficialmente in vigore il 1° gennaio 2025, avrebbe dovuto rappresentare una svolta epocale per il sistema giudiziario italiano, ed invece, già dai primi giorni di operatività sta causando la paralisi di molti tribunali, tra cui quelli di Roma, Napoli e Milano, costringendo i Presidenti a sospendere l'utilizzo dell'APP per il deposito telematico degli atti, e vedendosi costretti, di conseguenza, ad optare per il ritorno al formato analogico, ovvero al sistema a doppio binario (digitale e analogico) almeno fino al 31 marzo 2025; a rendere il sistema telematico pronto e affidabile, ovviando ai principali problemi frequenti quali bug, rallentamenti e addirittura l'impossibilità per alcuni utenti di accedere al portale, che hanno spinto molti tribunali a bloccare l'adeguamento al processo penale telematico, aggirando di fatto l'obbligo di caricamento sulla piattaforma dei documenti fondamentali, come – per esempio – quelli relativi all'udienza preliminare, al dibattimento di primo grado e ad alcuni riti speciali; a considerare le criticità segnalate da quasi tutti gli uffici coinvolti nella sperimentazione del sistema, ed in particolare, la carenza di risorse e delle infrastrutture tecnologiche necessarie a garantire ai Tribunali un'efficace gestione dei processi tramite strumenti digitali adoperandosi per porvi rimedio.
40) a monitorare gli effetti applicativi dell'articolo 105 della legge di bilancio di recente approvazione (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027), al fine di escluderne effetti pregiudizievoli sul diritto di difesa, valutando di reintrodurre l'invito alla regolarizzazione del pagamento del contributo unificato da parte della cancelleria del tribunale come atto propedeutico alla fase esecutiva vera e propria; nonché a chiarire, attraverso norme di interpretazione autentica, l'ambito applicativo delle norme introdotte, specie con riferimento al processo amministrativo;
41) a sostenere, per quanto di competenza, l'iter delle iniziative legislative volte alla modifica del Codice della strada, così come modificato dalla legge n. 177 del 2024, laddove innova la disciplina sanzionatoria per la guida successiva all'assunzione di stupefacenti ripristinando la precedente che puniva chiunque si ponesse alla guida della vettura in stato di alterazione psico-fisica dovuto all'assunzione della sostanza vietata, posto che appare necessario reintrodurre l'accertamento del nesso causale tra consumo della sostanza ed effetto di alterazione sull'organismo, nel solco della giurisprudenza consolidata della Cassazione;
42) ad adoperarsi affinché possa subire un cambio di rotta l'evidente torsione securitaria e repressiva rappresentata dalla scelta della maggioranza di ricorrere ripetutamente all'inasprimento delle pene al fine di ottenere un presunto effetto di deterrenza rispetto alla commissione delle condotte di reato anche da parte di soggetti minori d'età, come espresso nel cosiddetto decreto Caivano, che, lungi dal risolvere i problemi legati alla delinquenza minorile, non ha fatto altro che incrementare le presenze negli istituti penali minorili anche in ragione di un ampliamento del ricorso alla custodia cautelare in carcere;
43) ad adottare iniziative volte a riformare la normativa prevista articolo 73, comma 5, del decreto del Presidente n. 309 del 1990, relativa al piccolo spaccio, alla luce delle modifiche operate dal decreto-legge n. 123 del 2023, che ha comportato un innalzamento del limite massimo di pena previsto per lo spaccio anche di lieve entità, da quattro anni di reclusione a cinque anni, precludendo conseguentemente l'accesso al beneficio della messa alla prova ai piccoli spacciatori;
44) a prevedere in materia di protezione internazionale, iniziative per un ritorno alla normativa antecedente rispetto a quella prevista dal decreto-legge 11 ottobre 2024, n. 145, il quale ha attribuito alle Corti d'Appello, piuttosto che alle sezioni specializzate dei tribunali civili, la competenza per la convalida dei provvedimenti di trattenimento o la proroga del trattenimento del richiedente protezione internazionale disposti dal questore;
45) per quanto di competenza e nel rispetto delle prerogative parlamentari, a sostenere l'iter delle iniziative legislative volte ad introdurre nel codice penale l'aggravante di apologia di mafia;
46) per quanto di competenza, ad intraprendere un monitoraggio del fenomeno della diffusione delle organizzazioni settarie, al fine di verificare la eventuale necessità di interventi normativi in materia.
(6-00158) «D'Orso, Ascari, Cafiero De Raho, Giuliano, Riccardo Ricciardi, Auriemma, Ilaria Fontana, Alifano, Quartini, Santillo».
La Camera,
udite le comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25, luglio 2005, n. 150,
premesso che:
1) gli orientamenti e i programmi appena illustrati dal Governo in materia di giustizia appaiono insoddisfacenti e del tutto contraddittori rispetto allele linee guida del Ministero;
2) la riforma della giustizia è una condizione imprescindibile per l'accesso ai fondi del PNRR, ma negli ultimi due anni si stanno accumulando ritardi e carenze che minano a fondo lo stato di diritto e l'efficienza dell'amministrazione giudiziaria, con i tempi della giurisdizione e strutture del tutto inadeguate rispetto alle esigenze di cittadini e imprese;
3) per il solo comparto della giustizia il PNRR ha previsto risorse per più di 2,6 miliardi di euro, ma secondo gli ultimi dati disponibili (giugno 2024) sono stati spesi poco più di 875 milioni di euro per le riforme e gli investimenti: sarebbero stati spesi 58 milioni sui 411 stanziati per l'edilizia, 816 milioni sugli oltre 2,2 miliardi stanziati per il capitale umano, e nemmeno un euro sui quasi 70 milioni stanziati complessivamente per la digitalizzazione del processo penale di primo grado e per la migrazione dei dati al polo strategico nazionale;
4) sul piano della digitalizzazione appare emblematico come il tentativo di implementare il processo penale telematico attraverso l'App del Ministero della giustizia, costata circa 25 milioni di euro, abbia dato vita solo a malfunzionamenti e disagi: ben 84 tribunali sono stati costretti a sospendere l'utilizzo dell'App e tornare ai depositi cartacei, al fine di scongiurare la paralisi della relativa attività giudiziaria;
5) il miglioramento dell'efficienza del sistema giudiziario, la semplificazione e la riduzione dei tempi dei processi penali e civili devono rappresentare una priorità per l'azione del Governo, al fine di rispondere alle esigenze della società civile e dal contesto economico;
6) in netta contraddizione rispetto a tali finalità, invece, il Governo ha previsto che il versamento del contributo unificato rappresenti condizione di iscrizione a ruolo, subordinando l'accesso alla giustizia a un adempimento fiscale del tutto incoerente con le ragioni e gli obiettivi del sistema giurisdizionale;
7) la riforma costituzionale relativa alla separazione delle carriere della magistratura giudicante e requirente rappresenta, invece, senz'altro un primo passo in tal senso, essendo una riforma necessaria e doverosa al fine di dare piena attuazione all'articolo 111 della Costituzione, così come modificato dalla legge costituzionale del novembre 1999, che stabilisce la formazione della prova nel dibattimento, nel contraddittorio delle parti, davanti a un giudice terzo e imparziale, dando seguito alla scelta del legislatore di voler adottare il modello accusatorio, abolendo definitivamente il modello inquisitorio;
8) la previsione del sorteggio per l'individuazione della componente laica e togata dei CSM, tuttavia, rappresenta una vera e propria stonatura istituzionale che rischia di diluire ulteriormente la capacità del potere politico di vigilare sul sistema giurisdizionale nel pieno rispetto del principio della separazione dei poteri, come sancito dalla nostra Costituzione. Del pari, appare del tutto eccentrico propugnare la separazione delle carriere – istituendo finanche due organi di autogoverno ad hoc – senza prevedere concorsi separati per l'accesso alla magistratura;
9) sul piano delle riforme costituzionali, è urgente intervenire sul principio dell'obbligatorietà detrazione penale, al fine di garantire che l'esercizio della stessa avvenga concretamente «in nome del popolo italiano» e, cioè, nei casi previsti dalla legge, anche al fine di scongiurare ogni margine di discrezionalità in ordine a quali reati perseguire sulla base di valutazioni dovute a contingenze e/o carenze di carattere organizzativo;
10) allo stesso modo occorre riconoscere a livello costituzionale la funzione sociale dell'avvocato, quale figura fondamentale per la garanzia della giustizia e la tutela dell'assistito;
11) ogni riforma della giustizia va necessariamente discussa anche con le opposizioni, mentre la mancanza di dibattito rappresenta un tentativo di esautoramento delle Camere circa una materia fondamentale per la garanzia dei diritti di tutti, non solo della maggioranza;
12) sempre al fine di garantire l'efficienza, il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione della giustizia appare fondamentale scongiurare ogni possibile commistione tra magistrati e organi di indirizzo politico, ovviando al cosiddetto fenomeno delle «porte girevoli». A dispetto delle dichiarazioni iniziali del Ministro, che sottolineava la necessità di portare a 20 unità il numero massimo dei magistrati che possono essere collocati fuori ruolo, ad oggi risulta fuori ruolo circa 180 magistrati;
13) tali riforme hanno come stella polare il principio di non colpevolezza, del garantismo e del rispetto della dignità umana a prescindere dalla condizione di imputato o condannato: al netto della formale adesione a tali valori, il Governo, in soli due anni, ha introdotto 48 nuovi reati e svariati aumenti di pene per un totale di circa 417 anni reclusione in più nel nostro ordinamento, senza considerare il cosiddetto «DDL Sicurezza» (A.S. 1236). approvato in prima lettura alla Camera e ora all'esame del Senato, che introduce decine di nuovi reati e aumenti di pena senza alcun rapporto fra gravità delle condotte e sanzioni e in maniera del tutto asistematica rispetto all'impianto del codice penale;
14) il suddetto DDL, in particolare, persegue la detenzione delle detenute madri, penalizza condotte prive di qualsivoglia allarme sociale (i.e. resistenza passiva) e si propone di inibire il margine di discrezionalità riconosciuto dal codice penale al collegio giudicante, affermando il divieto di prevalenza delle attenuanti su determinate aggravanti, col chiaro fine di innalzare il regime sanzionatorio e senza alcuna dimostrazione di deterrenza;
15) anche in tema di sentenze di assoluzione e proscioglimento da parte dei pubblico ministero non si comprende come mai il regime di inappellabilità non venga esteso a principio generale, al fine di preservare il fondamentale valore della libertà personale e garantire un esito rapido e certo al processo, che è spesso causa, di per sé, di grave patimento a livello personale, familiare e sociale;
16) in chiave del tutto securitaria e liberticida si è esteso e rafforzato il ricorso alla custodia preventiva in carcere, nonostante dal 1992 ad oggi si siano registrati oltre 30.000 casi di ingiusta detenzione e si stimi che quasi un quarto della popolazione carceraria sia ivi trattenuta nell'attesa della definizione del processo. Secondo l'Associazione Nessuno tocchi Caino sono 9.473 i detenuti in attesa del primo grado di giudizio;
17) le ingiuste detenzione rappresentano una vera e propria piaga dell'ordinamento che, oltre ad avere un costo umano incommensurabile, costano allo stato circa 874 milioni di euro per risarcimenti, mentre nessun profilo di responsabilità diretta viene previsto per i magistrati che abbiano emesso provvedimenti palesemente illegittimi;
18) come già richiesto con l'ordine del giorno n. 9/2002/95 firmato da rappresentanti di tutti i gruppi delle opposizioni e accolto dal Governo nella seduta dello scorso 7 agosto 2024, l'esigenza cautelare va necessariamente conciliata con il principio costituzionale della non colpevolezza, in particolare quando si tratta di soggetti incensurati, in quanto questi ultimi si trovano spesso sottoposti a misure cautelari sulla previsione che possano reiterare dei reati non ancora accertati;
19) secondo i dati più recenti, delle 644 azioni di rivalsa avviate dal 2010 al 2022, solo 8 magistrati (l'1,2 per cento) sono stati condannati, mentre negli altri casi il collegio giudicante ha ritenuto sempre insussistenze la colpa grave, il dolo o il diniego di giustizia. Allo stesso modo, il 99 per cento delle segnalazioni disciplinari viene ritenuta infondata, recando un doppio danno allo Stato, sia sul piano finanziario che di fiducia dei cittadini per il sistema giudiziario;
20) in questa prospettiva, è indispensabile prevedere un sistema di valutazione rafforzata dei magistrati, al fine di garantire efficienza e adeguatezza al sistema giurisdizionale;
21) è opportuno che il bilanciamento tra il principio della non colpevolezza e la necessità di garantire la sicurezza pubblica consenta la limitazione della libertà personale con l'emissione di provvedimenti di custodia cautelare solo qualora vi sia l'effettivo pericolo di reiterazione per accertati reati di grave allarme sociale o che compromettano la sicurezza pubblica o privata o l'incolumità delle persone, in particolare se per tutelare la sicurezza di donne e bambini;
22) nella medesima prospettiva l'istituto della prescrizione del reato rappresenta uno strumento di garanzia per i cittadini e per la società in generale. La Camera dei deputati ha approvato in prima lettura una proposta di legge recante una nuova modifica dell'istituto, prevedendo una nuova e autonoma causa di sospensione del corso della prescrizione in seguito alla sentenza di condanna di primo grado, per un tempo non superiore a due anni, e in seguito alla sentenza di appello che conferma la condanna di primo grado, per un tempo non superiore a un anno, prevedendo che, se la sentenza di impugnazione non giunge nei tempi previsti, la prescrizione riprende il suo corso e si computerà il periodo di sospensione;
23) la proposta di legge prevede altresì l'abrogazione dell'articolo 161-bis del codice penale, che / prevede la cessazione definitiva del corso della prescrizione a seguito della pronunzia della sentenza di primo grado;
24) detti principi, che sanciscono di fatto il ritorno alla normativa del 2017, appare fondamentale per affermare il principio liberale della certezza della durata del processo e scongiurare che la condizione di imputato perduri sine die, con grave pregiudizio in termini sociali, psicologici ed economici;
25) l'invasione della sfera personale e privata dell'indagato e dell'imputato, in forza del principio di non colpevolezza, deve essere scongiurata sotto ogni profili;
26) in questa prospettiva occorre rafforzare e porre presidi concreti al ricorso alle intercettazioni e alla loro durata, garantendo la segretezza – e nel caso, la distruzione – del materiale raccolto in ogni fase del procedimento;
27) sul piano della prevenzione, va ricordato come il 10 luglio 2023, la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) abbia sollevato nell'ambito del ricorso n. 29614/16 una serie di interrogativi nei confronti dello Stato italiano in merito ai provvedimenti di prevenzione antimafia, e per i reati connessi, che hanno portato alla confisca di beni a soggetti successivamente assolti dalle accuse di reato contestate;
28) la CEDU ha espresso dubbi sulla compatibilità di tali provvedimenti con il principio della presunzione di non colpevolezza, sottolineando come la confisca di beni, nel caso di assoluzione penale, non sia basata sull'accertamento di un reato, ma sulla presunta pericolosità del soggetto, creando una disparità tra l'esito del giudizio penale e le conseguenze patrimoniali;
29) l'inversione dell'onere della prova in materia di misure di prevenzione, in base alla quale i soggetti accusati devono dimostrare la provenienza lecita dei loro beni, anziché l'accusa dimostrare la loro provenienza illecita, in contrasto con i principi fondamentali del giusto processo, costringendo i cittadini assolti a subire un danno economico e reputazionale iniquo e sproporzionato, spesso irrimediabile;
30) il quadro normativo attuale non prevede un adeguato meccanismo di risarcimento per i cittadini che, dopo aver subito una confisca patrimoniale, vengono assolti dalle accuse che ne avevano giustificato l'emissione, cagionando una lesione dei diritti fondamentali dei cittadini, che si trovano a subire una sanzione patrimoniale nonostante l'accertamento della loro innocenza, con conseguenti pregiudizi economici, sociali e morali;
31) la riforma dell'ordinamento giurisdizionale passa anche dal trattamento che lo Stato riserva a chi è inserito a vario titolo all'interno degli istituti carcerari, e questa risulta una condizione imprescindibile per l'inveramento del principio stabilito dall'articolo 27, comma 3 della Costituzione, che enuncia la funzione rieducativa della pena. Secondo l'associazione Antigone, circa un terzo degli istituti penitenziari italiani è stato costruito prima del 1950, la maggior parte di questi addirittura prima del 1900;
32) secondo l'Associazione Nessuno tocchi Caino al 31 dicembre 2024 le persone detenute in carcere erano 61.861 (in aumento di circa 2.000 unità rispetto al 2023), a fronte di una capienza regolamentare di 51.312, con un tasso di affollamento effettivo pari a circa il 120 per cento, con istituti che, nell'anno, superato nettamente il 200 per cento (Brescia Canton Monbello, Lucca, Milano-San Vittore) e con 59 penitenziari oltre il 150 per cento;
33) la Corte europea dei diritti dell'uomo, con la nota sentenza Torreggiani e altri contro Italia (ricorsi nn. 43517/09, 46882/09, 55400/09, 57875/09, 61535/09, 35315/10 e 37818/10) – adottata l'8 gennaio 2013 con decisione presa all'unanimità – ha condannato l'Italia per la violazione dell'articolo 3 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, avendo ravvisato condizioni di vita lesive della dignità umana nei nostri istituti di pena soprattutto a causa di un sovraffollamento patologico e dell'assenza di spazi vitali adeguati per ciascun ristretto;
34) il recente aumento esponenziale dei suicidi tra i detenuti nelle carceri (89 nel 2024, il dato più alto di sempre, cui si aggiungono gli 8 nuovi suicidi e 9 decessi dei primi 20 giorni del 2025), nonché quello dei decessi in carcere (246), dà conto di una disperazione ingravescente che si incancrenisce nella constatazione di mancanza di attenzione politica e di indifferenza sociale;
35) a tale dato sconcertante si accompagna un aumento del numero di suicidi della polizia penitenziaria. L'Osservatorio nazionale sul fenomeno del suicidio tra gli appartenenti alle forze dell'ordine, gestito dall'associazione Cerchio Blu riporta che nel 2024 gli appartenenti alla polizia penitenziaria che hanno deciso di togliersi la vita sono stati 7, in vertiginoso aumento rispetto all'unico caso registrato nel 2023. L'insufficienza e l'inadeguatezza del nostro sistema carcerario vede la polizia penitenziaria e i dirigenti penitenziari gravemente sotto organico e i detenuti assoggettati a condizioni di stress psicologico drammatiche, aggravata dalla mancanza di psicologi, di professionalità con profilo giuridico-pedagogico, di mediatori culturali, di traduttori e di personale sanitario;
36) ogni anno i tribunali di sorveglianza riescono a evadere solo poche migliaia di pratiche riguardanti la liberazione anticipata dei detenuti, con altissimi costi in termini di risorse finanziarie ed economiche mentre decine di migliaia di istanze restano senza risposta. Se si considera la situazione di crescente sovraffollamento delle carceri italiane, con i conseguenti problemi relativi alla vivibilità e al rispetto dei diritti umani dei detenuti, e il fatto che su migliaia di domande di liberazione anticipata ne sono accolte i due terzi circa, si comprendono l'importanza e l'utilità di rendere automatica la concessione del beneficio, ricorrendo al magistrato di sorveglianza solo nel caso in cui la direzione dell'istituto di pena segnali, con relazione motivata, la condotta negativa del detenuto;
37) occorrerebbe rafforzare l'istituto della liberazione anticipata aumentando da quarantacinque ad almeno sessanta i giorni di sconto di pena per ogni semestre, al fine di rafforzare il «patto» di convivenza civile nelle prigioni e di incentivare la buona e regolare condotta e l'adesione a tutte le opportunità risocializzanti che l'espiazione della pena offre, prendendosi al contempo cura della sicurezza delle decine di migliaia di operatori penitenziari che vivono quotidianamente a contatto con i detenuti, a rischio della propria incolumità;
38) appare fondamentale e urgente stanziare ulteriori risorse, oltre quelle già previste dal PNRR, volte a finanziarie interventi riguardanti l'edilizia penitenziaria, che non siano limitate solamente a realizzare nuovi istituti penitenziari e alloggi di servizio per la polizia penitenziaria, ad ampliare le strutture penitenziarie esistenti, a mettere in sicurezza e ristrutturare gli attuali edifici, ma che siano volte a finanziare la realizzazione di spazi e attività all'interno degli istituti per la rieducazione e alla formazione professionale dei detenuti;
39) è del pari fondamentale rafforzare la rete delle case famiglia. Queste strutture sono previste dalla legge n. 62 del 21 aprile 2011 e sono preposte all'accoglienza di madri provenienti dalla detenzione con figli minori conviventi, ma ad oggi in Italia sono attive solo due case famiglie protette, una a Roma e una a Milano, entrambe con una capacità ricettiva di soli 6 adulti e 8 minori: è fondamentale privilegiare il rafforzamento della rete delle case famiglie protette, affinché la collocazione delle madri e dei minori all'interno degli ICAM rimanga un'opzione estrema e residuale, posti gli effetti negativi che detti ambienti – per quanto «protetti» recano sulla crescita dei minori;
40) allo stesso modo le Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS) rappresentano un elemento essenziale del sistema di esecuzione delle misure di sicurezza finalizzate al recupero dei soggetti che necessitano di trattamento psichiatrico, garantendo nel contempo la tutela della collettività: è indispensabile ovviare alle carenze e inadeguatezze delle REMS, al fine di garantire il salvaguarda il rispetto della dignità umana e la funzionalità del percorso rieducativo-sanitario;
41) la garanzia della funzione rieducativa della pena impone l'avvio di un percorso di reinserimento sociale e lavorativo che richiede la collaborazione del mondo imprenditoriale, con l'obiettivo di promuovere modelli virtuosi, benefici per la comunità e coerenti con le esigenze del mercato: la previsione di sgravi, incentivi e agevolazioni per favorire il reinserimento del condannato rappresenta una priorità anche sul piano della sicurezza, posto che tale modello, ovunque sperimentato, ha ridotto drasticamente i casi di recidiva;
42) le inefficienze del sistema giurisdizionale e dell'esecuzione penale si ripercuotono sul benessere dei cittadini e ne condizionano l'esistenza, così come i ritardi accumulati nell'elaborazione e implementazione delle riforme sopra richiamate aggravano il buon andamento e l'adeguatezza dell'amministrazione della giustizia, imponendo l'adozione di misure concrete e condivise tra maggioranza e opposizione;
impegna il Governo:
1) a utilizzare i fondi del PNRR per i progetti di cui il Ministero della giustizia è soggetto attuatore nei tempi previsti dal cronoprogramma, al fine di efficientare il comparto giustizia, con particolare riferimento a quelli particolarmente in ritardo in tema di digitalizzazione del processo penale di primo grado e la migrazione dei dati al polo strategico nazionale;
2) a rispettare la centralità del Parlamento, titolare del potere legislativo come previsto dalla carta costituzionale, nella stesura delle riforme della giustizia e di ogni altro provvedimento, garantendone il coinvolgimento in ogni fase dell'elaborazione e dell'esame parlamentare;
3) a prevedere che, nell'ambito della riforma sulla separazione delle camere della magistratura, si prevedano concorsi distinti per le carriere della magistratura requirente e giudicante e la soppressione della disposizione sul sorteggio dei membri laici e togati del Consiglio superiore della magistratura;
4) ad avviare una riforma costituzionale relativa all'obbligatorietà dell'azione al fine di condizionarla ai casi previsti dalla legge, nel rispetto dei principi previsti dall'ordinamento, dal diritto europeo e internazionale;
5) a ridurre il numero dei magistrati fuori ruolo coerentemente con quanto promesso dal Ministro in più occasioni;
6) ad abbandonare il ricorso al «panpenalismo», introducendo nei prossimi provvedimenti norme atte a rendere effettivo il principio garantista che dovrebbe permeare il nostro ordinamento, in particolare estendendo l'inappellabilità delle sentenze di assoluzione e proscioglimento da parte dei pubblici ministeri a ogni reato;
7) a proseguire nel percorso intrapreso sulla limitazione delle intercettazioni nei confronti dei cittadini e nella garanzia della loro non divulgazione, nel rispetto dei principi di inviolabilità;
8) a favorire, per quanto di competenza, l'iter del disegno di legge recante modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di prescrizione al fine di ristabilire una disciplina della prescrizione coerente con il principio di non colpevolezza;
9) a limitare l'utilizzo della custodia cautelare attraverso un puntuale bilanciamento tra il principio di non colpevolezza e le garanzie di sicurezza, coerentemente con gli impegni assunti dal Governo;
10) introdurre norme efficaci in materia di responsabilità civile dei magistrati, anche prevedendo sanzioni dirette a titolo personale nei casi di dolo o colpa grave accertati nello svolgimento dell'attività giudiziaria e prevedendo automatismi nei meccanismi di rivalsa;
11) a prevedere un sistema di equo risarcimento per i cittadini che, pur avendo subito una confisca patrimoniale, siano stati successivamente assolti dalle accuse, prevedendo un indennizzo proporzionato al danno subito, sia patrimoniale che non patrimoniale, nonché un meccanismo per la valutazione caso per caso del pregiudizio subito dal soggetto assolto, tenendo in considerazione le conseguenze economiche, sociali e morali derivanti dalla confisca ingiusta;
12) ad attuare ogni provvedimento utile a ridurre repentinamente la pressione sulle carceri dovuta al sovraffollamento delle strutture attraverso:
a) l'approvazione di norme atte a concedere maggiori premialità ai detenuti che partecipano proficuamente ai percorsi di rieducazione, aumentando da quarantacinque ad almeno sessanta i giorni di sconto di pena per ogni semestre;
b) il miglioramento degli istituti carcerari, anche attraverso la costruzione di nuovi centri sul modello delle migliori pratiche europee;
c) il rafforzamento degli uffici giudiziari di supporto ai magistrati di sorveglianza, sì da garantire tempi rapidi e certi alle istanze dei detenuti;
13) a rafforzare la rete delle case famiglia previste dalla legge n. 62 del 21 aprile 2011 preposte all'accoglienza di madri provenienti dalla detenzione con figli minori conviventi;
14) a realizzare nuove REMS e ad assumere personale sanitario a queste dedicato, al fine di colmare le carenze strutturali attuali, migliorare la qualità delle cure e garantire la sicurezza delle strutture;
15) ad avviare una campagna di sensibilizzazione nei confronti del mondo produttivo sugli sgravi e le agevolazioni economiche previste dalla Legge Smuraglia per le imprese, anche attraverso campagne istituzionali e il coinvolgimento delle associazioni del terzo settore;
16) a fare fronte al dramma dei suicidi dei detenuti e della polizia penitenziaria in carcere adottando soluzioni funzionali al loro benessere psicofisico, anche assumendo un numero adeguato di psicologi, di professionalità con profilo giuridico-pedagogico, di mediatori culturali, di traduttori e di personale sanitario;
17) ad assumere nuovi agenti penitenziari per ridurre la pressione su quelli già in servizio e garantire la sicurezza e l'incolumità all'interno degli istituti;
18) ad assumere nuovi dirigenti penitenziari, adeguatamente formati, al fine di gestire al meglio le strutture in essere e quelle che verranno auspicabilmente costruite nei prossimi anni;
19) ad adottare le misure idonee per semplificare il sistema giudiziario al fine di ridurre i tempi dei processi civili e penali renderlo più efficiente e aderente a garantire una risposta adeguata e tempestiva alle esigenze della società civile e del tessuto economico;
20) a riconsiderare l'attuale disciplina che subordina l'iscrizione a ruolo delle cause al versamento del contributo unificato riconoscendone la totale incompatibilità con il principio costituzionale della tutela giurisdizionale e con la visione di giustizia equa e solidale;
21) a promuovere le idonee iniziative normative volte a riconoscere, a livello costituzionale, la funzione sociale dell'avvocato quale figura imprescindibile per la salvaguardia dei diritti dei cittadini memorizzandone il ruolo di pilastro della garanzia di abisso alla giustizia;
22) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a rivalutare l'orientamento assunto con il cosiddetto «DDL Sicurezza» favorendo soluzioni alternative alla detenzione, garantendo un maggiore equilibrio tra attenuanti e aggravanti nonché respingendo automatismi normativi che comprimono il potere valutativo dei magistrati e il principio di individualizzazione della pena, al fine di assicurare un equilibrio tra l'interesse della tutela pubblica e il rispetto dei principi fondamentali della persona e tutelando, al contempo, i diritti fondamentali di categoria più vulnerabili come le detenute madri o coloro che sono coinvolti in condotte prive di pericolosità sociale.
(6-00159) «Faraone, Gadda, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni».