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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 19 febbraio 2025

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni IV e VI,

   premesso che:

    gli alloggi di servizio sono opere preordinate e strumentali alla difesa e alla integrità nazionale, così come sancito dalla sentenza della Corte costituzionale n. 215 del 1985;

    sul punto, conformemente l'articolo 231 del Codice dell'ordinamento militare dispone che gli alloggi demaniali rientrano tra le opere destinate alla difesa nazionale e in quanto tali, appartengono al demanio militare;

    detto articolo indica un presupposto soggettivo, riferendo la demanialità ai soli alloggi di servizio per il personale militare, nonché un presupposto oggettivo, costituito alternativamente dall'essere tali alloggi realizzati su aree ubicate all'interno di basi, impianti, installazioni militari o posti al loro diretto e funzionale servizio;

    occorre, innanzitutto, muovere dal generale principio del sistema tributario secondo cui le norme che prevedono esenzioni da imposte, al pari di altre norme che prevedono un trattamento fiscale di favore, costituiscono una deroga alla regola generale della imposizione e sono perciò di stretta interpretazione ed insuscettibili di applicazione analogica;

    il tributo Ici/Imu applicato agli alloggi dell'amministrazione della Difesa ha generato un contenzioso di cui si sintetizzano alcuni aspetti salienti:

     2 diverse sentenze della Corte di cassazione del 2019 e del 2021 individuano il Ministero della difesa (e non il singolo utente/utilizzatore) quale soggetto passivo di imposta relativamente ai tributi in oggetto;

     nel 2022, sulla base di quanto sancito dalla Corte di cassazione delle indicazioni della Avvocatura generale dello Stato e dell'Agenzia del demanio, il Ministero dell'economia e delle finanze ha chiesto alla Difesa di avviare una mappatura del debito IMU, con le risultanze di seguito indicate:

      debito pregresso Imu pari circa a 146 milioni di euro per l'Esercito italiano, 12 milioni di euro per l'Aeronautica militare e 8,5 milioni di euro per la Marina militare (totale 166,5 milioni di euro);

      fabbisogno annuale per il 2023 pari a circa 13 milioni di euro per l'Esercito italiano, 4 milioni di euro per l'Aeronautica militare e 2,5 milioni di euro per la Marina militare (totale 19,5 milioni di euro);

    gli esiti di tale mappatura hanno dato seguito a richieste da parte dell'amministrazione della Difesa al Ministero dell'economia e delle finanze al fine di ottenere specifici finanziamenti, le cui assegnazioni negli esercizi finanziari 2023 e 2024 hanno consentito ad esempio, per il solo Esercito italiano:

     nel 2023, il pagamento completo del fabbisogno annuale (circa 13 milioni di euro) e di una limitatissima quota parte del debito pregresso (circa 6 milioni di euro);

     nel 2024, il pagamento parziale del fabbisogno annuale (circa 8,5 milioni di euro a fronte dei 14 milioni di euro necessari) e di soli 500.000 euro per il debito pregresso; inoltre, al termine del corrente esercizio finanziario, sono state dirottate minori esigenze per circa 9,1 milioni di euro da altri capitoli di spesa per far fronte a situazioni debitorie particolarmente gravose;

    le richieste di pagamento di imposte patrimoniali (Ici/Imu) provenienti dai comuni d'Italia, relativamente agli immobili in uso governativo al Ministero della difesa, inizialmente avanzate su alcune tipologie di alloggi, si sono nel tempo estese alla quasi la totalità degli stessi;

    l'Esercito ha avviato una serie di colloqui con i principali comuni interessati ottenendo, con accordi bonari già formalizzati e in itinere, la riduzione del debito da circa 146 milioni di euro a circa 134 milioni di euro: tali iniziative, alla luce delle inadeguate assegnazioni degli ultimi anni e dell'assenza di un piano ai rientro dal debito accordato dal Ministero dell'economia e delle finanze, rischiano di diventare vane;

    ciononostante, il Dicastero della difesa prosegue, nello specifico ambito, nel perseguire mirati assestamenti e progetti di bilancio per il triennio 2026-2028, e nel definire un possibile piano di rientro dal debito con il Ministero dell'economia e delle finanze, da concordare auspicabilmente anche con l'Associazione nazionale comuni italiani (Anci);

    è divenuto indispensabile un intervento normativo per sollevare la Difesa dal pagamento di tale tipologia di tributi;

    quanto precede trova, inoltre, forte ragione d'essere nella «specificità» del ruolo delle Forze armate, normata dall'articolo 19 della legge 4 novembre 2010, n. 183,

impegnano il Governo:

   a promuovere un intervento normativo che, superando i princìpi interpretativi alla base delle citate sentenze della Cassazione, consenta l'inserimento degli immobili della Difesa, adibiti ad uso alloggiativo di servizio, tra quelli beneficiari dell'esenzione dal pagamento dei tributi in argomento, a conferma di quanto sancito dall'articolo 231 del Codice dell'ordinamento militare, atteso che tutti gli alloggi di servizio per il personale militare rientrano tra le opere destinate alla difesa nazionale e sono considerati infrastrutture militari, a nulla rilevando la natura del canone corrisposto dall'utilizzatore (in proposito, si evidenzia l'esistenza di una disciplina più favorevole già applicata sugli alloggi dell'Arma dei Carabinieri);

   ad adottare iniziative di competenza volte ad azzerare il debito pregresso maturato dalle Forze armate nei confronti delle amministrazioni locali.
(7-00278) «Mulè, Sala, Minardo, Graziano, Chiesa, Ciaburro, Bagnasco, Bicchielli».


   La X Commissione,

   premesso che:

    l'articolo 42-bis del decreto-legge n. 162 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 8 del 2020, ha introdotto nell'ordinamento italiano l'autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili e le comunità di energia rinnovabile, effettuando un primo e parziale recepimento della direttiva 2018/2001, direttiva RED II, poi recepita con il decreto legislativo n. 199 del 2021;

    il decreto legislativo n. 199 del 2021 ha normato a regime l'autoconsumo e le comunità energetiche rinnovabili demandando ad Arera di adottare i provvedimenti attuativi necessari al funzionamento di tale disciplina e al Ministero della transizione ecologica (oggi Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica) di emanare appositi decreti per l'adozione delle disposizioni in merito agli incentivi per la produzione energetica condivisa;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), destina circa 60 miliardi di euro di investimenti alla «Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica» e con la Missione 2 Componente 2, investimento 1.2 destina 2,2 miliardi di euro proprio per lo sviluppo delle comunità energetiche al fine di incrementare la quota di energia prodotta da fonti di energia rinnovabile;

    nonostante l'articolo 8 del decreto legislativo n. 199 del 2021 indicasse, in 180 giorni il termine per l'emanazione da parte del Ministero della transizione ecologica dei decreti per aggiornamento dei meccanismi di incentivazione, con 1 anno e 7 mesi di ritardo, il 24 gennaio 2024 è entrato in vigore il decreto attuativo riguardante le modalità di incentivazione per l'energia condivisa per le comunità energetiche e le configurazioni di autoconsumo collettivo (decreto Cacer), al quale ha fatto seguito il decreto direttoriale n. 22, del 23 febbraio 2024, con quale il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha approvato le regole operative elaborate dal Gse per accedere agli incentivi per le Cer e ai contributi per gli impianti finanziati dalla Missione 2, Componente 2, Investimento 1.2 del PNRR;

    secondo i numeri che il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha indicato alla Commissione europea nella notifica del decreto, le tariffe incentiveranno circa 210 mila iniziative, con due milioni di aderenti, mentre il contributo in conto capitale supporterà circa 85 mila progetti di autoconsumo collettivo e comunità energetiche rinnovabili. Per le tariffe incentivanti è previsto un costo di 175 milioni di euro l'anno, per un totale di 3,5 miliardi di euro in 20 anni, finanziato con la continente Asos della bolletta;

    a fronte di un obiettivo fissato dal decreto Cacer di 5 GW al 2027, Italia Solare ipotizza almeno altri 12 GW da questa tipologia di impianti, vale a dire che le comunità energetiche potrebbero concorrere per circa il 15 per cento al raggiungimento dell'obiettivo del fotovoltaico entro i prossimi sei anni;

    tuttavia il ritardo ingiustificabile con il quale sono stati emanati i decreti attuativi da parte del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e le regole operative da parte del Gse, unite alle difficoltà nel ricevere informazioni necessarie a identificare l'ambito di sviluppo delle Cer, continuano a frenare il diffondersi nel nostro Paese della comunità energetiche, nonostante queste siano una soluzione utile e concreta per contrastare il caro bollette, l'emergenza climatica e la povertà energetica;

    secondo i dati dell'ultimo rapporto sulla povertà energetica elaborati dall'Osservatorio italiano sulla povertà energetica (Oipe) 2,36 milioni di famiglie sono in povertà energetica, pari al 9 per cento delle famiglie italiane, dati in forte crescita rispetto al 2022 con un +1,3 per cento pari a più di 340.000 famiglie che si aggiungono a quelle già colpite dal fenomeno;

    da questo punto di vista le Cer consentono, a soggetti in stato di povertà energetica che non potrebbero mai investire nella realizzazione di impianti a fonte rinnovabile, di condividere i benefici della installazione di un impianto a fonte rinnovabile e di ottenere così importi che contribuiscono alla riduzione dei loro costi energetici;

    attualmente su 192 configurazioni attive, 47 sono le Cer operative e 145 gruppi di autoconsumo, numeri esigui se si raffrontano con i numeri espressi a livello europeo, dove di contano 9.200 comunità energetiche attive (4.800 delle quali solo i Germania), che servono 2 milioni di cittadini;

    secondo il rapporto comunità energetiche 2024 di Legambiente, grazie al contributo di tante realtà diverse – AESS, Caritas, Become, il programma NextAppennino, AzzeroCO2, Legacoop, Enel X, il Comune di Roma, La Sapienza, Regalgrid, Fondazione con il Sud, Banco dell'Energia – ad oggi diffuse nei territori ci saremmo potuti trovare con almeno 400 comunità energetiche rinnovabili in più, che avrebbero visto il coinvolgimento di centinaia di famiglie, imprese, soggetti del terzo settore, enti religiosi, amministrazioni comunali. Numeri a ribasso, perché è impossibile mappare tutto quello che si muove nei territori, e che escludono ad esempio le decine di iniziative di quei gruppi di cittadini che si sono mossi in autonomia e che sono poi stati costretti a fermarsi in attesa del decreto incentivi;

    il meccanismo delle comunità energetiche, seppur virtuoso, non riesce ad esprimere ancora appieno il suo potenziale sia a causa di una promozione incapace di raggiungere diffusamente cittadini, amministrazioni, piccole imprese e realtà locali per renderli protagonisti dell'autonomia energetica, sia per le regole operative del Gse per l'accesso all'autoconsumo diffuso e al contributo PNRR troppo articolate;

    diversi operatori del settore hanno recentemente inoltrato al Gse e al Ministro dell'ambiente un articolato documento dove vengono sollevate diverse criticità nelle procedure per l'attivazione delle Cer e per l'accesso alla tariffa incentivante (Ti);

    nonostante l'articolo 32, comma 3, lettera c) del decreto legislativo n. 199 del 2021 preveda che i soci di una Cer che siano utenti domestici possano optare per lo scorporo interno in bolletta dell'energia virtualmente scambiata all'interno della comunità energetica, a febbraio 2025 Arera non ha ancora indicato le modalità operative per dar vita allo scorporo, costringendo gli utenti a pagare comunque l'energia per intero in bolletta per poi vedersi riconoscere le risorse economiche derivati dall'energia immessa in rete e dall'incentivo per quella condivisa, con tariffe molto diverse tra loro;

    riguarda poi la tipologia della tariffa incentivante, sarebbe opportuno che oltre alla differenziazione per potenza dell'impianto, fosse prevista una tariffa per ciascuna tipologia di tecnologia. Solare, eolico, idroelettrico hanno, per unità di potenza, costi diversi e, per massimizzare i vantaggi per le comunità energetiche, che ricordiamo si possono fare con tutte le tecnologie rinnovabili, sarebbe opportuno che venga presa in considerazione anche la differenza di costo, al fine non solo di valorizzare le diverse fonti e risorse ma anche di garantire tempi di rientro consoni per i diversi investimenti;

    dei 2,2 miliardi di euro messi a disposizione dal PNRR per promuovere le Cer, solo una frazione è stata effettivamente utilizzata. Il ritardo con cui sono state pubblicate le normative attuative per le Cer e i termini del 31 marzo 2025 per presentare le domande da parte dei comuni sotto i 5 mila abitanti e del 30 giugno 2026 per la connessione degli impianti, rischia di ridurre al minimo l'attivazione di nuove Cer rischiando di lasciare sul tavolo risorse fondamentali per il nostro futuro energetico;

    bisogna superare velocemente tutte le criticità sottolineate dai diversi operatori del settore, in modo da avere un sistema più flessibile e accessibile capace di incentivare davvero la partecipazione delle comunità locali e dei cittadini alle Cer, strumento fondamentale per una rivoluzione del modello di produzione e consumo dell'energia, capace di promuovere la sostenibilità e rafforzare la coesione sociale,

impegna il Governo:

   ad adottare ogni iniziativa di competenza, anche di carattere normativo, per disporre una proroga delle scadenze dei termini per la presentazione dei progetti da parte dei comuni, rimodulando i criteri di accesso e l'estensione degli incentivi anche ai comuni oltre i 5.000 abitanti e operando una semplificazione delle procedure di accesso al meccanismo incentivante;

   a introdurre opportune modifiche del sistema incentivante che preveda oltre a una tariffa differenziata per potenza dell'impianto, anche una tariffa differenziata per ciascuna tecnologia utilizzata dalla Cer al fine non solo di valorizzare le diverse fonti e risorse ma anche di garantire tempi di rientro consoni per i diversi investimenti;

   ad adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, affinché gli utenti domestici possano optare per lo scorporo in bolletta dell'energia virtualmente scambiata all'interno della comunità energetica, rendendo immediatamente reale il risparmio in bolletta;

   a fornire opportune indicazioni affinché il Gse:

    a) renda chiara la procedura di caricamento degli impianti dei produttori terzi sulla piattaforma del Gse considerato che le norme prevedono che gli impianti a disposizione delle Cer possano appartenere anche a «produttori terzi»;

    b) renda possibile, nella procedura per l'attivazione del contratto per il calcolo e l'attribuzione della tariffa incentivante, l'inserimento di impianti già attivi prima della costituzione della Cer;

    c) renda chiaro, nella procedura prevista per l'attivazione della tariffa incentivante, la possibilità di accesso anche agli utenti che siano in regime di scambio sul posto, riconoscendo la quota di valorizzazione dello scambio cui avrebbero diritto;

   a promuovere una campagna nazionale di informazione sui vantaggi e le opportunità aperte dalla comunità energetica e dall'autoconsumo collettivo in termini di benefici sociali, ambientali ed economici e di centrato alla povertà energetica;

   a prevedere l'istituzione nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica di un apposito fondo denominato «Fondo di garanzia per la realizzazione di comunità energetiche rinnovabili», con l'obiettivo di garantire una parziale assicurazione ai crediti concessi dalle banche e da altri soggetti abilitati all'esercizio del credito in Italia per la realizzazione delle Comunità energetiche rinnovabili.
(7-00279) «Ghirra, Bonelli, Zanella, Borrelli, Dori, Fratoianni, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROSATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dalla stampa nazionale, nella notte di venerdì 14 febbraio 2025 la petroliera Seajewel battente bandiera maltese, proveniente dall'Algeria e ormeggiata al largo delle coste liguri tra Savona e Finale Ligure è stata interessata durante le fasi di scarico del greggio da alcune esplosioni che ne hanno danneggiato anche lo scafo;

   dalle prime ricostruzioni della capitaneria di porto, le esplosioni non risultano essere legate alle operazioni di scarico del petrolio, ma sarebbero dovute ad un ordigno o a un residuato bellico, infatti dalle indagini è emerso che la falla nello scafo aveva le lamiere ritorte verso l'interno, facendo comprendere che la causa della lacerazione dell'acciaio è stata esterna e non interna;

   secondo alcune dichiarazioni rese agli organi di stampa, il personale specializzato, che sovrintendeva le operazioni ha constatato alcune anomalie nelle procedure di discarica decidendo, di concerto con la capitaneria di porto, per motivi precauzionali, di interrompere le stesse, e questo ha permesso di non registrare sversamenti in mare in conseguenza delle esplosioni;

   al momento, alla luce di quanto fin qui emerso, non può escludersi che le esplosioni siano state frutto di un'azione di sabotaggio o di un atto terroristico ed infatti la vicenda è seguita anche dalla direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova;

   la nave in questione, infatti, risulta essere comparsa all'interno di alcune inchieste giornalistiche sulla cosiddetta «flotte ombra» russa;

   secondo il quotidiano online Ukrainska Pravda, la nave era una delle petroliere intercettate nel Mar Nero a trasportare il petrolio russo dal porto di Novorossiysk verso l'Europa, in Romania, in violazione alle sanzioni imposte dall'Unione europea e sarebbe pertanto tra le imbarcazioni sotto indagine dalla procura antifrode europea;

   negli ultimi anni, la nave Seajewel avrebbe attraccato altre volte in Italia, e il nostro Paese assieme alla Turchia risulta essere quello dove la petroliera è stata segnalata più spesso, mentre dallo scoppio della guerra in Ucraina, la nave sarebbe stata in Russia circa sei volte;

   i precedenti episodi riportati dalla stampa, come quello del mercantile russo Ursa Major affondato nel Mar Mediterraneo a seguito di una esplosione in sala macchine, suggeriscono che vi siano stati altri incidenti simili, sollevando interrogativi sulla sicurezza marittima e sul controllo delle imbarcazioni che attraversano le acque italiane;

   in quella circostanza, infatti, secondo alcune ricostruzioni, sarebbero state posizionate sulla carena delle cariche esplosive magnetiche classificando quell'incidente come un atto terroristico;

   qualora quanto riportato fosse confermato, vi sarebbero gravi implicazioni per la sicurezza nazionale:

    risulta altresì urgente chiarire se esistano evidenze che le imbarcazioni della cosiddetta «flotta ombra» siano state monitorate preventivamente e se siano stati adottati protocolli specifici per il loro transito nelle acque territoriali italiane;

    è evidente che la presenza di navi potenzialmente coinvolte in traffici non trasparenti o in operazioni di elusione delle sanzioni internazionali potrebbe rappresentare un rischio per la sicurezza e la legalità dei traffici commerciali nel Mediterraneo –:

   di quali elementi disponga circa le cause delle esplosioni avvenute sulla petroliera Seajewel;

   se risulti al Governo che la petroliera in argomento sia una delle navi che compongono la cosiddetta «flotta russa fantasma» coinvolta nel trasporto di greggio dalla Russia all'Europa in violazione alle sanzioni internazionali;

   in caso affermativo, se il Governo, per quanto di competenza, abbia individuato responsabilità specifiche rispetto all'eventuale mancato controllo della nave prima del suo ingresso nelle acque italiane e se siano previsti provvedimenti per il rafforzamento della sicurezza portuale e marittima anche al fine di impedire la violazione delle sanzioni.
(4-04389)


   ASCARI, PELLEGRINI, MORFINO e CHERCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo un'inchiesta giornalistica pubblicata su «Il Fatto Quotidiano» il 24 gennaio 2025, l'Italia sarebbe coinvolta nel supporto logistico e nell'intelligence per le operazioni militari di Israele a Gaza, nonostante le accuse di genocidio mosse da organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani, tra cui Amnesty International;

   tra il 7 ottobre 2023 e il 7 ottobre 2024 almeno seimila voli militari nella regione del conflitto, analizzati da Al Jazeera tramite piattaforme commerciali che tracciano i voli aerei, avrebbero contribuito a creare un ponte aereo per forniture militari e di intelligence a Israele;

   di questi seimila voli militari, almeno 631 riguardano l'Italia, nel senso che hanno avuto come origine destinazione il nostro Paese;

   in particolare, risultano almeno 33 voli dell'aereo Beech Shadow R1, specializzato nella raccolta di dati ai fini di raccolta di intelligence. Questi voli avrebbero collegato la base della Royal Air Force britannica di Akrotiri (Cipro) agli aeroporti di Ancona, Bari, Brindisi, Ciampino e Napoli;

   inoltre, risultano almeno 101 voli dalla base di Sigonella: molti di questi hanno come destinazione la base USA di Souda (Creta, Grecia), strategica per le operazioni militari nel Mediterraneo orientale;

   Sigonella risulta anche la base di partenza o di arrivo di almeno 65 voli del drone MQ-4C Triton, utilizzato per operazioni di sorveglianza. E l'organizzazione «progressive international» ha individuato almeno 13 voli cargo, operati dallo United States Transportation Command, tra la base di Sigonella e la base israeliana di Nevatim. Lo U.S. Transportation Command è il comando del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti che trasporta equipaggiamento e personale militare;

   infine, l'inchiesta de Il Fatto Quotidiano ha rivelato che l'azienda italiana Leonardo, operante nel settore della difesa, continuerà anche nel 2025 il suo programma di assistenza tecnica da remoto, di riparazione e di fornitura dei ricambi per la flotta dei velivoli da addestramento M-346 di Israele;

   in altri Paesi, come il Regno Unito, circostanze simili hanno spinto parlamentari a chiedere chiarimenti sulle autorizzazioni governative e sulla natura dei materiali trasportati –:

   quali siano i contratti in corso tra l'azienda Leonardo e il Governo israeliano, quando siano stati firmati, a quanto ammontino questi contratti per gli anni 2023, 2024, 2025, e quali misure abbia preso il Governo italiano affinché la collaborazione militare Italia-Israele, alla base di questi contratti, non venga utilizzata per il massacro della popolazione civile palestinese;

   se il Governo italiano sia stato informato preventivamente dei voli militari dell'aereo Shadow da e per la base di Akrotiri, che, stando ai dati delle piattaforme commerciali che tracciano i voli, sarebbero stati operati dalla UK Royal Air Force;

   se il Governo italiano abbia autorizzato il transito di materiale militare o di intelligence destinato a Israele attraverso il territorio italiano e, in caso affermativo, quali siano state le modalità e le finalità di tali autorizzazioni;

   se il Governo sia a conoscenza dell'utilizzo della base di Sigonella e di altri aeroporti italiani per voli militari collegati al conflitto in corso e se ritenga di dover fornire chiarimenti sulle finalità dei voli cargo e della raccolta informazioni ai fini di intelligence da parte del drone Triton;

   quali siano gli accordi in essere tra l'Italia e Israele in materia di cooperazione militare e di intelligence, e se siano previste verifiche sull'uso finale delle attrezzature fornite;

   se l'Italia abbia ricevuto richieste o pressioni da parte di Paesi alleati per garantire il supporto logistico o di intelligence alle operazioni militari israeliane e, in tal caso, se il Governo abbia valutato le implicazioni umanitarie, giuridiche e politiche di tale coinvolgimento;

   se non si ritenga opportuno sospendere immediatamente ogni forma di supporto logistico o di intelligence, se esistenti, a operazioni militari potenzialmente implicate in violazioni del diritto internazionale umanitario.
(4-04396)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   FABRIZIO ROSSI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la Fwu Life Insurance con sede in Lussemburgo, in data 31 gennaio 2025 è stata sciolta e sottoposta a liquidazione coatta amministrativa;

   circa 110 mila famiglie italiane hanno sottoscritto con la compagnia «fallita» polizze vita di ramo 1 e ramo 3 così affidando sostanzialmente i loro risparmi;

   a quanto risulta anche dall'intervento dell'autorevole associazione italiana di consumatori denominata Confconsumatori, la compagnia, essenzialmente tramite broker assicurativi e finanziari italiani, ha venduto polizze che, in modo anomalo, prevedevano l'addebito di tutti i costi di polizza nei primi 5 anni di contratto con la conseguenza che il valore di molte polizze è bassissimo e che quindi gli assicurati potranno ottenere in moneta fallimentare solo detto valore;

   l'autorità di vigilanza delle assicurazioni lussemburghesi, con alcuni comunicati, ha fatto sapere che i commissari avranno 6 mesi per formare l'elenco dei titolari di polizza ed inviare delle dichiarazioni precompilate di ammissione al passivo che dovranno, dai risparmiatori italiani, essere depositate presso il tribunale lussemburghese entro il 31 gennaio 2028, con la conseguenza che i tempi ed i modi della liquidazione appaiono ad oggi incerti e dilatati;

   la legislazione lussemburghese stabilisce che la liquidazione della compagnia venga diretta non dall'autorità di Governo come in Italia, bensì direttamente dal tribunale ordinario;

   in assenza dell'utilizzo della posta elettronica certificata in Lussemburgo, il deposito e la «gestione» delle istanze di ammissioni al passivo probabilmente dovranno essere affidate, dai malcapitati risparmiatori italiani, a studi legali lussemburghesi con costi sicuramente di non poco conto –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere per la tutela del risparmio e dei risparmiatori italiani, o se intendano interloquire con le autorità lussemburghesi al fine di istituire per gli assicurati/risparmiatori italiani una procedura rapida e snella, magari anche attraverso un portale ad hoc, che eviti l'ausilio di studi legali lussemburghesi, magari con l'assistenza delle associazioni dei consumatori;

   se, stanti i costi che potranno incontrare le famiglie italiane, non intendano adottare iniziative volte a costituire, proprio con le associazioni dei consumatori riconosciute secondo il codice del consumo, un fondo che sostenga i costi di presentazione delle domande di ammissione al passivo ed eventuali opposizioni allo stato passivo;

   infine, se il Governo non ritenga di dover adottare iniziative normative volte a rafforzare i controlli in relazione agli intermediari che hanno ceduto o consigliato prodotti assicurativi esteri con condizioni giuridico economiche particolarmente pesanti per i contraenti.
(4-04391)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   BENZONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'Ivass, Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, è un ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico che opera per garantire l'adeguata protezione degli assicurati, perseguendo la sana e prudente gestione delle imprese di assicurazione e riassicurazione e la loro trasparenza e correttezza nei confronti della clientela. L'Istituto persegue, altresì, la stabilità del sistema e dei mercati finanziari;

   il 24 giugno 2024, il presidente Luigi Federico Signorini ha presentato la relazione annuale sull'attività svolta dall'Ivass nel 2023. Nel concludere tale presentazione pronunciava le seguenti parole: «Negli anni scorsi l'integrazione operativa con la Banca d'Italia è divenuta sempre più stretta, le iniziative comuni e il coordinamento dell'azione sempre più intensi. Chi vi parla vede come parte essenziale del proprio mandato di presidente portare a compimento una piena integrazione istituzionale. Negli ultimi mesi, sulla base della visione del governatore e del direttorio della banca, il progetto ha accelerato il suo cammino. Siamo a disposizione dell'autorità politica per contribuire utilmente alla sua conclusione»;

   tale scenario, seppur ad oggi vago in assenza di ogni provvedimento concreto o dichiarazione più puntuale, rappresenta una possibile incognita per il personale dipendente dell'ente, il quale, a seguito dell'affermazione qui riportata, versa in una condizione di agitazione –:

   se si intenda chiarire, per quanto di competenza, quali siano i reali intendimenti del Governo in ordine all'eventuale piena integrazione istituzionale dell'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni con la Banca d'Italia.
(4-04394)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CASU, SARRACINO, BARBAGALLO, GHIO e SIMIANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   le aree interne del nostro Paese sono caratterizzate spesso da contesti territoriali complessi e nei quali si riscontra una grossa difficoltà per quel che riguarda le infrastrutture e i trasporti;

   in Molise, al riguardo, la stampa locale evidenzia problematiche relative alle fermate del trasporto pubblico locale, molte delle quali sarebbero prive dei requisiti di sicurezza previsti dal Codice della strada;

   in queste fermate i passeggeri, in larga maggioranza studenti e pendolari che utilizzano l'autobus ogni giorno, rischiano la propria incolumità;

   inoltre, come rilevano ancora i media locali, e come denunciato dalle organizzazioni sindacali, gli autisti del trasporto pubblico locale sono a loro volta sottoposti a situazioni di rischio, in quanto se non rispettano il Codice della strada, e fanno fermata dove non è garantita la sicurezza, rischiano pesanti multe, oltre alla decurtazione dei punti sulla patente. E qualora si dovesse verificare un incidente ai passeggeri sarebbero costretti a pagare i danni;

   al tempo stesso, la stampa informa che molti autisti sarebbero stati sanzionati dall'azienda di trasporto pubblico locale Autolinee Sati S.p.A., proprio per essersi rifiutati di fermarsi laddove la sicurezza non era garantita, con un provvedimento inaccettabile e che, a parere degli interroganti, appare volto ad intimidire gli autisti;

   inoltre, i media riferiscono che Autolinee Sati S.p.A. avrebbe suggerito ai conducenti di usare «buon senso» e di continuare a fermarsi, in attesa di interventi infrastrutturali che dovrebbero mettere in sicurezza le fermate più critiche;

   sul tema il gruppo consiliare del Partito democratico del Consiglio regionale del Molise ha presentato una interpellanza nella quale, tra l'altro, si legge che durante un'audizione di una delegazione di pendolari veniva richiamata «(...) l'attenzione sulle gravi difficoltà createsi a seguito del rifiuto, da parte di alcuni conducenti del trasporto pubblico locale, destinatari di sanzioni amministrative, di effettuare fermate presso soste “autorizzate” (per le quali i vettori vengono pagati) ma non conformi alle prescrizioni del Codice della strada (...)»;

   la stessa interpellanza ricorda anche che l'azienda dei trasporti aveva assunto «(...) l'impegno a tenere indenni i propri autisti da multe e da relative spese legali, in attesa della messa in sicurezza delle fermate in questione (...)»;

   è di tutta evidenza che non vi può essere una «guerra tra poveri», utenti e autisti, e che è compito delle autorità intervenire, tenendo conto che quanto sopra esposto riguarda un caso particolare ma non certo unico nel suo genere, tutelando i diritti di tutte e tutti e la sicurezza stradale –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato in raccordo con le regioni per evitare, sia a livello nazionale che locale, che si presentino fattispecie analoghe che mettano a serio rischio la sicurezza stradale e danneggino al tempo stesso passeggeri, lavoratrici e lavoratori.
(5-03600)

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:


   SCARPA, MANZI, CARÈ, BOLDRINI, TONI RICCIARDI, FILIPPIN, PORTA, ROGGIANI e GRIBAUDO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   in data 7 febbraio 2025, presso il liceo Pigafetta di Vicenza, si è verificata un'aggressione ai danni di uno studente da parte di due individui appartenenti ad azione studentesca, organizzazione giovanile vicina a Fratelli d'Italia;

   secondo quanto riportato da fonti di stampa e testimoni oculari, l'aggressione è avvenuta dopo un'azione di volantinaggio del suddetto gruppo di fronte all'istituto. Lo studente, in segno di dissenso, avrebbe tentato di sottrarre alcuni volantini, senza riuscirci, e si sarebbe poi allontanato per entrare a scuola. Tuttavia, sarebbe stato seguito all'interno del cortile e successivamente colpito con pugni dai due aggressori;

   il dirigente scolastico del Liceo Pigafetta, Roberto Gualtieri, ha confermato l'accaduto in una nota indirizzata al corpo docente, definendo il fatto «esecrabile» e precisando che l'aggressione, fortunatamente, non ha avuto conseguenze fisiche gravi. Ha inoltre ribadito il ripudio per ogni forma di violenza ed esortato i docenti a sviluppare una riflessione con gli studenti sui valori costituzionali e democratici;

   a giudizio degli interroganti, l'episodio si inserisce in un contesto più ampio di crescente violenza da parte di organizzazioni neofasciste negli ambienti scolastici, con precedenti analoghi verificatisi a Firenze e a Roma, dove militanti di gruppi affini hanno aggredito studenti che manifestavano posizioni antifasciste;

   appare particolarmente allarmante il fatto che tali gruppi, che si ispirano esplicitamente all'ideologia neofascista, operino impunemente all'interno delle scuole, contribuendo a creare un clima di tensione e intimidazione tra gli studenti;

   tale escalation di violenza desta forte preoccupazione, in quanto mina il principio della scuola come luogo di formazione democratica e di confronto civile, sancito dalla Costituzione italiana. Ancor più preoccupante è, a giudizio degli interroganti, la vicinanza tra l'organizzazione di cui fanno parte i due aggressori al Pigafetta e Fratelli d'Italia –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere il Ministro dell'interno perché sia garantita l'identificazione e siano perseguiti gli aggressori, nonché per contrastare la presenza di gruppi neofascisti che operano nei pressi delle scuole, promuovendo episodi di violenza e intimidazione;

   quali iniziative intenda adottare il Ministro dell'istruzione e del merito per assicurare che nelle scuole italiane siano garantiti il pluralismo, la libertà di espressione e il ripudio della violenza, e per rafforzare i percorsi di educazione alla cittadinanza, con particolare attenzione ai valori della democrazia e dell'antifascismo;

   se i Ministri interrogati e il Governo intendano esprimere una ferma condanna dell'accaduto e assumere iniziative concrete affinché simili episodi non si ripetano, tutelando il diritto degli studenti a un ambiente scolastico sicuro e libero da minacce di natura politica e ideologica.
(3-01750)


   CIOCCHETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che alla struttura alberghiera Bajamar Srl, sita in Formia, provincia di Latina, è stata comminata la sospensione della licenza per la somministrazione di alimenti e bevande, ai sensi dell'articolo 100 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Tulps), con provvedimento del questore di Latina;

   tale provvedimento è stato adottato a seguito di un procedimento amministrativo avviato in ragione del mancato allettamento delle forze dell'ordine, da parte del proprietario della struttura o di chi per esso, in occasione di una lite avvenuta la notte di Capodanno, ritenuta un evento pregiudizievole per l'ordine pubblico;

   in conseguenza di tale circostanza, i carabinieri della stazione di Formia, intervenuti sul posto, hanno trasmesso una segnalazione alla questura di Latina, chiedendo l'applicazione della sospensione della licenza per 15 giorni, ai sensi del citato articolo 100 Tulps;

   nel provvedimento adottato dal questore si evidenzia la presunta pretestuosità delle giustificazioni fornite dalla proprietà della struttura, la quale, tuttavia, ha documentato l'effettiva effettuazione di due telefonate di emergenza – una da parte di un socio dell'albergo e l'altra da parte del portiere – entrambe avvenute alle ore 3:19, a pochi secondi di distanza dalla prima chiamata effettuata da un avventore alle ore 3:18;

   tale circostanza è stata comprovata dalla difesa della struttura tramite la produzione di screenshot dei cellulari, dai quali risultano: una chiamata al 112 della durata di due minuti e una chiamata al 113 della durata di quasi tre minuti;

   a seguito di un'istanza di accesso agli atti presso la questura di Latina dei carabinieri di Formia, volta ad acquisire i dettagli delle chiamate effettuate, la risposta fornita da tali uffici ha affermato che non risultava alcuna telefonata ai numeri di emergenza 112 e 113, evidenziando inoltre – tramite una scheda di intervento – l'assenza di contatti con le numerazioni fornite dalla struttura alberghiera;

   tuttavia, la difesa dell'hotel ha successivamente ottenuto, tramite accesso al Nue 112, copia degli audio delle due telefonate realmente effettuate, contraddicendo quanto ripetutamente riportato nei documenti ufficiali trasmessi dalla questura e dai carabinieri;

   nonostante la produzione di tale prova inconfutabile, a quanto consta all'interrogante, il questore della provincia di Latina ha rifiutato di revocare in autotutela il provvedimento di sospensione, nonostante le ripetute sollecitazioni della difesa –:

   quali siano le modalità con cui vengono adottati i provvedimenti di sospensione della licenza ai sensi dell'articolo 100 Tulps e i criteri con cui vengono effettuati gli accertamenti preliminari all'emissione di tali provvedimenti;

   quali verifiche interne siano state disposte per accertare le ragioni per cui, nel caso in esame, sia stata negata l'esistenza delle telefonate di emergenza, nonostante la successiva acquisizione degli audio da parte della difesa dell'hotel Bajamar Srl;

   ove quanto esposto in premessa fosse confermato, per quale motivo il questore di Latina abbia rifiutato di procedere alla revoca in autotutela del provvedimento adottato, nonostante l'emersione di elementi di fatto idonei a dimostrare l'inesattezza delle circostanze poste a fondamento del provvedimento stesso.
(3-01751)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   ZARATTI e GHIRRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   com'è noto il sistema dei centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) presenta gravi criticità, oggetto negli ultimi anni di numerosi atti di sindacato ispettivo fra quali l'interrogazione 4-02572 del 27 marzo 2024 a firma dell'interrogante, relativa in particolare al Cpr di Macomer, in Sardegna;

   innumerevoli le notizie di suicidi, disordini, abusi avvenuti nei Cpr di tutta Italia, che la stampa riporta pressoché quotidianamente: fra di essi, a destare particolare scalpore di recente il processo per omicidio colposo nei confronti della direttrice e di un medico del Cpr di Torino dopo il suicidio di un trattenuto e il procedimento penale per frode in pubbliche forniture e turbata libertà degli incanti in relazione alla gestione del Centro di permanenza per il rimpatrio di via Corelli a Milano. Situazione simile a Potenza, con 27 persone a processo per «frode nelle pubbliche forniture»; medici, ispettori e personale di polizia imputati per tortura e maltrattamenti, nonché responsabili del servizio di informazione normativa, mediatori e numerosi avvocati di un mercimonio di false nomine fiduciarie;

   del tutto emblematica, in questo contesto, appare la vicenda che riguarda Zacharia J., statunitense, affetto da gravi problemi psichiatrici e trattenuto presso il Cpr di Macomer dal novembre del 2023, il quale è stato rilasciato dal Centro il 7 febbraio 2025, e accompagnato presso la stazione di Macomer, gli è stato consentito di allontanarsi senza accertarsi della sua destinazione e da allora si sarebbero perse del tutto le sue tracce;

   la situazione desta particolare preoccupazione in razione delle gravissime condizioni di fragilità dell'uomo. In particolare, nella relazione scritta dalla delegazione in visita al Cpr, della quale oltre all'interrogante faceva parte anche un medico, il dottor Cocco, durante la visita del 23 marzo 2024, risulta un quadro di «disturbo psichiatrico attivo con segni psicotici assolutamente meritevole di approfondimento diagnostico e di presa in carico in luogo di cura, essendo inidoneo alla vita nel Cpr.»;

   le condizioni di salute mentale di Zacharia J. presentavano con ogni evidenza le caratteristiche di una vera e propria patologia, e quindi secondo l'articolo 3 della direttiva del Ministro dell'interno del 19 maggio 2022, che identifica i «disturbi psichiatrici» come criterio di non idoneità alla vita ristretta nei Cpr sarebbe stato opportuno predisporre una presa in carico adeguata da parte delle strutture sanitarie di cure psichiatriche preposte –:

   quali siano le determinazioni sulla base del prolungato trattenimento e della successiva decisione di rilasciare Zacharia J.
(5-03601)


   ALFONSO COLUCCI, CHERCHI, CARAMIELLO, SERGIO COSTA, ALIFANO, AURIEMMA e PENZA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sono state sollevate non poche polemiche a seguito dei fatti verificatosi alla quarta edizione di Eos – European outdoor show 25, rassegna dedicata alla caccia e alla pesca svoltasi a Veronafiere;

   circa 200 esponenti di numerose associazioni e realtà veronesi hanno manifestato contro la presenza di Eos nei padiglioni fieristici, considerata da attivisti e attiviste «una vera e propria fiera delle armi»;

   le proteste sono state sollevate sia da parte del Movimento Nonviolento e dalla Rete per il disarmo, sia dalle associazioni animaliste contro l'attività venatoria;

   numerose le polemiche sorte anche per la scelta di far entrare gratis i minorenni – sul sito de «La Stampa» è stato pubblicato un video in cui si vedono bambini che sfiorano con le dita le canne dei fucili e adolescenti che stringono le armi tra le mani, fingendo di sparare;

   nelle regole di Eos, avallate da un provvedimento della questura, si è vietato l'ingresso ai minori sprovvisti di delega dei genitori e si è precluso ai minorenni, fatta eccezioni per quelli iscritti alle federazioni nazionali, «il maneggio delle armi, anche di modesta capacità offensiva, di strumenti riproducenti armi, di strumenti marcatori e di simulacri»;

   gli interroganti condividono le parole del portavoce dell'Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università quando dichiara: «Siamo contrari sia ai progetti di militarizzazione che alle fiere, come quella di Eos, favoriscono la produzione e l'esposizione di armi. Nei padiglioni è pieno di bambine e bambini, che dovrebbero essere tenuti alla larga da una cultura che va disapprovata, non incentivata»;

   l'articolo 3 della Convenzione ONU, ratificata in Italia con la legge n. 176 del 1991, asserisce che in tutte le decisioni relative ai bambini e agli adolescenti, che comprendano leggi, provvedimenti o iniziative pubbliche o private, l'interesse del bambino/adolescente deve avere la priorità –:

   se non ritenga di fare luce sugli accadimenti occorsi e descritti in premessa, in particolare sulle misure concernenti l'autorizzazione e l'organizzazione dell'evento e con riguardo all'adeguatezza dei controlli, considerando l'opportunità di adottare iniziative volte a vietare l'accesso ai minorenni alle manifestazioni in cui vi sia l'esposizione di armi.
(5-03602)


   URZÌ. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è nota la notizia dell'arresto da parte della Digos di Bolzano di un minorenne accusato di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo, fabbricazione e utilizzo di ordigni esplosivi, porto abusivo di armi, danneggiamento aggravato e detenzione e diffusione di materiale pedopornografico;

   da una più attenta ricostruzione dei fatti, sembrerebbe che il quindicenne all'apparenza integrato a Bolzano, tanto da parlare correttamente sia l'italiano che il tedesco, fosse pronto al martirio per la causa dell'islam e che il piano criminale fosse già in una fase molto avanzata, considerato che il minorenne aveva già scelto luogo dove compiere l'omicidio: un impianto sportivo della provincia dove aveva riprodotto i simboli della setta sui muri e sui veicoli;

   dalle prime analisi dei dati salvati sullo smartphone è emerso che l'arrestato conservava sul proprio dispositivo immagini e video di aggressioni, omicidi e sparatorie scolastiche, contenuti pedopornografici, oltre che filmati delle frange più radicali dell'Islam, come video sullo Stato islamico, attentati, decapitazioni, e sostanze esplosive auto-prodotte; i poliziotti, inoltre, hanno documentato che il giovane aveva acquisito tramite motori di ricerca con intelligenza artificiale una serie di informazioni sullo stato emotivo e sulle sensazioni dei terroristi durante l'esecuzione di atti cruenti;

   secondo le indagini della sezione antiterrorismo della Questura di Bolzano, il quindicenne era in contatto attraverso canali Telegram con il gruppo «764» composto, in parte, da uomini sui quarant'anni che sfruttano il disagio psicologico dei più giovani per spingerli a compiere atti degradanti, autolesionisti e criminali;

   nonostante i tentativi di moderazione da parte delle piattaforme, il fenomeno è difficile da arginare; sono stati chiusi migliaia di account associati a «764», ma i membri continuano a trovare nuovi modi per aggirare le misure di sicurezza utilizzando social network, per reclutare e manipolare adolescenti vulnerabili –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di arginare il radicamento sul territorio nazionale dei gruppi citati in premessa e prevenire la commissione di reati da parte di soggetti in contatto con tali organizzazioni.
(5-03603)


   BONAFÈ, DI SANZO, QUARTAPELLE PROCOPIO, PORTA, TONI RICCIARDI, CARÈ, FURFARO e STEFANAZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 11 ottobre 2024, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 187 del 2024 recante disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali introduce, per i visti nazionali, all'articolo 1 l'obbligo di acquisizione degli identificatori biometrici, in tal modo uniformando la normativa a quella prevista per i soli visti Schengen in base al Codice comunitario dei visti e intervenendo sul Testo unico dell'immigrazione per quanto concerne l'ingresso dello straniero sul territorio italiano;

   con la modifica al Testo unico sull'immigrazione consegue che anche gli studenti stranieri devono fornire i dati biometrici;

   l'Italia rappresenta una delle mete preferite per gli studenti stranieri ed in particolare per gli studenti americani che desiderano studiare all'estero. Per l'anno accademico 2023/2024, si stima che circa 40.000 studenti provenienti dagli Stati Uniti abbiano scelto l'Italia per i loro studi, facendo registrare un forte interesse per i programmi di studi all'estero in Italia;

   un fatto da incoraggiare che genera un significativo indotto occupazionale valutabile in circa 10 mila posti di lavoro;

   con queste modifiche si crea difficoltà agli studenti che non possono richiedere più un visto con domande «di gruppo», comunemente riferite come «Batch Applications», come veniva fatto fino ad ora per mezzo delle istituzioni scolastiche preposte, ma devono recarsi personalmente al consolato competente;

   questo comporta un cumulo di lavoro non sostenibile per i consolati che già oggi sono in difficoltà ad espletare le normali pratiche di visto a causa di mancanza di adeguate risorse di personale;

   la notizia che il provvedimento del prelievo dei dati biometrici sarà applicato anche agli studenti sta creando forte apprensione presso gli operatori della formazione e presso le università americane con sede in Italia i cui studenti potrebbero non ricevere il visto in tempo per l'inizio del programma di studi –:

   quali iniziative di carattere normativo il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, per venire incontro alle esigenze del mondo della nostra rete consolare, della scuola e dell'università e per evitare che il prelievo dei dati biometrici sia previsto anche per i visti da rilasciare agli studenti stranieri che vogliono venire a studiare in Italia.
(5-03604)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GIRELLI e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 202 del 27 dicembre 2024, «Disposizioni urgenti in materia di termini normativi» prevede che i permessi di soggiorno in scadenza il 31 dicembre 2024 rilasciati ai beneficiari di protezione temporanea in quanto sfollati dall'Ucraina possano essere rinnovati fino al 4 marzo 2026, in attuazione della decisione di esecuzione (Ue) 2024/1836 del Consiglio del 25 giugno 2024, ma solo su previa richiesta;

   non risulta, però, che siano state fornite le indispensabili indicazioni attuative;

   questo fatto sta causando grave preoccupazione della comunità ucraina, in quanto lo stallo attuale impedisce alle persone di poter firmare contratti di lavoro, o di accedere alle cure sanitarie. Inoltre non è possibile tornare in Ucraina o spostarsi in altri Paesi europei;

   è quanto sta accadendo in maniera accentuata nella provincia di Como, dove la questura ha chiesto, secondo quanto riporta la stampa, un chiarimento al Ministero dell'economia e delle finanze, che non risulta avere dato risposta, con la conseguenza del blocco delle pratiche;

   circa ottanta persone, quindi, si trovano, sempre secondo quanto riportano i media locali, in un limbo che impedisce loro di lavorare e di curarsi;

   nonostante la buona volontà della questura di Como, che ha deciso di prendersi comunque in carico le domande di rinnovo del permesso di soggiorno, non è pensabile che, sia a livello locale che nazionale, non vengano risposte urgenti da parte degli organi centrali competenti –:

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere i Ministri interrogati per risolvere in tempi rapidi la situazione sopra esposta, in modo che non si aggiungano ulteriori sofferenze ed angosce a persone già colpite duramente.
(5-03598)


   PANDOLFO, GHIO e PASTORINO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 18 febbraio 2025 l'agenzia di stampa Ansa ha riportato la notizia di un'esplosione avvenuta sulla petroliera Seajewel, ancorata nel campo boe Sarpom al largo della costa di Savona, le ipotesi iniziali di un guasto o incidente sembrano perdere consistenza, in quanto i primi rilievi effettuati dai carabinieri sommozzatori indicano che la falla aperta nello scafo presenta lamiere rivolte verso l'interno, confermando l'ipotesi di un'esplosione avvenuta all'esterno della nave; ipotesi confermata anche dalla moria di pesci riscontrata attorno allo scafo e la percezione di una deflagrazione da parte dell'equipaggio;

   la procura di Savona ha aperto un'indagine, mentre la Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova potrebbe aprire un fascicolo specifico sulla vicenda –:

    se siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali misure di sicurezza si intendano adottare per prevenire ulteriori episodi simili;

    quali iniziative il Governo intenda intraprendere per garantire la sicurezza delle infrastrutture marittime e portuali italiane alla luce dei fatti sopra riportati.
(5-03599)

Interrogazione a risposta scritta:


   BORRELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   non esistono numeri ufficiali sulle occupazioni abusive di case popolari, tuttavia le stime più affidabili parlano di 50 mila abitazioni occupate abusivamente dal 2018 e, di queste case, le autorità riescono a liberarne appena il 40 per cento;

   stando ai dati di Confedilizia, la maggior parte delle occupazioni abusive di immobili Ater – ex Iacp – avviene nei grandi centri urbani e nelle aree limitrofe;

   chi vive in questi alloggi, anche regolarmente, dopo averne avuto l'assegnazione da parte del comune o dell'Ater, vive in uno stato di continua tensione, con il terrore di dover uscire di casa e lasciare incustodite quelle mura cui, al rientro, potrebbe trovare qualche altra persona entrata con la forza e difficilmente allontanabile come dicono le statistiche;

   un meccanismo che spaventa e che racconta un disagio sociale crescente, dove si incontrano le difficoltà delle amministrazioni e delle forze dell'ordine a far rispettare le norme; appartamenti preda di veri e propri criminali che sfondano le porte e fanno commercio di quegli alloggi;

   un episodio particolarmente grave è recentemente avvenuto in corso Garibaldi a Grumo Nevano, dove una casa è stata occupata abusivamente e sottratta al legittimo assegnatario peraltro dializzato;

   in questo caso, a quanto consta all'interrogante, gli occupanti risultano addirittura essere residenti fuori comune ed entrati senza titolo nell'appartamento alla morte di un parente. E a difenderli è l'avvocato Gaetano Di Bernardo, ex sindaco e attuale consigliere comunale. Il tutto nonostante un'ordinanza di sgombero esecutiva dello stesso comune rimasta inattuata;

   ad avviso dell'interrogante, la cosa inaccettabile è che a difendere gli occupanti abusivi sia proprio l'ex sindaco, attualmente consigliere comunale che, in spregio a qualunque etica e deontologia professionale, ha accettato un incarico professionale in evidente conflitto con una disposizione di sgombero;

   è evidente, a parere dell'interrogante, che il concetto di rispetto delle regole è ignoto all'ex sindaco che, in questi termini, dovrebbe fornire ai suoi concittadini molte spiegazioni;

   con il nuovo disegno di legge «sicurezza» l'occupazione di immobili diventa un reato autonomo, perseguibile d'ufficio, con pene detentive e sanzioni pecuniarie per chiunque si introduca o si trattenga in immobili destinati a domicilio altrui senza titolo. Il reato mira a proteggere i diritti di proprietà privata e pubblica, rafforzando la possibilità di intervento delle forze dell'ordine per liberare gli immobili abusivamente occupati –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente, anche in virtù delle citate proposte normative, adottare tutte le iniziative di competenza necessarie affinché le forze dell'ordine preposte ripristino con sollecitudine la legalità, considerata anche la particolare gravità della situazione segnalata in premessa.
(4-04392)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta scritta:


   ONORI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il 10 febbraio 2025, il fotoreporter Giorgio Bianchi ha tenuto una conferenza nell'aula magna del liceo classico Manara di Roma;

   secondo rapporti dei servizi di sicurezza italiani, Giorgio Bianchi è un «noto freelance italiano presente in territorio ucraino con finalità di attivismo politico-propagandistico filorusso»;

   in precedenti dichiarazioni, lo stesso Bianchi ha sottolineato la sua esplicita vicinanza alle posizioni russe;

   in un'indagine del Comitato per la sicurezza della Repubblica (Copasir) sulla disinformazione e la presunta propaganda filorussa nei media italiani, Giorgio Bianchi appare fra coloro che avrebbero messo in piedi un'attiva propaganda pro-Putin per condizionare l'opinione pubblica;

   con numerosi atti di sindacato ispettivo (3-01257, 4-02094, 4-02209, 4-02736, 4-03762, 5-02374, 5-02791), l'interrogante aveva già sottoposto all'attenzione del Governo il problema della disinformazione o propaganda di matrice russa, nonostante le misure restrittive adottate a livello dell'Unione europea, ma la risposta del Governo per alcuni atti si è limitata ad una lista generica di misure senza rispondere ai provvedimenti relativi al caso specifico segnalato, mentre per altre interrogazioni non vi è stata ancora risposta;

   il 18 novembre 2024, nella stessa scuola, si era tenuto un incontro con il giornalista Franco Fracassi sul tema: «Il mondo in guerra. Quali prospettive di pace», il quale è noto per le sue posizioni che potrebbero essere interpretate come favorevoli alla Russia, alimentando narrazioni che potrebbero influenzare l'opinione pubblica in maniera unilaterale riguardo alla situazione geopolitica;

   la presenza di figure identificate come propagandisti filorussi in istituti scolastici potrebbe influenzare negativamente gli studenti, esponendoli a narrazioni parziali o distorte riguardo a conflitti internazionali –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire che gli interventi negli istituti scolastici di personaggi con posizioni politiche fortemente polarizzate, in particolare coloro con tendenze filorusse, siano bilanciati da un'opportunità di dibattito pluralista e informato, in modo che gli studenti possano formarsi una visione critica e completa degli eventi internazionali, nel rispetto dei princìpi di imparzialità e di educazione equa e inclusiva.
(4-04397)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   un operaio di 44 anni, Michele Bernardi, è morto la mattina del 17 febbraio 2025 in un'azienda di produzione di cosmetici a Ono San Pietro, comune dell'alta valle Camonica, nel Bresciano;

   secondo una prima ricostruzione, la vittima, residente a pochi chilometri di distanza dal luogo dell'incidente, è rimasta schiacciata contro il muro da un macchinario che sposta i bancali e ha perso la vita sul colpo. L'operaio si trovava da solo sul luogo di lavoro;

   sul posto sono arrivati i carabinieri di Breno, i vigili del fuoco di Brescia e i tecnici dell'Asl. I sanitari dell'Areu (Agenzia regionale emergenza urgenza) del 118, intervenuti a bordo di un'ambulanza e di un'automedica, hanno potuto solo constatare il decesso. L'area dell'incidente è stata posta sotto sequestro;

   soltanto pochi giorni è stato pubblicato il rapporto annuale dell'Inail, secondo il quale nel 2024 le morti sul lavoro sono aumentate di quasi il 5 per cento rispetto al 2023, toccando quota 1.090, quasi tre al giorno, contro le 1.041 del 2023;

   ad opinione dell'interrogante il dato appena citato è inaccettabile e testimonia che non è stato fatto abbastanza per ridurre strage. Occorre attivare tutte le procedure necessarie a intensificare i controlli e a garantire il pieno rispetto delle normative sulla sicurezza poiché non si possono più tollerare queste continue morti sul lavoro –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per prevenire e contrastare gli infortuni sul lavoro e, in particolare, per porre fine alla quotidiana strage di morti sul lavoro in atto nel nostro Paese.
(5-03605)


   SCOTTO, BONAFÈ, FOSSI, SARRACINO, GRIBAUDO e LAUS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il settore della moda sta attraversando da oltre un anno una gravissima crisi che rischia di mettere a rischio la sopravvivenza di migliaia di imprese, in particolare medie e piccole, e decine di migliaia di posti di lavoro;

   nonostante le evidenti e persistenti problematiche le norme varate fino ad oggi per contrastare la crisi sono state ad avviso degli interroganti assolutamente insufficienti rispetto alle criticità ancora in atto;

   nel decreto-legge 28 ottobre 2024, n. 160, sono state predisposte tre settimane di cassa integrazione in deroga (attivate a dicembre 2024) per i dipendenti di imprese, anche artigiane, con un numero di addetti pari o inferiore a 15 operanti nel settore tessile, dell'abbigliamento, calzaturiero e della concia;

   nel corso del tavolo ministeriale sulla crisi svolto il 24 gennaio 2025 il Ministero delle imprese e del made in Italy ha reso noto testualmente: «dal monitoraggio dell'Inps rispetto alla cassa integrazione straordinaria per il 2024 e il 2025 per il settore della moda, su cui il Governo ha stanziato circa 110 milioni di euro (73,6 nel 2024 e 36,8 nel 2025), si evince che sono stati erogati allo stato attuale solo 2,9 milioni. Non c'è stato un particolare ricorso delle aziende della moda a questo strumento»;

   tali risorse non sarebbero state però utilizzate, non già perché non risulterebbero uno «strumento non utile», come traspare dalle affermazioni del Ministero, ma perché (come si evince anche dalla stampa) le aziende interessate avrebbero dovuto anticipare la cassa integrazione straordinaria per poi avere un rimborso dall'Inps, mediamente dopo circa 6 mesi. Si tratta di imprese già in grave difficoltà finanziaria e senza quindi la liquidità necessaria per anticipare tali somme;

   questa norma, voluta dallo stesso Governo e come denunciato proprio dalle associazioni delle imprese e dai sindacati di categoria, ha addirittura peggiorato la situazione costringendo molte piccole e medie imprese alla chiusura per non rischiare il fallimento. L'utilizzo di tali ammortizzatori sociali sarebbe, infatti, applicabile ed utile soltanto per i grandi gruppi industriali che dispongono delle risorse necessarie per anticipare la Cig –:

   alla luce di quanto esposto in premessa, quali iniziative urgenti intenda conseguentemente assumere, per quanto di competenza, al fine di promuovere realmente l'attivazione della cassa integrazione in deroga nel settore moda anche per le piccole e medie imprese coinvolte.
(5-03606)


   BARZOTTI, CAROTENUTO, AIELLO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in data 10 febbraio 2025, organi di stampa hanno riportato i risultati di un controllo effettuato dagli agenti dell'Unione Nord Lodigiano e dall'Ats presso un cantiere nel comune di Tavazzano con Villavesco;

   l'intervento, scaturito da una segnalazione di un cittadino, ha evidenziato gravi irregolarità in materia di sicurezza sul lavoro e contrattualizzazione del personale impiegato nel cantiere;

   in particolare, sono stati trovati cinque lavoratori privi di dispositivi di protezione individuale e operanti in totale irregolarità contrattuale e amministrativa;

   l'opera oggetto dell'appalto riguarda la realizzazione di un impianto di sollevamento delle acque bianche sul cavo Sillaro, situato in via 4 Novembre, quartiere Companatico nel comune di Tavazzano con Villavesco, per un importo lavori di 107.415,82 euro;

   l'intervento rientra in una convenzione stipulata tra il Consorzio MBL-SAL – Comune di Tavazzano con Villavesco; l'impresa esecutrice dei lavori risulta essere il Consorzio delle Utenze Irrigue, località Cà dell'Acqua Codogno (Lodi);

   il fatto che il cantiere in questione riguardi un'opera pubblica rende ancora più grave la vicenda, in quanto il rispetto delle normative sulla sicurezza e la regolarità dei contratti di lavoro dovrebbero essere garantiti in modo esemplare;

   se quanto emerso dai controlli fosse confermato, risulterebbe evidente una grave carenza di vigilanza e una altrettanto grave responsabilità da parte di tutti i soggetti preposti a garantire il rispetto delle normative vigenti;

   i dati recentemente diffusi dall'Inail, segnalano un aumento delle morti sul lavoro nel 2024 e delle malattie professionali; rispetto al 2023, in particolare, nel 2024 sono cresciute sia le denunce di infortunio mortale in occasione di lavoro sia quelle in itinere –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare un piano straordinario nazionale di prevenzione e contrasto agli infortuni sul luogo di lavoro, nonché quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire che negli appalti pubblici vengano rispettate in modo rigoroso le normative sulla sicurezza e la regolarità contrattuale dei lavoratori.
(5-03607)

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa si apprende il caso delle due rider del gruppo Glovo, Simona e Kyrila, che hanno avuto il coraggio e la determinazione di coinvolgere la magistratura raccontando le meschine manovre alle quali sono state costrette pur di lavorare;

   dai racconti riportati dai giornali, si apprende che tra i fattorini esistono diversi gruppi e che il gruppo dei rider veterani ottiene più consegne, lavorando e guadagnando di più. Per entrarvi, però, due rider donne a Torino sarebbero state costrette a subire avance e fare favori;

   le due donne sarebbero state tra le pochissime a effettuare le consegne su Torino. I ritmi di lavoro dei rider li detta, come noto, un algoritmo. Ma tende ad avvantaggiare, ossia ad assegnare più consegne, a chi non si ferma mai e a chi è disponibile a consegnare la sera. Difficile per due donne, una delle quali con figli. Di qui le avance e la richiesta di favori, tra cui quello di spiare l'avvocatessa da sempre attiva a fianco dei rider e che ora le difende. Solo così per loro sarebbe stato possibile ottenere più consegne e arrivare ad uno stipendio più dignitoso;

   quanto raccontato da Simona e Kyrila è, secondo l'interrogante, gravissimo: si va oltre il caporalato digitale, è piena schiavitù patriarcale. È chiaro che la giustizia debba fare il suo corso, ma spetta alla politica e alle istituzioni non tacere ed evitare che situazioni come quelle raccontate dalle due donne torinesi si ripetano. Non si può essere costretti a subire pressioni di questo genere per lavorare –:

   se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per impedire casi così plateali di sfruttamento nel mondo del lavoro.
(4-04393)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARIANNA RICCIARDI, QUARTINI, SPORTIELLO e DI LAURO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sui suoi canali social, in data 17 febbraio 2025, il cantante Rosa Chemical pubblicava un messaggio pubblicitario per sponsorizzare l'esame diagnostico «Full Body Scan», offerto dall'I.R.C.C.S. Ospedale San Raffaele di Milano;

   come previsto dalle Linee guida adottate in data 10 gennaio 2024 dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), al termine della consultazione pubblica indetta con delibera n. 178/23/CONS, il cantante ha riportato nel testo di accompagnamento al contenuto una scritta per evidenziarne la natura pubblicitaria in modo immediatamente riconoscibile;

   sul sito dell'Ospedale, il Full Body Scan è definito come un esame avanzato che permette di «scansionare tutto il corpo ad alta risoluzione in 30-35 minuti, senza l'uso di radiazioni ionizzanti o mezzi di contrasto»; tuttavia, proseguendo nella lettura si apprende che le due tecnologie utilizzate in questo esame sono la risonanza magnetica e la tomografia computerizzata a conteggio di fotoni, che prevede l'utilizzo di radiazioni ionizzanti;

   si legge inoltre sul sito che l'esame è offerto come «screening personalizzato di malattie potenzialmente letali», ma tale affermazione, ad avviso dell'interrogante, si rivela fuorviante in quanto non solo non c'è una personalizzazione in un esame che analizza tutto il corpo senza un chiaro quesito diagnostico, né tantomeno si può parlare di screening, non essendo stato dimostrato un beneficio in termini di sopravvivenza per chi vi si sottopone;

   nel messaggio pubblicitario, il cantante asserisce che questo esame sia in grado di evidenziare qualsiasi patologia o lesione in qualsiasi parte del corpo, anche se molto piccola. Ciò rappresenta, ad avviso degli interroganti, una violazione del codice di deontologia medica che all'articolo 54 sancisce che l'informazione sanitaria non può assumere le caratteristiche della pubblicità commerciale;

   secondo il principio di giustificazione sancito all'articolo 3 dell'Ordinanza sulla radioprotezione (ORaP), per ogni attività comportante l'esposizione a radiazioni ionizzanti deve essere valutato se «i vantaggi a essa connessi superino nettamente gli svantaggi dovuti alle radiazioni e non sia disponibile un'alternativa complessivamente più vantaggiosa (...), senza o con una minima esposizione a radiazioni»;

   inoltre, ai sensi dell'articolo 29 dell'Ordinanza sulla radioprotezione, «chi prescrive o esegue applicazioni (radiologiche) deve tenere conto di informazioni diagnostiche già presenti e dell'anamnesi per evitare inutili esposizioni a radiazioni (...) deve determinare un'indicazione, documentarla e trasmetterla al medico che la esegue (...). Ogni applicazione deve essere giustificata preventivamente dal medico che la esegue, considerando lo stato della scienza e della tecnica, l'indicazione e le caratteristiche individuali della persona interessata»;

   alla luce dei succitati articoli dell'ORaP, la comunicazione pubblicitaria così come le informazioni contenute sul sito dell'ospedale appaiono pertanto, agli interroganti, inappropriate e incomplete, non facendo menzione alcuna alla necessità di una preventiva valutazione e successiva prescrizione da parte del medico curante, lasciando alla decisione del singolo di poter prenotare suddetto esame, avente come unica discriminante la disponibilità economica di 2.500 euro –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti su esposti;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di contrastare informazioni fuorvianti o comunque potenzialmente lesive della salute da parte di strutture accreditate con il Servizio sanitario nazionale e se, in relazione al caso specifico, non ritenga opportuno valutare di avviare le iniziative di competenza per sospendere l'accreditamento.
(5-03608)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la sclerosi multipla è una malattia autoimmune che produce sintomi diversi per gravità con un notevole impatto negativo sulla qualità di vita delle persone;

   tale malattia, definita come autoimmune infiammatoria cronico degenerativa ingravescente, colpisce il sistema nervoso centrale con un esordio tipico tra i 20 e i 40 anni, affligge circa 140.000 persone in Italia e le costringe a gestire i disturbi da essa arrecati attraverso un'assunzione costante di farmaci, spesso in associazione tra loro per la contemporanea presenza di più sintomi;

   oggi, infatti, l'evoluzione dei protocolli diagnostici e delle terapie consente di intervenire precocemente e di poter tener sotto controllo sia l'attività di malattia sia il complesso quadro sintomatologico connesso alla patologia, tramite un'ampia tipologia di farmaci e principi attivi;

   i farmaci che consentono di controllare i sintomi della sclerosi multipla sono fondamentali per preservare la qualità di vita delle persone. Tra questi, i farmaci sintomatici e cannabinoidi, prescritti dal neurologo o dallo specialista di riferimento, aiutano in modo importante a gestire sintomi come difficoltà motorie, disturbi visivi, perdita di equilibrio, spasticità, mancanza di forza, fatica, dolore neuropatico, disturbi delle sensibilità, disturbi sessuali, disturbi cognitivi, disturbi dell'umore;

   i farmaci sintomatici e i farmaci cannabinoidi che agiscono sul sistema nervoso centrale sono assunti sotto prescrizione e stretto controllo medico specialistico. Il neurologo curante, afferente alla rete dei centri clinici della sclerosi multipla, è responsabile anche della valutazione degli eventuali effetti collaterali dei farmaci, inclusi quelli che potrebbero avere un impatto sulle performance di guida della persona;

   le modifiche introdotte al Codice della Strada con la legge n. 177 del 2024, relative ai comportamenti di guida e all'assunzione di sostanze stupefacenti, potrebbero avere conseguenze critiche se non opportunamente circoscritte, soprattutto per i conducenti che assumono farmaci prescritti per motivi terapeutici. Inoltre, nell'ampia gamma di prodotti per test salivari, si rileva in particolare come possano differenziarsi per sensibilità e interazioni con altre sostanze rilevate, configurando il rischio di falsi positivi e di disparità di trattamento;

   in assenza di adeguate tutele, l'applicazione della norma rischia di creare situazioni di esclusione sociale per le persone con disabilità o patologie croniche, spingendo a rinunciare alle cure necessarie o alla guida, generando episodi di discriminazione;

   la rinuncia alla guida implicherebbe una discriminazione nell'accesso al diritto alla mobilità personale, compromettendo gravemente l'autonomia negli spostamenti per esigenze lavorative, visite mediche, riabilitazione e partecipazione alla vita sociale. D'altra parte, interrompere l'assunzione dei farmaci prescritti significherebbe esporsi al rischio di un peggioramento della malattia, all'insorgenza di complicanze e a un'evoluzione della disabilità che il trattamento mira a contrastare, ledendo così il fondamentale diritto alla cura –:

   se il Ministro interrogato non reputi opportuno adottare iniziative volte a prevedere una certificazione medica specialistica, con codice univoco armonizzato (amministrativo), che indichi lo status di «uso terapeutico di sostanza stupefacente o psicotropa», del curante in cui si attesta l'uso terapeutico e sotto controllo medico delle terapie a base di principi attivi stupefacenti o psicotropi e l'assenza o il controllo dei loro eventuali effetti collaterali, che possano impattare sulla guida;

   se il tavolo di discussione per l'adozione dei decreti attuativi contenenti le indicazioni per il recepimento delle recenti modifiche del codice della strada, per quello che concerne i profili di competenza del Ministero della salute, si sia riunito e quale siano stati gli esiti;

   se non si reputi opportuno adottare iniziative volte a prevedere precise indicazioni per i test salivari da utilizzare, sulla base degli approfondimenti tecnici, rispetto alle loro performance affinché si possa produrre una differenziazione per sensibilità e interazioni con altre sostanze, riconoscendo ed evitando circostanze di falsa positività.
(4-04390)


   BUONGUERRIERI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il commissario straordinario per l'emergenza COVID-19 ha operato ai sensi dell'articolo 122 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, che gli conferiva, tra l'altro, il compito di acquisire ogni bene necessario al contenimento della diffusione del COVID-19 anche in deroga alla normativa vigente. Gli acquisti effettuati devono essere resi pubblici nel rispetto degli obblighi di trasparenza;

   ad oggi risulta non più consultabile il seguente link internet: (https://app.powerbi.com/view) che permetteva, fino a tempi recentissimi, la visualizzazione delle informazioni relative ad acquisti di dispositivi e attrezzature realizzati dal Commissario straordinario per il contenimento ed il contrasto dell'emergenza COVID-19;

   nel dettaglio, il predetto link permetteva la consultazione dei seguenti contratti:

    a) contratti sottoscritti dalla Protezione civile e da Consip prima della nomina del commissario e successivamente ceduti/affidati allo stesso;

    b) contratti sottoscritti dal Commissario in carica fino al 28 febbraio 2021 per effetto di negoziazioni dirette e indagini di mercato, a seguito della sua nomina;

    c) contratti sottoscritti dal Commissario in carica fino al 31 marzo 2022 per effetto di negoziazioni dirette e indagini di mercato, a seguito della sua nomina;

    d) contratti sottoscritti dal direttore in carica dal 1° aprile 2022 per effetto di negoziazioni dirette e indagini di mercato, a seguito della sua nomina –:

   chi abbia dato disposizione di precludere l'accesso a tale strumento di trasparenza e per quali motivazioni.
(4-04395)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Di Sanzo n. 5-03320 del 14 gennaio 2025;

   interrogazione a risposta in Commissione Bonafè n. 5-03447 del 3 febbraio 2025;

   interrogazione a risposta orale Barzotti n. 3-01736 del 14 febbraio 2025.