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CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 7 marzo 2023
74.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO
Pag. 122

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-00470 Almici: In merito agli interventi per combattere la malattia della flavescenza della vite.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La fitoplasmosi denominata Flavescenza dorata, negli ultimi due anni, ha fatto registrare una recrudescenza nelle aree produttive settentrionali italiane, dovuta ad una serie di concause, tra cui la difficoltà di contenimento del vettore con trattamenti insetticidi, la presenza crescente di superfici incolte e i cambiamenti climatici.
  La disciplina fitosanitaria dell'Unione, di cui al Regolamento (UE) 2016/2031, ha disposto un rafforzamento dei requisiti per la movimentazione delle piante di vite al fine di prevenirne la diffusione della malattia attraverso il materiale vivaistico.
  In considerazione dell'importanza della problematica per la produzione vitivinicola nazionale è stato avviato, nell'ambito del Servizio fitosanitario nazionale, un ampio confronto con le regioni maggiormente colpite dalla malattia, al fine di condividere le criticità e stabilire le azioni da intraprendere.
  Al fine di approfondire tutti gli aspetti relativi alla problematica, è stato costituito uno specifico «Gruppo di lavoro tecnico scientifico su Flavescenza dorata», al quale partecipano i rappresentanti del Servizio fitosanitario centrale, dei Servizi fitosanitari regionali e dell'Istituto nazionale di riferimento per la protezione delle piante (CREA-DC), nonché dell'Università degli studi di Catania e del Centro di Sperimentazione Laimburg.
  Detto Gruppo di lavoro, in qualità di Segretariato per l'emergenza fitosanitaria ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 2 febbraio 2021, n. 19, ha altresì il compito di assicurare il raccordo tecnico operativo tra il Comitato fitosanitario nazionale e le Unità territoriali di emergenza fitosanitaria, ponendo particolare attenzione all'individuazione di specifiche linee di ricerca sul fitoplasma, di sistemi di diagnosi più specifici e rapidi, di metodi alternativi di lotta ai vettori, che consentano di intervenire tempestivamente contro il patogeno.
  Sulla base degli approfondimenti del Gruppo di lavoro è stato predisposto, altresì, il Documento Tecnico Ufficiale n. 29 del Servizio fitosanitario nazionale recante «Linee guida per i viticoltori ai fini del contrasto della flavescenza dorata sul territorio nazionale», finalizzato a fornire ai viticoltori e a tutti gli operatori professionali informazioni di supporto e di indirizzo per la corretta gestione delle aree vitate e a garantire interventi di contrasto alla malattia armonizzati e uniformi.
  Inoltre lo scorso dicembre il Servizio fitosanitario nazionale ha richiesto al Ministero della salute l'uso di prodotti fitosanitari a base delle sostanze Thiamethoxam e Chlorpyrifos-methyl, per emergenza fitosanitaria, ai sensi dell'articolo 53 del Reg. 1107/2009.
  Essendo tali sostanze non autorizzate a livello europeo, la richiesta è stata supportata dalla predisposizione di un elenco di aree in cui, sulla base dei dati registrati lo scorso anno per l'incidenza della malattia, il grado di severità della stessa è tale da rendere indispensabile il loro utilizzo.
  L'individuazione di queste aree sarà anche la base, debitamente integrata dagli ulteriori parametri che saranno identificati dal Comitato fitosanitario nazionale, su cui sarà possibile concordare il riparto delle risorse messe a disposizione dall'articolo 1, comma 433, della legge di bilancio 2023, finalizzate al sostegno delle imprese agricole colpite dalla malattia in questione.
  Attualmente, il Gruppo di lavoro sta predisponendo una specifica ordinanza finalizzata all'adozione di strategie di intervento e misure fitosanitarie atte ad impedirePag. 123 la diffusione di Flavescenza dorata nel territorio della Repubblica italiana la cui applicazione, ai sensi dell'articolo 10 del d.lgs. n. 19/2021, sarà demandata all'Unità territoriale per le emergenze fitosanitarie, istituita dai Servizi fitosanitari regionali competenti per il territorio in cui si verifica l'emergenza.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-00471 Castiglione: Sulle iniziative da intraprendere in merito alla possibilità di utilizzare in agricoltura alcune sostanze fitosanitarie.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rilevo in premessa che la richiesta delle autorizzazioni all'impiego di prodotti fitosanitari in situazioni di emergenza compete al Ministero della salute.
  In merito alla proposta di Regolamento della Commissione europea, pubblicata il 22 giugno 2022, recepita nell'ordinamento nazionale con il decreto legislativo n. 150 del 14 agosto 2012, questo Ministero ha già rappresentato la presenza di diversi elementi di preoccupazione.
  Le stesse preoccupazioni evidenziate dall'Associazione Italiana Protezione delle Piante (AIPP) sono condivise in larga parte anche dagli altri Stati membri, così come è emerso nel corso del confronto con la Commissione promosso dal Consiglio europeo durante la Presidenza Ceca nel secondo semestre del 2022.
  La posizione dell'Italia nell'indurre la Commissione europea a riconsiderare la strategia di riduzione dei prodotti fitosanitari interpreta le preoccupazioni di tutto il mondo agricolo e agroalimentare nazionale e in attesa della nuova valutazione di impatto della proposta di regolamento in corso di svolgimento, prosegue il confronto a Bruxelles tra le delegazioni degli Stati membri e la stessa Commissione sulle parti di testo non oggetto di valutazione d'impatto aggiuntiva.
  Lo scorso maggio 2022, la Commissione UE, con i regolamenti 2022/740 e 2022/751, ha escluso i fumiganti «1,3-dicoloropropene» e «cloropicrina» tra le sostanze fitosanitarie ammesse nonostante l'Italia abbia più volte evidenziato la strategicità di questi prodotti per alcune colture nazionali.
  Infatti in alcuni areali di produzione la mancanza di questi prodotti, che non trovano sostituti della stessa efficacia, determina l'impossibilità di portare avanti le coltivazioni a causa di attacchi massicci di organismi nocivi.
  A seguito di confronti informali circa la reale necessità di disporre di questi mezzi tecnici per risolvere i casi di emergenza fitosanitaria, ai sensi dell'articolo 53 del regolamento CE 1107/2009, il Ministero della salute, ha invitato Masaf e Ministero dell'ambiente a fornire un parere dettagliato circa le aree interessate.
  Dopo un oneroso lavoro di ricognizione territoriale, il Servizio Fitosanitario Nazionale ha completato l'elenco le colture interessate, delle aree delle varie regioni in cui la presenza dell'emergenza legata agli organismi nocivi richiede l'impiego indispensabile dell'1,3-dicoloropropene e della cloropicrina.
  Sulla base di detta delimitazione, il Ministero della salute potrà adottare i provvedimenti di autorizzazione all'uso di dette sostanze, per 120 giorni, limitatamente alle aree interessate.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-00472 Davide Bergamini: In merito alle iniziative da intraprendere per recuperare il ritardo nel pagamento dei premi nel settore ippico.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'ippica costituisce un importante settore economico del Paese, che coinvolge ampie categorie di operatori e un numero rilevante di addetti.
  Considerata la rilevanza del comparto, con DPCM del 19 gennaio scorso, è stata istituita nella struttura ministeriale la Direzione generale per l'ippica.
  Sappiamo che, a seguito della soppressione dell'ex Assi e del trasferimento di una parte delle relative funzioni al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (ora MASAF), il procedimento del pagamento dei premi delle competizioni ippiche ha subito dei rallentamenti.
  Come rammentato dall'interrogante, allo stato attuale, la procedura prevede l'interazione di più sistemi gestionali e contabili e risulta articolata in più fasi, cui si aggiungono i controlli contabili da parte del competente ufficio di bilancio.
  Al fine di dare soluzione alla problematica il Ministero ha attivato un processo di efficientamento interno volto ad allineare i pagamenti con gli stanziamenti previsti nella legge di bilancio, mediante soluzioni di pianificazione e riorganizzazione del lavoro.
  In particolare, la già ricordata istituzione della Direzione generale dell'ippica renderà più incisiva l'azione amministrativa e consentirà di definire un percorso, per il pagamento dei premi, più consono a garantire la sostenibilità finanziaria del sistema.
  Rassicuro che il Ministero continuerà nell'azione di riforma rispondendo all'esigenza di una complessiva e organica ristrutturazione di tutti i diversi aspetti del settore.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-00473 Nevi: In relazione alla stagione agraria in corso.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Anche questo inverno stiamo assistendo a scarse precipitazioni che provocano gravi perdite alle aziende agricole i cui raccolti e prodotti subiscono ingenti danni dalla perdurante siccità.
  In Italia, il 2022 è stato il più siccitoso dal 1800 con un deficit di precipitazioni, a chiusura del periodo, pari al 30 per cento. Deficit che sale al 40 per cento per il Nord.
  Occorre, pertanto, assumere soluzioni strategiche definitive e pianificate in modo adeguato adottando azioni immediate.
  Per questo motivo lo scorso 1° marzo si è tenuta la prima riunione della Cabina di regia interministeriale sulla siccità, presieduta dal Presidente Meloni, per attivare azioni di emergenza e trovare gli strumenti idonei per elaborare strategie che permettano di arginare, le criticità relative alla siccità, evitando l'abbandono dei territori per effetto del dissesto idrogeologico.
  Intendiamo lavorare sia sul breve periodo, tramite l'efficientamento del sistema idrico, tra i più vecchi d'Europa, ma anche sul medio e lungo periodo, con importanti risorse economiche e progettualità di sistema.
  Gli obiettivi che ci siamo dati sono molto chiari.
  Razionalizzare la governance del settore oggi frammentata in molti enti (Ministeri, regioni, Autorità di bacino distrettuale, Autorità d'Ambito, consorzi di bonifica, enti irrigui, gestori del servizio idrico integrato, enti e società regionali e degli enti locali) implementando il quadro conoscitivo oggi spesso incompleto anche in tema di disponibilità della risorsa.
  Verificare ed accelerare lo stato di attuazione di migliaia di interventi, per oltre 9 miliardi di euro, che in questi anni sono stati finanziati, con risorse del FSC e PNRR, dai Ministeri competenti (Infrastrutture, Agricoltura, Ambiente), affidati ad una pluralità di soggetti diversi, ma realizzati in minima parte, a riprova del problema che da decenni caratterizza il nostro Paese ossia la capacità effettiva di realizzare gli investimenti programmati.
  Per questo motivo riteniamo utile la nomina di un Commissario Straordinario di Governo che possa, da un lato assicurare una gestione unitaria della moltitudine di interventi programmati intervenendo direttamente laddove necessario e dall'altro occuparsi della gestione di quelli emergenziali.
  L'obiettivo è superare le note criticità del nostro sistema idrico che disperde in alcuni territori oltre il 50 per cento della risorsa e che trattiene soltanto l'11 per cento delle acque piovane. Pertanto particolare attenzione verrà dedicata agli interventi di efficientamento della rete idrica, di realizzazione di nuovi invasi e aumento della portata di quelli esistenti limitata dalla presenza di detriti, di impianti ad uso multiplo.
  Per quanto riguarda nello specifico le gravi criticità che stanno affrontando le imprese agricole, in aggiunta agli interventi già citati, occorre procedere con urgenza alla realizzazione di un nuovo Piano di piccoli invasi e bacini e all'implementazione del riutilizzo di acque depurate anche intervenendo con specifiche disposizioni normative. Ovviamente siamo impegnati a dare alle imprese tutto il supporto necessario per l'implementazione di tecniche di irrigazione più efficienti e la riconversione verso colture meno idroesigenti.
  In questo senso abbiamo voluto dare immediatamente un segnale importante Pag. 127nell'ultima legge di Bilancio stanziando un fondo per l'innovazione in agricoltura da 225 milioni di euro, proprio per sostenere lo sviluppo dell'agricoltura di precisione, in modo da accompagnare ed incentivare il comparto agricolo verso un'agricoltura maggiormente efficiente e di qualità.
  All'esito della seconda riunione della cabina di regia, avremo occasione di poter produrre al Parlamento proposte di natura emergenziale, che si affiancano a proposte di natura strategica per risolvere, nell'immediato e per il futuro, le criticità che riguardano sia i cittadini che le imprese.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-00474 Sergio Costa: Sulla stabilizzazione del personale operaio operante presso il CREA.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La questione posta dall'interrogante – la stabilizzazione degli operai a tempo determinato del Crea (Consiglio della ricerca in agricoltura e dell'analisi dell'economia agraria), ente di ricerca vigilato dal Masaf – è oggetto di attenzione da parte del Ministero.
  Per gli operai agricoli, vige per il CREA un divieto di legge ad assumere operai a tempo indeterminato. Infatti l'articolo 58, comma 7-bis, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, limita la possibilità assunzionale del CREA per il personale operaio ai soli contratti a tempo determinato.
  Il problema è acuito dal fatto che il CCNL della ricerca non prevede tra i profili professionali, quello degli operati agricoli; il profilo più vicino previsto dal mansionario del comparto della ricerca è quello degli operatori tecnici degli enti di ricerca (OTER), che svolgono però mansioni proprie dell'operaio tecnico addetto alla riparazione e manutenzione di macchinari e impianti, quindi sostanzialmente diverse da quelle degli operai agricoli.
  Nell'assenza di una previsione del profilo degli operai agricoli nel CCNL Ricerca, il CREA ha promosso emendamenti volti a rimuovere il divieto di legge sopra accennato, proponendo un modello assunzionale simile a quello consentito al Corpo forestale dello Stato ed ora all'Arma dei carabinieri di assumere operai agricoli a tempo indeterminato per la gestione del patrimonio agroforestale. Si tratta della legge n. 124 del 1985, che consente all'Arma di avere in dotazione di operai assunti a tempo indeterminato.
  Il costo per la stabilizzazione degli operai a tempo determinato attualmente in servizio al CREA è stimato in meno di 2 milioni di euro annui.
  Informo che lo scorso 1° febbraio si è svolto su tale tematica un incontro con le Organizzazioni sindacali presso il Ministero; all'incontro erano presenti i vertici del Masaf e del Crea.
  Le questioni affrontate in tale contesto sono state molteplici, dal completamento delle progressioni di carriera di ricercatori e tecnologi, all'implementazione delle progressioni economiche e di livello del personale tecnico e amministrativo anche con risorse di bilancio, al riequilibrio delle figure professionali con una maggiore attenzione per i profili tecnici e gli operai agricoli.
  In particolare, su quest'ultimo aspetto è stato richiesto un intervento in favore del personale operaio, considerato che l'attività di ricerca, sperimentazione e di terza missione nell'Ente viene svolta con il contributo fondamentale degli operai agricoli, la cui assunzione attualmente è consentita solo con rapporti di lavoro a tempo determinato a carattere stagionale, peraltro resa difficile da complicate procedure amministrative.
  Sulla questione sono allo studio soluzione, anche normative, dirette a risolvere le problematiche esposte.

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ALLEGATO 6

Interrogazione n. 5-00475 Vaccari: In merito ai piani di controllo attuati dalle regioni per la gestione della fauna selvatica e all'istituzione del Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ricordo che l'articolo 19 della legge n. 157/1992, come modificato, dall'articolo 1, comma 447, della legge n. 197/2022, attribuisce a regioni e province autonome la competenza al controllo delle specie di fauna selvatica in vista di una serie di obiettivi, tra cui assume particolare rilevanza la tutela della pubblica incolumità e della sicurezza stradale da perseguire anche nelle aree protette e in quelle urbane, proprio in ragione della significativa proliferazione di esemplari di cinghiali.
  La predetta norma prevede altresì che qualora l'attività di controllo risulti inefficace, gli enti menzionati potranno adottare, sentito l'ISPRA, specifici piani di controllo numerico degli esemplari di fauna selvatica attraverso cattura e abbattimento.
  Detti piani sono attuati dai cacciatori iscritti negli ambiti territoriali di caccia o nei comprensori alpini delle aree interessate, previa frequenza di corsi di formazione autorizzati dagli organi competenti a livello regionale o della provincia autonoma e sono coordinati dagli agenti dei corpi di polizia regionale o provinciale.
  Si evidenzia che, in relazione a tali piani regionali, non è prevista una specifica attività di report da parte degli enti territoriali a questo Ministero, al quale non vengono comunicati i dati relativi alle attività di controllo e contenimento concretamente poste in essere a livello locale.
  Inoltre, il comma 448 dell'articolo 1 della citata legge n. 197/2022, ha introdotto nella legge n. 157/1992, l'articolo 19-ter, che disciplina l'adozione (tramite decreto del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, di concerto con il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, sentito l'ISPRA e previa intesa nella Conferenza Stato-regioni-province autonome) di un Piano straordinario, di durata quinquennale, per la gestione e il contenimento della fauna selvatica, da realizzarsi mediante abbattimento e cattura, anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto.
  Il Piano è attuato e coordinato dalle regioni e dalle province autonome di Trento e di Bolzano, che possono avvalersi, fra l'altro, dei cacciatori, dei proprietari dei fondi e degli agenti di polizia provinciale e locale.
  Al riguardo, informo che la predisposizione del predetto Piano è già in corso e auspichiamo di sottoporlo, in tempi celeri, alla Conferenza Stato-regioni-province autonome, per la necessaria intesa. Sul testo, sono già stati interpellati alcuni portatori di interessi potenzialmente coinvolti nella sua successiva attuazione.
  Oltre tutto, proprio nell'ottica di rendere più adeguato e corposo il novero degli strumenti a disposizione per affrontare in maniera efficiente le problematiche di cui trattasi, è in corso di adozione il decreto con il quale si procederà alla ricostituzione del Comitato Tecnico Faunistico-Venatorio Nazionale di cui all'articolo 8 della legge n. 157/1992.
  Tale Comitato è istituzionalmente deputato all'esercizio di funzioni consultive per tutto quanto concerne l'applicazione della legge n. 157/1992.
  Il Comitato, in ragione soprattutto della sua composizione, che coinvolge, oltre agli enti locali e territoriali ed ai Ministeri competenti, anche organismi tecnici dello Stato (ad es. ISPRA) e rappresentanti del mondo agricolo e ambientalista, sarebbe la sede tecnico-scientifica deputata ad affrontarePag. 130 le problematiche connesse alla gestione della fauna selvatica e all'esercizio dell'attività venatoria in generale.
  Ritengo che le modifiche legislative introdotte, in linea con la disciplina unionale e nazionale in vigore in materia, vadano nella direzione di dotarsi di un insieme di strumenti che abbiano l'obiettivo d'intervenire in maniera più incisiva ed efficace per il controllo numerico e il contenimento delle specie faunistiche che arrecano danni anche alle attività umane.