Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconti delle Giunte e Commissioni

Vai all'elenco delle sedute >>

CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 19 luglio 2023
145.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO
Pag. 57

ALLEGATO 1

5-01128 Caso (M5S): Iniziative per garantire il pagamento della terza rata dei fondi del PNRR ed il raggiungimento dei previsti obiettivi in materia di alloggi universitari e di diritto allo studio.

5-01129 Manzi (PD-IDP): Iniziative per garantire il pagamento della terza rata dei fondi del PNRR ed il raggiungimento dei previsti obiettivi in materia di alloggi universitari e di diritto allo studio.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio l'Onorevole Caso e l'Onorevole Manzi innanzitutto perché hanno consentito che unificassi le risposte data l'affinità sostanziale delle questioni trattate nelle loro interrogazioni. E poi perché mi consentono di tornare su un tema ancora di grande attualità, ovvero quello dei posti letto per gli studenti universitari. Tema che, consentitemi, fa parte del più complesso pacchetto relativo alla tutela del diritto allo studio e che questo Governo ha affrontato a solo un mese dall'insediamento con specifiche risorse in legge di Bilancio con specifiche risorse per un ammontare di oltre 900 milioni di euro per il diritto allo studio. Ma è grazie al Pnrr che abbiamo la possibilità di affrontare finalmente in maniera più compiuta una questione annosa.
  Dico subito che con la Commissione europea, che ringrazio anche in questa sede, è tuttora in corso una costante e positiva interlocuzione.
  Venendo al vostro quesito preciso che, per la prima fase della riforma il target del PNRR, in scadenza al 31 dicembre 2022, prevedeva la creazione e assegnazione di almeno 7.500 posti letto. A questo scopo, con due bandi adottati nel mese di agosto 2022 e dicembre 2022, sono stati selezionati i soggetti attuatori, pubblici e privati, che hanno proceduto alla realizzazione delle operazioni di acquisizione di disponibilità di posti letto con l'acquisto o la locazione a lungo termine di immobili e con eventuali opere di riconversione e ristrutturazione.
  Tutto ciò ha consentito di rendicontare il target nell'ambito della terza rata di pagamento del PNRR, su cui la Commissione europea ha avviato le consuete verifiche.
  I due bandi prevedevano che gli interventi potessero riguardare, tra gli altri, immobili acquistati o costruiti prima della procedura di selezione od oggetto di precedente locazione.
  Per questa categoria di immobili, sono stati anche previsti una serie di obblighi. In particolare, i soggetti attuatori sono stati vincolati a destinare gli immobili ai soli studenti universitari per una durata temporale prefissata nel lungo periodo, a riservare una parte dei posti agli enti per il diritto allo Studio e a rispettare una serie di standard qualitativi minimi sia dimensionali che qualitativi, a garanzia di un'offerta di posti letto omogenea e di qualità per tutto il Paese.
  È grazie all'assunzione di questi obblighi che i posti letto di un determinato intervento possono entrare a far parte della residenzialità universitaria del sistema paese, come richiesto dal target Pnrr.
  Tutto ciò detto, tengo a sottolineare ancora una volta che il nostro lavoro è svolto in costante e proficuo confronto con le Istituzioni europee.
  E che con la Commissione c'è un canale di confronto in tema di housing universitario sempre aperto, improntato alla massima collaborazione. Questo ci rafforza e ci consente di guardare con fiducia al raggiungimento del nostro vero obiettivo, che immagino sia un obiettivo comune, ovvero garantire a tutti il diritto allo studio.

Pag. 58

ALLEGATO 2

5-01130 Piccolotti (AVS): Misure volte ad introdurre la fattispecie del contratto di ricerca nell'ordinamento nazionale universitario e nella contrattazione collettiva nazionale.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio l'Onorevole Piccolotti e il Gruppo parlamentare Alleanza Verdi e Sinistra italiana che mi consentono di tornare su uno dei primi temi da me affrontati in Parlamento.
  Come ha ricordato l'Onorevole Grimaldi con il decreto-legge n. 36 del 2022 (cosiddetto decreto-legge PNRR 2) l'assegno di ricerca è stato abolito e sostituito con il contratto di ricerca.
  Lei ha giustamente evocato l'Unione europea che ci stimola all'adeguamento, alla compliance, all'adozione di regole comuni sia sotto il profilo degli Atenei, quindi creando alleanze universitarie, sia sotto il profilo della regolamentazione dei contratti comuni dei ricercatori, dei dottorandi e dei dottorati, ed è quello che stiamo facendo, anche con incontri con i nostri soggetti attuatori tra cui il Consiglio nazionale degli studenti universitari, già evocato in quest'aula, con cui mi sono incontrata già diverse volte e dunque l'interlocuzione su questi temi è aperta e continuerà ad esserlo.
  Si tratta di un contratto a tempo determinato di tipo subordinato, finanziato in tutto o in parte con fondi interni ovvero da soggetti terzi, sia pubblici, che privati, sulla base di specifici accordi o convenzioni. L'importo deve essere stabilito in sede di contrattazione collettiva e, in ogni caso, in misura non inferiore al trattamento iniziale spettante al ricercatore confermato a tempo definito.
  Il rinnovo del contratto collettivo nazionale in materia di istruzione e ricerca sta richiedendo lunghi tempi di realizzazione che hanno reso necessaria la proroga degli assegni di ricerca da parte delle università e degli enti di ricerca fino al 31 dicembre 2023.
  I nodi da sciogliere sono legati non solo alla definizione dell'importo del contratto di ricerca, ma a tutto il trattamento giuridico.
  La nuova figura, infatti, così come disciplinata dalla normativa vigente, rischia di sovrapporsi alle figure professionali già esistenti, con importanti ricadute in tema di contenziosi volti ad ottenere l'equiparazione economica dei lavoratori inquadrati nei ruoli al titolare di «contratto di ricerca», atteso che lo stesso riceverebbe un importo annuo superiore.
  Alla luce delle criticità emerse, è in corso un approfondimento più organico sull'intera questione, a tutela di tutti.
  Noi non vogliamo in alcun modo continuare ad alimentare il precariato. Ma al tempo stesso non possiamo nemmeno proseguire con formule giuridiche che ingessano il sistema della ricerca.
  È da sempre mia ferma volontà promuovere la ricerca in ogni sede, così come valorizzare le figure professionali che ruotano attorno al mondo universitario.
  È il modo più efficace per garantire un sistema-ricerca capace di trattenere in Italia i giovani ricercatori ma anche di attrarne dall'estero.

Pag. 59

ALLEGATO 3

5-01131 Dalla Chiesa (FI-PPE): Iniziative in materia di accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia e alle scuole di specializzazione.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Onorevole Dalla Chiesa, ringrazio lei e tutto il gruppo parlamentare di Forza Italia per l'interrogazione che mi permette di tornare su un tema centrale – l'accesso programmato ai corsi di laurea in medicina e chirurgia – su cui ho già riferito in questa Commissione lo scorso aprile.
  Già in quella occasione ho trasmesso la nostra intenzione di aprire in maniera programmata e sostenibile l'accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia. A tale scopo a gennaio scorso è stato istituito presso il Ministero un gruppo di esperti che ha coinvolto il Ministero della salute, le regioni, le università nonché, mediante una serie di consultazioni, le categorie professionali e che ha lavorato alla revisione del numero programmato.
  Il lavoro svolto ha permesso di individuare il numero di accessi necessari per colmare esattamente il gap esistente, tenendo conto dei fabbisogni futuri: occorrono 30 mila nuovi medici da inserire nei corsi di laurea nei prossimi 7 anni.
  Abbiamo avviato un percorso. Un percorso che mira a una nuova programmazione della disciplina dell'accesso a medicina, che tiene conto del fabbisogno reale di futuri medici, delle potenzialità/capacità del sistema universitario e della necessità di mantenere i requisiti di qualità della formazione.
  Come promesso nei mesi scorsi, nel prossimo anno accademico 2023/2024 ci sarà un incremento importante. Appena ieri è stata accolta la richiesta del Ministero dell'università e della ricerca di aumentare i posti messi a disposizione dei futuri studenti, arrivando a un totale di 19.944. Rispetto allo scorso anno accademico si tratta di oltre 4 mila posti in più.
  Non basta aumentare il numero dei posti in aula. È necessario rafforzare le strutture e garantire che la qualità dell'offerta formativa delle nostre Università rimanga alta. Per questa ragione il Ministero dell'università e della ricerca metterà a disposizione delle Università 23 milioni di euro ed un piano di reclutamento straordinario per assumere nuovi docenti, ricercatori e personale tecnico-amministrativo.
  Aprire in maniera sostenibile, poi, significa pensare anche alle specializzazioni per evitare futuri colli di bottiglia. È stata avviata, a tale scopo, la seconda fase di analisi e studio del gruppo di lavoro.
  Con il Ministro Schillaci vogliamo ottimizzare e rendere meno burocratici gli accessi, creando dei meccanismi di incentivo per risolvere la mancata attrattività di alcune specialità. Il percorso si muoverà lungo due direttrici: coniugare la libertà di scelta del percorso vocazionale con l'esigenza di arginare le scelte cosiddette di «comodo» che determinano gli abbandoni.
  La sfida, dunque, è favorire la scelta della specializzazione più incline alle aspirazioni dei giovani medici, garantendo al tempo stesso che non vi siano squilibri tra i vari percorsi, per perseguire il pieno soddisfacimento dei livelli essenziali delle prestazioni sanitarie.

Pag. 60

ALLEGATO 4

5-01132 Amorese (FDI): Iniziative in materia di interpretazione della disciplina vigente relativa ai concorsi riservati ai professori universitari di I fascia

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio l'Onorevole Amorese che mi consente di affrontare il tema del reclutamento universitario, per cui servono procedure stabili e trasparenti, ma anche finanziamenti tali da assicurare continuità nel tempo nell'accesso alla carriera accademica, anche in funzione di garanzia dell'equilibrio tra diverse generazioni di ricercatori.
  Negli ultimi anni, anche in attuazione del PNRR, si sono succeduti una serie di interventi che hanno aumentato i canali di reclutamento e di mobilità nel sistema della ricerca, rendendo possibile la valorizzazione dei nostri migliori talenti. In particolare, sono state reintrodotte, dopo anni, procedure di mobilità orizzontale che già oggi permettono la circolazione tra università, nonché da e verso Enti pubblici di ricerca, di ricercatori e professori che hanno già acquisito un certo livello di anzianità nel ruolo.
  Nello stesso tempo, l'effetto combinato di più fattori ha condotto a una distribuzione non ottimale tra i diversi gradi della carriera accademica. La messa a esaurimento dei ricercatori a tempo indeterminato, i massicci finanziamenti per i piani straordinari di reclutamento di ricercatori tenure-track e i pensionamenti dei professori giunti a fine carriera hanno fatto sì che si ingrossasse progressivamente il secondo livello della «piramide», rappresentato dai professori associati.
  L'intervento normativo da cui ha tratto spunto l'onorevole interrogante mira proprio a mitigare questa situazione, agevolando gli scorrimenti verso la prima fascia ma garantendo allo stesso tempo la competitività delle procedure di selezione e la parità di opportunità tra i concorrenti.
  Il canale concorsuale inserito dal comma 4-ter dell'articolo 18 si aggiunge a quelli preesistenti dei commi 1 e 4 dello stesso articolo, e si caratterizza per una competizione tra pari ai fini di un avanzamento di carriera. È quindi una procedura accessibile a tutti coloro che sono in possesso dell'abilitazione alle funzioni di professore di prima fascia, ma che non sono già in ruolo nella stessa. Non vi è distinzione tra candidati interni ed esterni e l'unica esclusione, che appunto la disposizione rende esplicita, è quella degli ordinari già in servizio, i quali possono comunque accedere sia alle procedure generali dei commi 1 e 4, sia alle citate procedure di mobilità orizzontale.
  Con il nuovo canale del comma 4-ter si è voluta offrire la possibilità alle Università che intendono fare un investimento strategico sul futuro dei loro Dipartimenti, selezionando professori già maturi per l'ordinariato, ma che possono assicurare un impegno con una prospettiva temporale medio-lunga. Non ha perciò senso restringere queste procedure ai soli interni o ai soli esterni, ma garantire la massima partecipazione tra soggetti che partono da una situazione analoga e selezionare il candidato o la candidata con il profilo migliore.
  In conclusione, la lettura da dare alla disposizione è quella di ammettere i candidati abilitati sia interni che esterni alle istituzioni che bandiscono la procedura, in ossequio al principio generale del per cui qualsiasi clausola di esclusione da una procedura di selezione debba essere chiaramente esplicitata.