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Temi dell'attività parlamentare

Finanza, fisco e patrimonio pubblico
Commissione: VI Finanze
Banche e mercati finanziari
L'Unione bancaria e i mercati dei capitali

L'Unione bancaria è un sistema inteso a garantire che il settore creditizio nella zona euro e nell'UE nel suo insieme sia sicuro e affidabile e che le banche economicamente non sostenibili siano soggette a risoluzione senza ricorrere al denaro dei contribuenti e con il minimo impatto sull'economia reale. All'Unione bancaria appartengono tutti i Paesi della zona euro e gli Stati membri dell'UE che hanno scelto di parteciparvi.

 
L'Unione bancaria
05/03/2018

L'esigenza di creare un'Unione bancaria discende dall'intenzione di porre rimedio in via strutturale alle gravi conseguenze prodotte dalla crisi economico-finanziaria esplosa nel 2007, che ha determinato significativi effetti negativi sui bilanci delle banche, derivanti da:

  • l'aumento delle sofferenze provocato dalla crescita delle insolvenze;
  • l'ingente quantità di titoli di debito pubblico detenuti nel portafoglio di alcune banche, emessi da Stati membri che nel frattempo hanno registrato un peggioramento del rating.

La situazione dei crediti deteriorati (non performing loans, NPL) è andata via via peggiorando dall'inizio della crisi: la mappa di seguito riportata riassume efficacemente il deterioramento della situazione (in verde il rapporto crediti totali-NPL minore del 5%; in giallo tra il 5 e il 10%, in rosso superiore al 10%):

Fonte: Autorità bancaria europea
L'aumento delle sofferenze ha comportato inevitabili conseguenze sui bilanci delle banche, come risulta dal grafico sottostante, che illustra l'andamento del ROE (return on equity, ovvero il quoziente di redditività) nelle banche europee e dei principali partner internazionali:
Fonte: ufficio studi Mediobanca

Negli anni della crisi (2007-2013) alcuni Governi nazionali sono intervenuti investendo ingenti risorse pubbliche a sostegno degli istituti di credito in difficoltà:

Fonte: Ministero dell'economia e delle finanze

Il peggioramento dei bilanci aveva indotto gli istituti di credito a contrarre gli attivi innescando così una contrazione dei prestiti all'economia reale (credit crunch):

Fonte: Banca centrale europea

Il miglioramento delle condizioni economiche generali nell'ambito dell'UE, con il consolidarsi di una ripresa, sia pure timida, e le misure adottate a livello europeo, ivi compreso il Quantitative easing della Banca centrala europea, (ovvero il programma di acquisto l'acquisto di titoli di Stato e di obbligazioni, anche bancarie), hanno contribuito a migliorare il quadro delle sofferenze bancarie. Secondo gli ultimi dati della Banca centrale europea, relativi al secondo trimestre del 2017, la media europea dei crediti deteriorati è infatti pari al 4,6% del totale dei crediti:

Fonte: Banca centrale europea

L'Unione bancaria si prefigge di:

  • garantire la solidità delle banche e la loro capacità di prevenire e superare eventuali future crisi economico-finanziarie, intervenendo in una fase precoce, se le banche versano in difficoltà, per aiutarle a non fallire e procedendo alla loro efficiente risoluzione, ove necessario;
  • adottare criteri uniformi in materia di vigilanza, risanamento e risoluzione delle banche;
  • evitare situazioni in cui il pubblico erario sia chiamato a salvare banche in dissesto;
  • rafforzare la stabilità finanziaria nella zona euro e nell'insieme dell'UE.

 
I pilastri dell'Unione bancaria
05/03/2018

Allo stato attuale l'Unione bancaria si compone di tre elementi costitutivi principali:

  • il codice unico europeo (single rulebook): consiste in una serie di testi legislativi che vengono applicati a tutti gli enti finanziari ed a tutti i prodotti finanziari nell'UE. Nello specifico, rientrano tra le norme del codice unico europeo i requisiti patrimoniali delle banche e le norme per la gestione delle banche in dissesto;
  • il meccanismo di vigilanza unico (single supervisory mechanism, SSM), che prevede l'attribuzione alla BCE di compiti di vigilanza prudenziale direttamente sulle banche cd. "sistemiche" (ovvero quelle con attivi superiori a 30 miliardi di euro oppure che rappresentino almeno il 20% del PIL del loro Paese: si tratta si circa 130 su un totale di 6000 banche europee), e indirettamente – per il tramite delle autorità di vigilanza nazionali - su tutti gli istituti di credito;
  • il meccanismo di risoluzione unico (single resolution mechanism, SRM), che mira a limitare l'impatto sui bilanci pubblici degli interventi di salvataggio delle banche in crisi (cd. bail-out), introducendo il principio per cui al risanamento degli istituti di credito concorrono, in primo luogo, gli azionisti, in secondo luogo gli obbligazionisti e infine i titolari di conti correnti oltre i 100.000 euro (cd. bail-in). Il SRM si compone dell'autorità centrale di risoluzione (il Comitato di risoluzione unico) e di un Fondo di risoluzione unico (operativo dal 1° gennaio 2016), interamente finanziato dal settore bancario europeo.
 
La tutela dei depositi bancari
05/03/2018

Ai pilastri già esistenti si dovrebbe ora affiancare un sistema comune di assicurazione dei depositi bancari.

La disciplina attualmente in vigore, infatti, si limita ad armonizzare i livelli di tutela offerti dai sistemi di garanzia dei depositi – SGD - nazionali (garantendo i depositi fino a 100mila euro) e le loro modalità di intervento in caso di crisi, ma mantiene diverse facoltà discrezionali per gli Stati membri.

Allo scopo di eliminare le asimmetrie residue, la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento che istituisce un sistema comune di assicurazione dei depositi bancari (European deposit insurance system, EDIS), che non prevederebbe costi aggiuntivi per gli istituti di credito europei: infatti, le banche continuerebbero a finanziare il loro fondo nazionale che progressivamente, sulla base di successive tappe, confluirebbe, entro il 2024, nel fondo europeo.

Il negoziato sulla proposta relativa all'EDIS appare molto complesso, avendo alcuni Stati membri (tra cui la Germania, Finlandia e Austria) richiesto che l'approvazione del sistema comune di assicurazione dei depositi sia subordinata alla previa armonizzazione di altre importanti normative nazionali, quali le leggi fallimentari, la disciplina delle garanzie, alcuni aspetti relativi al trattamento fiscale e, soprattutto, all'introduzione di requisiti prudenziali sui titoli di Stato detenuti dalle banche. Dietro le resistenze della Germania e degli altri Paesi c'è la contrarietà a qualunque forma di mutualizzazione che si determinerebbe qualora il fondo comune fosse chiamato a far fronte a situazioni di crisi di istituti di credito di altri Paesi, che detengono quote rilevanti di titoli del debito pubblico ovvero registrano elevati livelli di sofferenze.

Nel grafico che segue è riportato il livello di esposizione delle banche dei Paesi membri ai titoli di stato nazionali, in percentuale del totale degli attivi (dati al 30 giugno 2017):

Fonte: Autorità bancaria europea

 
L'Unione dei mercati dei capitali
05/03/2018

L'Unione dei mercati dei capitali (UMC) è stata elaborata nel corso del 2015 anche in risposta alla crisi economico- finanziaria esplosa nel 2008, che ha evidenziato che uno dei fattori di riduzione dei tassi di crescita è l'indisponibilità, nell'UE, di crediti a tassi adeguati e di strumenti avanzati per il finanziamento dell'economia.

Il Piano d'azione per l'UMC si prefigge i seguenti obiettivi:

  • l'eliminazione delle barriere nazionali e l'armonizzazione delle regole inerenti alla libera circolazione dei capitali, al fine di promuovere la mobilità transfrontaliera e favorire il miglior utilizzo in termini di prospettive di impiego e redditività dei capitali stessi;
  • aumentare le possibilità di scelta dei risparmiatori nell'impiego dei loro risparmi e, allo stesso tempo, dei soggetti che necessitano di accedere al credito anche attraverso una riduzione dei costi;
  • tenuto conto delle criticità e della vulnerabilità delle banche alla luce delle crisi sistemiche emerse e al fine di eliminare il rischio di "circoli viziosi" tra sofferenze bancarie e indebitamento pubblico, ridurre il banking lending e canalizzare il risparmio verso impieghi più redditizi del sistema produttivo, potenziando il ruolo degli investitori istituzionali come i fondi pensione e assicurativi nel finanziamento dell'economia reale (in particolare di PMI e start-up).

Il Piano d'azione per l'UMC si sostanzia in una serie di misure, legislative e non legislative, da implementare progressivamente entro 2019 (a giugno 2017 erano già stati realizzati circa due terzi delle 33 azioni previste), articolate attorno a sei assi:

  • finanziare l'innovazione, le start-up, e le aziende non quotate, in particolare attraverso lo sviluppo dei mercati di venture capital

Il finanziamento delle imprese non quotate e con elevato potenziale di sviluppo (cd. start up) avviene principalmente attraverso i venture capital, ovvero mediante l'apporto di capitale azionari o la sottoscrizione di titoli convertibili in azioni da parte di operatori specializzati, in un'ottica temporale di medio-lungo termine.

Secondo i dati del FMI, relativi al 2016, in Europa il mercato dei venture capital è più sviluppato in Danimarca, Finlandia, Lussemburgo e Francia. In totale, i fondi di venture capital europei rappresentano soltanto lo 0,02% del PIL dell'UE, mentre gli omologhi statunitensi rappresentano lo 0,35% del PIL USA. Tra i Paesi dell'UE, l'Italia, è al terz'ultimo posto (0,004% del PIL) seguita da Romania e Grecia:
Fonte: InvestEurope
Nella tabella che segue sono riportate le quote (in milioni di dollari) investite complessivamente nel 2016 dai fondi di venture capital:
Fonte:OCSE

Per promuovere lo sviluppo dei venture capital è stato approvato un nuovo regolamento che estende ai gestori dei fondi più grandi, il cui portafoglio supera i 500 milioni di euro, la possibilità di commercializzare fondi di venture capital e amplia il novero delle imprese che possono accedere a tali fondi, includendo anche le imprese non quotate in mercati regolamentati che impiegano fino a 499 addetti o le piccole e medie imprese quotate su un mercato di crescita delle PMI;

  • facilitare l'accesso ai mercati dei capitali per le aziende, specie le PMI

In questo ambito è stata già approvata la nuova disciplina relativa al prospetto da pubblicare per l'offerta al pubblico o l'ammissione alla negoziazione di titoli, che semplifica gli oneri amministrativi a carico delle imprese, in particolare le PMI;

  • agevolare gli investimenti di lungo termine e il finanziamento di infrastrutture

Secondo le stime della Commissione europea il settore delle infrastrutture di trasporto, energia e telecomunicazioni necessiterebbe di investimenti pari a circa 1.000 miliardi di euro: in tale contesto sono stati modificati i requisiti prudenziali delle compagnie assicurative, al fine di incentivare l'impiego delle loro risorse finanziarie in investimenti infrastrutturali;

  • promuovere le possibilità di investimento per gli investitori istituzionali e retail

Nel 2018 la Commissione intende procedere ad una valutazione dei mercati europei per i prodotti d'investimento retail, allo scopo di individuare modalità attraverso cui gli investitori retail possano beneficiare appieno delle nuove possibilità offerte dai servizi online e dalla tecnologia finanziaria (c.d. fintech);

  • potenziare la capacità del settore bancario di sostenere l'economia reale

Secondo i dati della Commissione, se le cartolarizzazioni dell'UE potessero tornare ai livelli di emissione medi pre-crisi, le banche sarebbero in grado di erogare crediti supplementari al settore privato per oltre 100 miliardi di euro. E se le cartolarizzazioni delle PMI fossero riportate a livelli pari alla metà del picco raggiunto durante la crisi, sarebbe possibile generare 20 miliardi di euro di finanziamenti supplementari. A tal fine, è già stato approvato il nuovo regolamento per l'istituzione di una cartolarizzazione semplice, trasparente e standardizzata (STS), volta ad offrire maggiore sicurezza agli investitori e che aumenti la capacità di leveraging bancario rendendo meno stringenti i requisiti di capitale per le banche che investono in cartolarizzazioni STS;

  • abbattere le barriere agli investimenti transfrontalieri e sviluppare mercati dei capitali per tutti e 28 gli Stati Membri

In questo ambito la Commissione intende intraprendere iniziative in campo fiscale, in particolare spingendo gli Stati Membri ad adottare sistemi di concessione dell'esenzione dalla ritenuta d'acconto alla fonte e rimuovendo gli ostacoli di natura fiscale che frenano gli investimenti transfrontalieri da parte di società assicurative e fondi pensionistici.