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Temi dell'attività parlamentare

Politica economica e finanza pubblica
Commissione: V Bilancio
Politica economica e manovre finanziarie
La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2014

La Nota di aggiornamento al DEF 2014, trasmessa alle Camere il 1° ottobre 2014, rivede le previsioni economiche e di finanza pubblica contenute nel Documento di economia e finanza dell'aprile 2014, al fine di adeguare il quadro previsionale finanziario per l'anno in corso e per quelli successivi ai mutamenti nel frattempo intervenuti negli andamenti economici. La Camera ha concluso l'esame della Nota nella giornata di martedì 14 ottobre, con l'approvazione di una risoluzione.

 
La funzione della Nota di aggiornamento
  • 1 dossier,
  • 1 risorsa web
  • 1 rimando
15/10/2014

La disciplina della procedura di bilancio contenuta nella legge di contabilità n. 196 del 2009 prevede che nell'ambito delle nuove scadenze temporali decise in sede europea il Governo presenti alle Camere entro il 10 aprile di ciascun anno il Documento di Economia e Finanza (DEF). Il quadro previsionale del DEF deve essere poi adeguato all'evolversi del quadro economico finanziario in corso d'anno mediante la Nota di aggiornamento, da trasmettersi alle Camere entro il successivo 20 settembre. La Nota potrà altresì aggiornare il DEF in relazione  alle raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea relative al Programma di stabilità e al Programma nazionale di riforma contenuti nel DEF medesimo. Ciò consente che la decisione annuale di bilancio, che si avvia con la presentazione, entro il 15 ottobre, dei disegni di legge di stabilità e di bilancio, sia predisposta sulla base di un quadro economico e programmatico il più possibile aggiornato.

Nel presentare il nuovo quadro di finanza pubblica nella Nota 2014 – che il Governo ha trasmesso successivamente alla scadenza del 20 settembre, motivando lo slittamento a causa della recente adozione di un nuovo europeo dei conti nazionali SEC2010 -  si è tenuto conto delle raccomandazioni approvate per l'Italia dall'Unione Europea nel mese di giugno (COM(2014)413 final): si tratta di 8 Raccomandazioni, concernenti rispettivamente la sostenibilità delle finanze pubbliche, l'efficienza del sistema fiscale, quella della PA e del sistema giudiziario, il rafforzamento del sistema bancario, il mercato del lavoro, il settore della scuola e della formazione, la concorrenza ed, infine, le industrie di rete. Ad esse è dedicato un apposito paragrafo della Nota, con l'indicazione delle azioni intraprese per attuarle.

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Il quadro macroeconomico
  • 1 rimando
15/10/2014

La Nota evidenzia uno scenario macroeconomico internazionale che mostra, nel suo complesso, una ripresa modesta, più debole di quanto atteso in precedenza, e molto differenziata tra le varie aree economiche.

Per ciò che concerne specificamente l'Area dell'Euro, l'insoddisfacente andamento del PIL va ricondotto alla debolezza della domanda interna, che colpisce soprattutto gli investimenti, e nella persistente difficoltà di aumentare l'offerta di credito alle imprese nonostante la politica monetaria espansiva adottata dalla BCE. A ciò si aggiunge il costante declino del tasso di inflazione.   Se non adeguatamente contrastate da politiche monetarie e fiscali più accomodanti, la debolezza della domanda interna e la discesa del tasso di inflazione potrebbero anche far emergere rischi di spirale deflazionistica.

Per quanto concerne l'Italia, la Nota di aggiornamento rivede il quadro macroeconomico evidenziando un peggioramento delle stime di crescita dell'economia italiana per l'anno in corso e per l'anno 2015 rispetto alle previsioni formulate nel DEF di aprile 2014, in relazione al recente indebolimento congiunturale. Soltanto a partire dal 2017 si prevede che l'economia torni a crescere, riportandosi da tale anno su livelli superiori all'1 per cento (1,1 per cento nel 2017 e 1,2 per cento nel 2018).

In particolare, per il 2014, viene stimata una contrazione del PIL italiano pari allo 0,3 per cento, rispetto ad una crescita dello 0,8 per cento precedentemente indicata dal DEF. Dal punto di vista tecnico, la contrazione del PIL per due trimestri consecutivi comporterebbe l'entrata in recessione dell'economia italiana per la terza volta dal 2009. Tuttavia, il Documento configura la fase attuale come un periodo di stagnazione più che di recessione, in considerazione del fatto che il processo di contrazione dell'occupazione e del tessuto produttivo, che ha interessato il biennio 2012-2013, è ritenuto dal Governo ormai concluso.

Anche per il 2015 permane una revisione al ribasso delle precedenti prospettive di crescita dell'economia, con una previsione di incremento del PIL pari a 0,5 per cento, rispetto all'1,3 per cento iscritto nel DEF. In tale anno, comunque, vengono ad evidenziarsi segnali concreti di attenuazione della contrazione del credito al settore privato dell'economia, che dovrebbe cominciare a mostrare una dinamica finalmente positiva, anche in virtù degli interventi messi in campo dalla BCE proprio per stimolare il finanziamento del settore produttivo. Dovrebbero, inoltre, risultare sempre più evidenti gli effetti delle misure adottate nel corso degli ultimi anni, volte a favorire l'accesso al credito da parte delle imprese, anche al di fuori del circuito bancario. Per gli anni successivi, la Nota evidenzia un rafforzamento progressivo della dinamica del PIL. L'attività economica è prevista crescere, a livello tendenziale, a ritmi più sostenuti, attestandosi a partire dal 2017 al di sopra dell'1,0 per cento ( 1,2% nel 2018), beneficiando, secondo il Governo, sia del miglioramento della domanda mondiale che degli effetti positivi determinati delle riforme già messe in atto, attualmente impediti dalla presenza di condizioni di domanda particolarmente debole.

La Nota espone, per la prima volta, oltre allo scenario economico tendenziale (quello cioè che si determinerebbe in assenza di interventi di policy) , anche un quadro previsionale programmatico che include l'impatto sull'economia delle nuove misure che saranno adottate con la prossima legge di stabilità per il 2015. Le due previsioni coincidono per l'anno in corso, mentre si differenziano gradualmente negli anni successivi nei quali il quadro programmatico indica, rispetto al tendenziale, una crescita del PIL superiore di 0,1 punti percentuali nel 2015 e di 0,2 punti percentuali nel triennio successivo

Si ricorda, inoltre, che, per la prima volta, nel rispetto dei regolamenti europei (in particolare, Reg (EU)473/2013) le previsioni macroeconomiche tendenziali e programmatiche presentate nella Nota di Aggiornamento al DEF 2014 sono sottoposte alla validazione dell' Ufficio Parlamentare di Bilancio costituito nell'aprile 2014 secondo quanto previsto dalla legge n. 243/2012, di attuazione del principio del pareggio del bilancio.

Per quanto concerne, infine, il mercato del lavoro, la Nota sottolinea come malgrado l'intensità e l'ampiezza degli interventi dedicati dal Governo al problema occupazionale, esso rimanga un elemento di criticità per l'Italia: tale mercato ha risentito della debolezza dell'economia, con il tasso di disoccupazione ancora prossimo ai massimi storici (12,6 per cento nel secondo trimestre del 2014) e valori preoccupanti per la fascia di età inferiore ai 25 anni (oltre il 40 per cento). Il tasso di disoccupazione è previsto arrivare  nel 2014 al 12,6 per cento, mantenendosi stabile anche nel 2015 e tornando poi a ridursi negli anni successivi, fino all'11,8 per cento nel 2018.

Vedi anche
 
Il quadro di finanza pubblica
  • 1 rimando
15/10/2014

Il peggioramento del quadro macroeconomico rispetto al quadro previsionale contenuto nel DEF 2014 di aprile – rispetto al quale il Pil oltre a diminuire in termini reali decresce anche in termini nominali – si riflette sull'evoluzione della finanza pubblica, ove si prevede per il 2014 un indebitamento netto (a legislazione vigente, cioè in assenza di interventi correttivi) del 3,0% del PIL, pari, quindi, alla soglia definita dalle regole di bilancio europee, mentre le previsioni assunte nel DEF lo collocavano al 2,6%. Il peggioramento scaturisce dalla discesa dell'avanzo primario rispetto alle stime di aprile (dal 2,6 all'1,7% del PIL), solo in parte compensata dalla flessione della spesa per interessi (-0,5% sul PIL, da 82,6 a 76,7 mld in valore assoluto). Nel 2015 l'indebitamento netto dovrebbe avviarsi in un percorso di miglioramento, attestandosi al 2,2% del PIL, e, successivamente, anche in virtù di una graduale chiusura degli spread rispetto ai Bund tedeschi (dagli attuali valori ormai stabilmente inferiori ai 200 punti base, a 150 e quindi fino ai 100 punti nel triennio 2016-2018) giungere ad un livello 0,8% nel 2018,

Per quanto riguarda le due componenti principali del quadro economico, vale a dire entrate e spese, l'evoluzione delle entrate finali fa registrare una sostanziale invarianza nel periodo di riferimento (intorno al 48,2% in quota Pil,, salvo un picco al 48,7 nel 2016),  mentre le spese (escluse quelle per interessi) beneficiano degli effetti di contenimento delle misure varate negli anni precedenti e degli ulteriori risultati attesi dalla ristrutturazione della spesa avviata con laspending review: la spesa primaria è prevista infatti ridursi dal 46,6% del 2014 al 44,8% del 2018, in calo quindi di quasi 2 punti percentuali sul PIL.

Nel quinquennio 2014-2018 l'avanzo primario passa dall'1,7% del 2014 al 3,4 del 2018. Pur permanendo per tutto il periodo su valori ampiamente positivi, per tale saldo si registra tuttavia, rispetto alle previsioni di aprile, un significativo peggioramento (circa 1 punto percentuale di PIL nel 2014 e nel 2015 e 1,5 punti percentuali nel triennio successivo).

La Nota di Aggiornamento prevede, invece, un consistente miglioramento del trend della spesa per interessi dal 2014 al 2018 rispetto a quello riportato dal DEF. Nel periodo in esame il rapporto sul PIL scende di circa mezzo percentuale, passando da 4,7 a 4,2 punti percentuali di Pil.

Per quanto concerne la pressione fiscale a legislazione vigente, essa è prevista sostanzialmente costante per tutto il periodo di previsione, oscillando dal 43,3% nel 2014 al 43,2% nel 2018.

Vedi anche
 
Il quadro programmatico
15/10/2014

L'indebitamento netto programmatico per il 2014 è previsto allo stesso valore, del 3% del PIL, previsto nel quadro tendenziale, mentre per il 2015, con una sostanziale novità rispetto agli orientamenti di politica economica contenuti nei precedenti documenti programmatici di bilancio, l'indebitamento netto viene fissato pari al 2,9% del PIL, livello che, oltre ad essere superiore a quello programmatico previsto nel DEF(1,8%),risulta anche superiore di 0,7 punti percentuali rispetto al valore tendenziale, pari al 2,2%. In termini analoghi si presenta l'avanzo primario programmatico, che per il medesimo anno rispetto al tendenziale risulta anche esso inferiore di 0,7 punti percentuali. Tale andamento di determina in quanto per il 2015 il Governo ritiene di dover finanziare gli impegni di spesa e la riduzione della pressione fiscale che saranno contenuti nella prossima legge di stabilità soltanto in parte mediante riduzioni di spesa, operando, pertanto, una manovra di orientamento espansivo. Lo spazio di bilancio in tal modo creato nel 2015 verrebbe impiegato in sede di legge di stabilità, precisa la Nota, per la riduzione permanente della pressione fiscale delle famiglie con redditi medio-bassi e delle imprese al fine di supportare la domanda aggregata e di migliorare la competitività. Quindi, dopo che per il 2016 non vengono effettuati ulteriori interventi di manovra, né in senso espansivo che correttivo, l'indebitamento netto torna ad essere migliorato negli ultimi due anni del periodo di previsione, attestandosi allo 0,8% del Pil nel 2018.

Come delineato nella Nota, il quadro programmatico comporta tuttavia un percorso di risanamento e crescita più graduale di quello contenuto nella Documento di Economia e Finanza 2014, che si riflette necessariamente sul raggiungimento del pareggio di bilancio in termini strutturali, che viene ora previsto nel 2017, con un allungamento di un anno rispetto a quanto stabilito nel DEF 2014, ivi riferito all'anno 2016.  In tali circostanze - vale a dire qualora il Governo proceda a scostamenti dall'obiettivo programmatico strutturale di bilancio - l'articolo 6 della legge di attuazione del pareggio di bilancio n. 243 del 2012, dispone che il Governo sentita la Commissione europea, presenti alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, una Relazione ed una specifica richiesta di autorizzazione in cui sia indicata l'entità e la durata dello scostamento e definisca un piano di rientro verso l'obiettivo programmatico. Alla Nota risulta pertanto allegata tale  Relazione (Doc. LVII, n. 2-bis- Allegato II),esaminata dalla Camera nella giornata di martedì 14 ottobre ed approvata con apposita risoluzione.

Per quanto concerne, infine, l'evoluzione del rapporto debito pubblico/PIL, il 2014 dovrebbe chiudersi con un rapporto debito/Pil pari al 131,6% (notevolmente inferiore rispetto a quello del 134,9% programmato nel DEF, a seguito degli effetti positivi del  nuovo sistema europeo dei conti nazionali prima segnalato), che poi cresce al 133,4 nell'anno successivo per poi iniziare a diminuire negli anni successivi, fino a posizionarsi al 124,6 nel 2018.

 
La risoluzione parlamentare sulla Nota
15/10/2014

L'esame parlamentare della Nota è stata conclusa dalla Camera con l'approvazione della risoluzione 6-00083 Speranza ed altri con cui, nel condividere l'azione programmatica volta ad evitare per il 2015 manovre con effetto recessivo sulla dinamica del Pil, sui consumi delle famiglie e sugli investimenti, si impegna il Governo a completare il percorso di approvazione delle riforme strutturali indicate nella Nota medesima e ad utilizzare le clausole di flessibilità consentite dal Patto di Stabilità e Crescita per rilanciare la domanda interna e la competività, fermo restando il rispetto degli impegni assunti in sede europea. La risoluzione reca poi ulteriori impegni a carico del Governo, con riguardo tra gli altri al contrasto all'evasione fiscale, alla stabilizzazione del bonus Irpef sui redditi più bassi, alla riduzione del prelievo fiscale sulle imprese, all rafforzamento ed alla maggiore incisività della rete degli ammortizzatori sociali, nonché all'accelerazione degli investimenti per il contrasto del dissesto idrogeologico, ricomprendendo nelle risorse allo scopo disponibili anche quelle dei fondi strutturali.