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Temi dell'attività parlamentare

Politica economica e finanza pubblica
Commissione: V Bilancio
Politica economica e manovre finanziarie
Il Documento di Economia e Finanza 2013

Il 7 maggio 2013 si è concluso, con l'approvazione di una risoluzione sia da parte della Camera che del Senato, l'esame parlamentare del Documento di economia e finanza (DEF) 2013, che costituisce il principale strumento di programmazione della politica economica e di bilancio. Il DEF traccia, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita europeo e il conseguimento degli obiettivi di crescita intelligente, sostenibile e solidale definiti nella Strategia Europa 2020. Sulla base delle linee programmatiche esposte dal nuovo Governo, il ministro dell'economia e delle finanze ha preannunciato, in una audizione presso le Camere del 2 maggio 2013, la presentazione in tempi brevi di una Nota aggiuntiva al DEF.

 
Il quadro macroeconomico
  • 1 risorsa web
09/05/2013

Il DEF 2013, nella prima sezione relativa al Programma di Stabilità, delinea il quadro macroeconomico, evidenziando in primo luogo come nel 2012 l'economia mondiale abbia registrato un rallentamento rispetto al 2011, risultato più accentuato nel quarto trimestre dell'anno. I segnali di debolezza emersi nell'ultima fase del 2012 hanno indotto una revisione al ribasso delle previsioni di crescita dell'economia globale, che prevedono, per il 2013, una espansione del prodotto del 3,2% e del commercio mondiale del 3,6%. In questo scenario, nell'Area dell'euro è attesa per il 2013 una contrazione del PIL dello 0,3% e un aumento del tasso di disoccupazione al 12,2%. Negli Stati Uniti è invece prevista una crescita dell'1,9% per cento, mentre la disoccupazione dovrebbe ridursi al 7,6 per cento; il Giappone dovrebbe crescere dell'1% e la Cina a tassi prossimi all'8%. I paesi emergenti continuerebbero a reagire meglio all'attuale congiuntura, con livelli di crescita più intensi rispetto alle economie avanzate che forniscono un rilevante contributo all'andamento dell'economia globale.

Più robusti segnali di stabilizzazione del contesto internazionale comincerebbero a manifestarsi nel 2014, anno in cui il PIL mondiale è stimato nel DEF in aumento del 3,9 per cento (rispetto al 4 per cento indicato dal FMI ed esposto nella precedente Tabella).

Per quanto concerne il quadro macroeconomico dell'Italia, esso riflette gli elementi d'incertezza che ancora caratterizzano le prospettive di crescita globali.

Con riferimento all'anno 2012, il DEF evidenzia come la recessione, manifestatasi nuovamente nella seconda metà del 2011 - dopo i moderati segnali di ripresa di inizio anno – si sia protratta, in Italia, per tutto il 2012. Nel complesso, nel 2012 il PIL ha registrato una contrazione del 2,4 per cento, a fronte della crescita dello 0,4 per cento registrata nel 2011. La contrazione del prodotto nel 2012 è risultata in linea con le previsioni formulate nella Nota di aggiornamento del DEF, presentata a settembre 2012. In merito, il DEF sottolinea che la fase recessiva dell'economia italiana, che ha attraversato l'intero arco dell'anno 2012, si è inasprita nella fase finale dell'anno, segnando nell'ultimo trimestre una variazione negativa superiore alle attese (- 0,9% sul trimestre precedente). Sul risultato complessivo ha inciso, in maniera rilevante, il debole andamento della domanda interna, il cui contributo negativo alla variazione del PIL è stato particolarmente ampio, pari a -4,8 punti percentuali. La contrazione del PIL nel 2012 è stata, inoltre, accompagnata da una diminuzione delle importazioni di beni e servizi del 7,7%, che ha accentuato la contrazione delle risorse disponibili (-3,6%). Un apporto positivo è, invece, disceso dalla domanda estera (3 punti percentuali).

In merito, il DEF evidenzia come mentre il precedente episodio di caduta del PIL, culminato nel 2010, era stato caratterizzato da un vistoso calo delle esportazioni, nel corso del 2012 il principale impulso recessivo è venuto dalle ripercussioni negative sull'economia dovute alla crisi finanziaria. L'apertura di un differenziale molto elevato tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi e le tensioni sul mercato interbancario europeo si sono infatti trasmesse sul finanziamento al settore privato sia in termini di tassi di interesse più elevati, sia in termini di contrazione del credito totale all'economia. Al contempo, l'ampio sforzo di consolidamento fiscale resosi necessario per stabilizzare le aspettative dei mercati e per ottemperare agli impegni interni e internazionali di anticipo del pareggio strutturale di bilancio al 2013, ha fornito ulteriore impulso negativo all'economia, cui si aggiunta una drastica caduta di fiducia di famiglie e imprese che ha contribuito alla congiuntura sfavorevole. Da tali fattori è discesa una nuova rilevante flessione del PIL generata dalla contrazione di tutte le componenti della domanda interna.

Le prospettive dell'economia italiana

Il DEF 2013 sottolinea come le prospettive di recupero dell'economia italiana siano fortemente influenzate dagli sviluppi della crisi in Europa e, al contempo, dall'evoluzione dello scenario economico globale. A tale ultimo riguardo, il Documento ipotizza una progressiva ripresa della domanda internazionale già a partire dal 2013, dopo il rallentamento della seconda metà del 2012, che dovrebbe riflettersi positivamente sulla crescita delle esportazioni italiane.

In linea con quanto già indicato nella Relazione al Parlamento 2013, presentata nel marzo scorso, il DEF conferma la revisione al ribasso delle prospettive di crescita dell'economia italiana, stimando per il 2013 una contrazione del PIL pari a -1,3 per cento, rispetto al -0,2 per cento indicato nella Nota di aggiornamento del DEF del settembre scorso 

Tale revisione delle stime di crescita per l'anno in corso riflette, oltre agli effetti di trascinamento negativo (pari a circa un punto percentuale) ereditati dall'ultima parte del 2012, anche i segnali ancora poco confortanti dell'andamento congiunturale dei primi mesi dell'anno, in cui si prefigura, secondo i dati attualmente disponibili, una ulteriore contrazione del PIL nel primo trimestre 2013. Il livello delle attività economiche è atteso permanere debole nella prima metà dell'anno, in ragione della debolezza della domanda interna; a una sostanziale stabilizzazione del prodotto nel secondo trimestre dovrebbe seguire una crescita nella seconda parte dell'anno, favorita anche dall'immissione di liquidità nel sistema economico derivante dal recente decreto-legge n. 35/2013 in tema di pagamento dei debiti pregressi della PA e di rimborsi fiscali, attualmente all'esame della Commissione speciale.

Per l'anno 2014 si stima una più decisa ripresa delle attività economiche, con un livello di crescita del PIL che dovrebbe attestarsi all'1,3%, ossia superiore di due decimi di punto percentuale rispetto alle previsioni indicate nella Nota di aggiornamento al DEF 2012. Tale previsione, come quella per l'anno in corso, sconta gli effetti positivi sulla domanda interna derivanti dal predetto provvedimento in tema di accelerazione del pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni. Sul punto, il DEF precisa che in mancanza delle misure adottate con il citato decreto-legge la crescita del PIL nel 2014 si sarebbe attestata a circa lo 0,6%. Gli effetti positivi delle misure di accelerazione dei pagamenti dei debiti della PA influenzeranno l'andamento del prodotto anche negli anni successivi, in cui il PIL è previsto crescere dell'1,5% nel 2015, dell'1,3% nel 2016 e dell'1,4% nel 2017.

Documenti e risorse WEB
 
Il quadro di finanza pubblica
  • 2 rimandi
09/05/2013

I risultati del 2012

I dati di finanza pubblica riportati nel DEF relativi al consuntivo 2012 espongono un miglioramento dell'indebitamento netto rispetto al risultato 2011, nei cui confronti si passa dal -3,8 al -3% del Pil, in presenza, tuttavia, di una previsione nella Nota di aggiornamento di settembre 2012 nella quale era stimato un valore minore dell'indebitamento medesimo, pari a -2,6%. Il miglioramento dell'indebitamento registrato nel 2012 rispetto al 2011, pari a 0,8 punti di Pil, è dovuto a un aumento delle entrate di 1,5 punti Pil, compensato in parte da un aumento della spesa di 0,8 punti; l'avanzo primario è più che raddoppiato, passando dall'1,2 al 2,5% del Pil.

Le previsioni 2013-2017

Le previsioni per il quinquennio 2013-2017 sono costruite sulla base delle risultanze dell'anno 2012 e tenendo conto degli effetti finanziari del decreto-legge n.35/2013 in tema di pagamenti dei debiti pregressi delle pubbliche amministrazioni; i valori dell'indebitamento per gli ultimi tre anni del periodo considerano, inoltre, la prosecuzione dell'attuale regime sperimentale di tassazione degli immobili (IMU e aumento dei coefficienti catastali) che, in assenza di conferma, dovrebbe cessare al termine del 2014.

Le previsioni evidenziano un aumento dell'indebitamento netto per il 2013 rispetto alle indicazioni contenute nella Nota di aggiornamento del DEF 2012, pari all'1,1% (-2,9%, in luogo del -1,8% programmato), dovuto per circa 0,5 punti agli effetti del citato D.L. n.35/2013, per 0,9 punti alla minore crescita del Pil per circa 1,8 punti percentuali (-1,3%, anziché il previsto -0,5%), parzialmente compensati da una minore spesa per interessi dell' 0,3%. Ciononostante, nel 2013 il valore dell'indebitamento netto strutturale – vale a dire al netto delle una tantum e corretto per il ciclo – consente comunque il conseguimento del pareggio di bilancio in termini strutturali, nonché il formarsi di un surplus, sempre in termini strutturali, nel 2014 pari allo 0,4%.

Il quadro programmatico

Per la nuova previsione programmatica, il DEF, a seguito dell'errata corrige presentata il 23 aprile u.s, considera un unico scenario del quadro tendenziale, nel quale si prevede che il regime sperimentale dell'IMU, vigente limitatamente al periodo 2012-2014, prosegua anche negli anni successivi (dal 2015 in poi). 

Il quadro programmatico espone un valore del saldo di bilancio progressivamente decrescente – dal -2,9% del primo anno al -0,4% del 2017 – parametrato su un obiettivo che in termini di indebitamento netto strutturale assicuri il conseguimento del pareggio di bilancio per tutto il periodo di previsione. Si rileva che per il 2013 e il 2014 l'obiettivo programmatico e tendenziale coincidono, in ragione dell'operare degli effetti correttivi per tale periodo derivanti dalle misure di risanamento finanziario sinora varate.

Per gli anni dal 2015 al 2017, gli obiettivi programmatici – fissati all'1,5% nel 2015, allo 0,9% nel 2016 e a -0,4% nel 2017 – presuppongono interventi correttivi, la cui entità - ai fini del mantenimento del pareggio del saldo strutturale - è pari, posta la conferma del vigente regime sperimentale IMU, in termini cumulati, allo 0,6% del PIL nel triennio 2015-2017.

Sulla base di quanto esposto nel DEF, in assenza della prosecuzione del regime IMU, la manovra necessaria nel triennio 2015-2017 ammonterebbe all'1,4 per cento del Pil.

In relazione a tali profili, il DEF non fornisce indicazioni in ordine alle misure da adottare, limitandosi a rilevare che dal 2015 in poi, nell'ipotesi del mantenimento del regime sperimentale IMU, il profilo dell'indebitamento netto si avvicinerebbe al livello necessario per l'equilibrio strutturale di bilancio, benché l'obiettivo del pareggio possa comunque richiedere l'adozione di interventi per colmare il gap residuo; resta in ogni caso ferma la necessità di mantenere la dinamica della spesa il linea con la regola della spesa definita a livello europeo.

Con riguardo all'evoluzione del rapporto debito pubblico/Pil, il dato 2012 si è attestato a un livello lievemente superiore alle previsioni contenute nella Nota di aggiornamento (126,4 per cento), attestandosi al 127 per cento: ciò a causa principalmente dell'andamento del volume di debito, risultato superiore di circa 12 miliardi rispetto alle stime di settembre. Un livello ancora superiore si prevede per il 2013, in cui il debito si attesterà al 130,4% del PIL (+4,4 punti percentuali rispetto alla stima programmatica della Nota). Le ragioni di tale incremento sono indicate nell'effetto di trascinamento dei risultati negativi del 2012 (per 0,7 punti di Pil), dal negativo andamento del Pil nell'anno e, principalmente, dalla revisione al rialzo del fabbisogno del settore pubblico, anche per effetto del D.L. n.35/2013. Il livello del debito si prevede il lieve discesa dal 2014 (129%, circa 6 punti percentuali di Pil in più rispetto alle previsioni), mentre dal 2015 si dovrebbe determinare un più incisivo percorso di riduzione, per circa 4 punti percentuali l'anno, fino a raggiungere il livello del 113,8% al 2017. In considerazione dei suoi valori, l'andamento del rapporto debito/Pil deve essere valutato anche ai fini del rispetto della regola europea sul debito.

Vedi anche
 
Il Programma Nazionale di Riforma
09/05/2013

Il Programma Nazionale di Riforma (PNR), contenuto nella Sezione III del DEF, ha, da un lato, la funzione di verificare – in termini di effetti, portata e conformità con gli obiettivi europei - le riforme intraprese dopo l'approvazione del PNR dello scorso anno, e, dall'altro, dovrebbe prospettare un'agenda di interventi per il futuro funzionali al conseguimento degli obiettivi della Strategia Europa 2020 e all'attuazione degli indirizzi di policy che le istituzioni comunitarie, nel quadro della nuova governance economica europea, hanno diretto all'Italia. 

La presentazione del PNR 2013 viene tuttavia a cadere, come afferma la premessa al DEF, in un momento particolare della vita politica e istituzionale del Paese, che vede in via di svolgimento le procedure per la formazione di un nuovo Esecutivo e induce il Governo dimissionario, in carica per il disbrigo degli affari correnti, a rilevare l'impossibilità di formulare orientamenti per il futuro che presuppongano scelte d'indirizzo politico-legislativo o l'avvio di nuove politiche di vasto respiro che non siano già state condivise dal Parlamento. Per tali ragioni, il PNR 2013 non contiene quest'anno una agenda di priorità per il futuro, limitandosi invece a riportare un'analisi dettagliata delle riforme adottate e dei relativi primi risultati, nonché a indicare le aree delle politiche pubbliche dove è maggiormente necessario intervenire per il futuro. Spetterà al nuovo Governo la facoltà d'integrare il quadro prospettato, presentando un'agenda di riforme, con le relative compatibilità finanziarie, volta a proseguire il percorso di avvicinamento agli obiettivi della Strategia Europa 2020.

Dal punto di vista dei contenuti, la struttura del PNR 2013, ampiamente rivista rispetto a quella dello scorso anno, è articolata in sei capitoli più un'appendice.

Nel primo capitolo si descrivono sinteticamente le riforme introdotte nel periodo di riferimento previsto dal Semestre Europeo, evidenziandone la coerenza con:

a) gli impegni presi dal Paese nell'ambito del Patto Euro Plus, con il quale gli Stati membri hanno convenuto un coordinamento rafforzato delle politiche economiche volto a conseguire quattro obiettivi prioritari: 1) stimolare la competitività; 2) favorire l'occupazione; 3) migliorare la sostenibilità delle finanze pubbliche; 4): rafforzare la stabilità finanziaria;

b) gli indirizzi indicati dalla Commissione europea nell'ambito dell'analisi annuale delle crescita con cui si avvia il Semestre Europeo, nell'ambito della quale sono state ribadite le seguenti priorità: 1) risanare il bilancio in modo differenziato e favorevole alla crescita; 2) ripristinare la normale erogazione di prestiti all'economia; 3) promuovere la crescita e la competitività nel breve e nel lungo periodo; 4) lottare contro la disoccupazione e le conseguenze sociali della crisi; 5) modernizzare la Pubblica Amministrazione;

c) gli obiettivi della Strategia Europa 2020 espressi in termini di target europei declinati a livello nazionale;

d) le sette iniziative prioritarie (Flagship Initiatives) sulla base delle quali l'UE e i governi nazionali sostengono i loro sforzi per realizzare la predetta Strategia: 1) agenda digitale europea;.2) unione dell'innovazione; 3) giovani in movimento; 4) un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse; 5) una politica industriale per l'era della globalizzazione; 6) agenda per nuove competenze e lavoro; 7) piattaforma europea contro la povertà.

Nell'ambito di questa cornice il PNR 2013 illustra il percorso compiuto sulla strada delle riforme sollecitate dalle istituzioni europee, sottolineando come gli sforzi compiuti abbiano affrontato sia i problemi urgenti di breve periodo causati dalla crisi, sia le questioni strutturali dalla cui soluzione dipende il benessere economico di lungo periodo del Paese. In questa prospettiva, il documento annovera tra le principali misure adottate: a) il piano per il conseguimento del pareggio strutturale del bilancio anticipato al 2013 e l'inserimento nella Costituzione del principio dell'equilibrio delle entrate e delle spese e della sostenibilità del debito delle pubbliche amministrazioni; b) la strategia di riduzione del debito pubblico da attuarsi con la dismissione e la valorizzazione dei beni pubblici; c) la profonda riforma delle pensioni, che ha reso il sistema previdenziale italiano uno dei più sostenibili in Europa; d) le misure per il contenimento della spesa pubblica (c.d. spending review), la riduzione del carico amministrativo per le imprese e il miglioramento dell'ambiente imprenditoriale; e) la riforma del mercato del lavoro, volta ad aumentare la flessibilità e a ridurre la segmentazione; f) la politica di sviluppo nazionale per l'imprenditoria a favore dell'innovazione e dell'internazionalizzazione; le misure di razionalizzazione ed efficientamento del sistema sanitario; il migliore utilizzo delle risorse comunitarie.

Il secondo capitolo del PNR contiene la valutazione degli impatti macroeconomici connessi alle riforme strutturali varate dal Governo nel 2012 – comprendenti gli interventi per la crescita, la riforma del mercato del lavoro, nonché le misure in tema di liberalizzazioni e semplificazioni già oggetto di stima nel precedente PNR –, in base alla quale l'insieme delle riforme, secondo il Governo , dovrebbe determinare, rispetto allo scenario di base, un incremento del PIL pari a 1,6 punti percentuali al 2015 e a 3,9 punti nel 2020, sino a raggiungere i 6,9 punti percentuali nel lungo periodo.

Il terzo capitolo del PNR illustra le misure che il Paese ha adottato in risposta alle Raccomandazioni del Consiglio Europeo, nonché le iniziative più rilevanti ai fini del raggiungimento degli obiettivi nazionali della Strategia Europa 2020 (in materia di tasso di disoccupazione, investimenti in ricerca e sviluppo, fonti rinnovabili, efficienza energetica, abbandoni scolastici, istruzione universitaria, contrasto alla povertà). Alla fine del capitolo è altresì riportata una sintesi dei risultati dell'utilizzo dei Fondi comunitari e indicazioni in ordine alla nuova fase di programmazione 2014-2020.

Nel quarto capitolo del PNR è contenuta l'analisi degli squilibri macroeconomici che incidono sulla competitività del paese. Il processo di sorveglianza degli squilibri macroeconomici dei Paesi dell'Area dell'Euro, che rientra nel ciclo annuale del Semestre europeo, prevede una valutazione periodica da parte della Commissione europea dei rischi derivanti dagli squilibri macroeconomici in ciascuno Stato membro, effettuata sulla base di un quadro di riferimento costituito da dieci indicatori economici. In via generale, il PNR evidenzia come le politiche di aggiustamento fiscale e le riforme attuate abbiano condotto ad un miglioramento strutturale complessivo dal punto di vista degli squilibri macroeconomici, anche se la fase congiunturale, ancora sfavorevole, ha reso più difficile il pieno palesarsi dei risultati conseguiti. Segnali positivi sono riscontrabili sia dal lato della competitività, sia sotto il profilo dei mercati finanziari, ove si è registrato un deciso calo del differenziale di rendimento tra i BTP e i Bund tedeschi rispetto ai picchi registrati nei momenti più acuti della crisi.

 Il quinto capitolo del PNR illustra, nel dettaglio, il complesso delle riforme nazionali adottate nel 2012, anche attraverso specifichi approfondimenti tecnici e l'indicazione delle "azioni in itinere'" per le iniziative governative che non sono riuscite ad arrivare alla fine del processo parlamentare ancorché deliberate dal Consiglio dei Ministri. Nel capitolo sono altresì riportate informazioni sullo stato di attuazione dei provvedimenti adottati.

Il sesto capitolo del PNR indica le principali azioni intraprese dalle amministrazioni locali nell'ambito del processo del Semestre europeo.

 
Gli squilibri macroeconomici
09/05/2013

La valutazione sugli squilibri macoeconomici è stata per la prima volta attivata nel 2012, quando la Commissione ha pubblicato il primo Rapporto di Allerta (COM(2012)68), in cui s'indicava che 12 Paesi, tra cui l'Italia, necessitavano di una "analisi approfondita" per valutare possibili squilibri eccessivi. Nel Rapporto si evidenziava, in particolare, come l'Italia, con riferimento ai risultati 2010, abbia superato i valori soglia di due indicatori, costituiti dalla perdita di competitività - desumibile dalla contrazione delle quote di mercato delle esportazioni - e dal livello elevato del debito pubblico. Nelle analisi approfondite pubblicate nel successivo mese di maggio del 2012, tali squilibri sono stati giudicati "seri", ma non eccessivi e l'Italia è stata pertanto inclusa nella procedura preventiva.

Anche il successivo Rapporto di Allerta include l'Italia tra i Paesi che, presentando "seri" squilibri, necessitano di un'analisi approfondita, che è stata pubblicata il 10 aprile scorso.

Per quanto concerne specificamente l'Italia, l'esame approfondito della Commissione, nel rilevare l'esistenza di squilibri macroeconomici che richiedono un attento monitoraggio e misure di correzione in coerenza con le raccomandazioni specifiche per Paese che saranno adottate dal Consiglio in esito al semestre europeo 2013, evidenzia, in particolare che:

  • in un contesto di modesta crescita, la perdita di quote nel mercato nelle esportazioni e la sottostante perdita di competitività, unitamente al livello elevato di indebitamento pubblico, devono essere oggetto di un'attenzione costante in un più ampio programma di riforme, al fine di ridurre il rischio di effetti negativi sul funzionamento dell'economia italiana e dell'Unione economica e monetaria nel suo complesso;
  • in un contesto di elevata avversione al rischio da parte dei mercati finanziari, l'alto debito pubblico si riverbera negativamente sulle prospettive di crescita del Paese, generando una serie di effetti negativi: l'aumento della pressione fiscale necessaria per pagare gli interessi sul debito, la difficoltà del sistema bancario e – di riflesso – di imprese e famiglie a finanziarsi a costi contenuti; un margine molto limitato per le politiche fiscali anticicliche e di stimolo alla crescita. La Commissione riconosce che il Governo italiano, al fine di mettere l'elevato rapporto debito-PIL pubblico su un percorso di discesa costante, ha perseguito una rilevante strategia di consolidamento fiscale, ma le prospettive negative in termini di crescita rendono ancora più essenziale raggiungere e mantenere un avanzo primario (differenza tra entrate e uscite dello Stato al netto degli interessi sul debito) consistente;
  • la produttività stagnante ha comportato un aumento dei costi per unità di lavoro rispetto agli altri Paesi e, unitamente all'apprezzamento considerevole del tasso di cambio effettivo nominale in Italia tra il 2003 e il 2009, ha ulteriormente minato la competitività di costo dei prodotti italiani;
  • la pressione fiscale si mantiene elevata, soprattutto sul lavoro e capitale;
  • il mercato delle esportazioni continua a soffrire di una specializzazione di prodotto sfavorevole, e la debole dotazione di capitale umano ostacola il passaggio a un modello di specializzazione tecnologicamente più avanzato;
  • la complessità del quadro istituzionale e normativo, nonché la struttura proprietaria e gestionale delle imprese, ostacolano la capacità delle aziende italiane di crescere, limitando gli incrementi di produttività e l'espansione su scala internazionale. Questi fattori limitano anche l'afflusso di investimenti diretti esteri;
  • la recessione ha seriamente indebolito la capacità del settore bancario italiano di sostenere l'aggiustamento necessario per affrontare gli squilibri.

Per quanto concerne le variabili finanziarie,salvo il livello del debito pubblico, l'Italia non presenta valori critici: i flussi di credito sono considerati nel DEF nella norma e il livello dell'indebitamento del settore privato presenta dimensioni molto contenute rispetto alla media europea. Non si rilevano, inoltre, variazioni eccessive nelle passività del settore finanziario.

 
La risoluzione parlamentare
09/05/2013

La risoluzione approvata dalla Camera il 7 maggio 2013 (i cui contenuti sono sostanzialmente identici a quella approvata dal Senato), nel prendere atto che il Documento di economia e finanza è stato presentato da un Governo già dimissionario nella precedente legislatura e, pertanto, non poteva che confermare la linea di tale Governo, senza assumere impegni per il futuro, ha tuttavia anche rilevato come il nuovo Governo appena insediatosi abbia indicato, nel proprio programma, la necessità di nuovi provvedimenti in tema di riduzione fiscale sulle famiglie e sulle imprese, di stimolo all'occupazione e di riforme da assumere per avviare la ripresa economica. In ragione di ciò la risoluzione impegna il Governo a riconsiderare in tempi brevi il quadro di finanza pubblica per gli anni 2013-2014, nel rispetto degli impegni europei, e ad individuare gli interventi prioritari per dare attuazione alle linee programmatiche esposte dal Presidente del Consiglio dei ministri nelle comunicazioni rese alle Camere e su cui ha ottenuto la fiducia, sottoponendo tempestivamente i nuovi indirizzi all'approvazione parlamentare e presentando quindi alle istituzioni europee un aggiornamento del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma.